Il maestro Silvio Deflorian, figura poliedrica del canto popolare
Qualche giorno fa, nella sala della «Fondazione Caritro», a Rovereto, è stata organizzata una conferenza dedicata all’opera e alla figura artistica del Maestro Silvio Deflorian (1908-1995), il quale è stato compositore, violinista, direttore di coro, di banda, di orchestra. Promotori dell’iniziativa sono stati il coro «Bianche Zime» e il coro «Vallagarina», in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Rovereto. Sono intervenuti studiosi e critici della cultura musicale: Marvi Zanoni, Carlo Todeschi, Alessandro Martinelli.
Uno dei figli del Maestro Deflorian, l’avvocato Oliviero, ha tracciato un sintetico quanto lucido ritratto del proprio padre. Silvio Deflorian va certamente ricordato per la sua poliedrica e frenetica attività artistica, all’interno della quale trova ampio spazio il canto popolare e l’armonizzazione dei canti di montagna. A questo proposito va segnalato «Le formazioni corali roveretane — i canti della montagna prima della nascita del Coro Bianche Zime» (edizioni Osiride), agile ed equilibrata ricerca curata da Mariano Veronesi e da Gianni Potrich. I due autori, con pazienza e rigore, ripercorrono la storia della cultura corale, a Rovereto, fra il 1937 e il 1959. Il volume costituisce una preziosa pagina di storia che vede in primo piano ragazze e ragazzi che hanno trovato, cantando, il loro senso di appartenenza a una Comunità.
Veronesi e Potrich hanno intervistato i protagonisti di una stagione indimenticabile: Giulio Borroi (Coro Croz Cai Sat); Raulo Fox, Claudio Campolongo ed Enrico Piccolroaz (Coro Sass); Fabio Tecilla e Oliviero Deflorian (Coro G.E.I.); Giuseppe Faioni (Coro GI.FRA); Armando Aste (Coro ENAL della Manifattura Tabacchi). I capitoli de «Le formazioni corali roveretane» seguono un ritmo incalzante, accattivante e sobrio nel contempo. Le pagine — corredate da originali fotografie, da estratti di articoli di giornale, ma anche da documenti dell’epoca — costituiscono un importante tassello della storia trentina. Dal libro emerge un quadro ricco di curiosità, di vicende, di aneddoti poco noti. Come scrive nella prefazione il professor Giuseppe Caliari «è il coro Bianche Zime a promuovere la rilettura storica del canto corale alpino a Rovereto attraverso le voci dei testimoni diretti, e lo fa per ritrovare le proprie radici». Quello che
Veronesi e Potrich ci consegnano è un Trentino poco conosciuto, un Trentino che rivive nelle pagine di questo libro, prezioso documento della cultura musicale corale ma non solo. Una sezione del volume è dedicata ad alcune figure di spicco delle realtà canore roveretane: Silvio Deflorian, padre Eugenio Luigi Manini, Raulo Fox, Remo Manica. Una doverosa aggiunta: il «Coro sociale Bianche Zime del Dopolavoro Ferroviario di Rovereto» è stato fondato il 25 gennaio 1961 per la volontà e l’entusiasmo di alcuni ferrovieri (Lodovico Zoara, Fausto Poggi, Dino Festi) e del brigadiere della polizia ferroviaria Giuseppe Vinante. Il maestro Remo Manica è stato il primo a dirigere il coro, 40 anni di intensa attività artistica. Il sodalizio canoro, a partire dal 1992, diventa aAssociazione Musicale Coro Bianche Zime». Il «Bianche Zime» è entrato nel panorama musicale alpino e ha subito ottenuto prestigiosi riconoscimenti. Nel corso degli anni, oltre a collaudare l’esperienza canora e scenografica, si è fatto conoscere anche fuori provincia e all’estero. Si è sempre esibito in piazze, in teatri, in luoghi ad alto valore simbolico. Ha vinto concorsi, ha inciso dischi. Il successo è dovuto all’originale cifra del coro, quella di essere una realtà polivalente e capace di interpretare musicalità diverse.