Senza dimora: 1.220 richieste di posto letto, 723 i ricoveri
«Non ti arrendere per favore, non cedere malgrado il freddo bruci, malgrado la paura morda, ancora c’è fuoco nella tua anima, ancora c’è vita nei tuoi sogni». Così recitava uno dei cartelloni affissi ieri pomeriggio sulla parete esterna di Palazzo Thun durante «Una notte all’addiaccio», l’iniziativa organizzata dall’Assemblea antirazzista per richiedere al Comune di Trento «un posto per tutti/e». Il pensiero, rivolto alle persone senza dimora, è stato scolpito su un pezzo di cartone dai settanta «allievi» della scuola di italiano «LiberaLaParola», ma era inciso sulla pelle di tutte le persone che hanno deciso di passare in tenda la scorsa notte in via Belenzani.
La locandina della manifestazione, apparsa nei giorni scorsi su Facebook, presentava un cielo buio e nevoso come sfondo. Simbolo per eccellenza delle condizioni di vita estreme in cui si trovano a vivere tutte le persone senza dimora. «Per questo è stato molto significativo per noi che oggi iniziasse a nevicare — ha esordito da un carrello della spesa Sara Ballardini, uno dei membri dell’Assemblea antirazzista di Trento, davanti a una cinquantina di persone — per chi si ritrova senza un tetto, tutti i giorni dell’anno sono duri, ma l’inverno lo è in modo particolare. Oggi siamo qui, nel salotto della città, per sensibilizzare l’opinione pubblica e per chiedere alle istituzioni di trovare una soluzione a lungo termine per risolvere il problema dei senza dimora».
Secondo i dati forniti dallo Sportello unico per l’accoglienza, nel corso del 2018, nei cinque dormitori di bassa soglia di Trento e Rovereto sono state presentate 1.220 richieste per un posto letto temporaneo, per 30 o 60 giorni a seconda della stagione. Il numero di ricoveri è stato però di 723 persone ed è probabile che le persone in condizioni abitative precarie siano molte di più di quelle ufficialmente registrate. Motivo per cui, una delle tre proposte, è «che si provveda nel breve termine a ripristinare una delle strutture pubbliche dismesse per riconvertirla a servizio di ostello a costi accessibili per lavoratori a basso reddito».