L’arte degli opposti
Bronzo, metalli, vetro e disegni: a Bolzano «Up the Heavies», la prima mostra in Italia del talento emergente Wächtler
Sta lentamente conquistando i visitatori della Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano «Up the Heavies», prima mostra personale dell’artista emergente Peter Wächtler in Italia. Curato da Vincenzo de Bellis, il percorso espositivo occupa l’intero piano terra degli spazi di via Rafenstein, usualmente dedicato alle nuove produzioni, dove rimarrà allestito fino al 9 maggio.
«Dal punto di vista contenutistico la mostra presenta oltre quindici opere, tutte realizzate per l’occasione, che spaziano e si discostano parecchio tra loro in termini di mezzi espressivi - racconta il curatore -. Ci sono sculture in bronzo, vetro e metallo, ma anche acquarelli, fotografie e video. Una delle opere del piano terra, poi, si innalza fino al piano superiore attraverso una colonna che si trasforma in plinto e che risponde specificatamente all’architettura della Fondazione, sottraendosi a un utilizzo tradizionale degli spazi offerti».
Inaugurata recentemente, la personale ruota intorno all’estro creativo di Wächtler, definito da de Bellis come «uno degli artisti più interessanti della sua generazione». Nato nel 1979 ad Hannover, in Germania, il talentoso protagonista di «Up the Heavies» vive e lavora a Berlino.
Le sue opere, che hanno suscitato presto l’interesse di publico e critica, sono state esposte in mostre personali presso la Kunsthall di Bergen, lo Schinkel Pavillon di Berlino, ma anche al Mukha di Anversa, alla Chisenhale Gallery di Londra e alla Reinassaince Society di Chicago. L’ultimo percorso espositivo è stato inaugurato lo scorso agosto presso la Kunsthalle di Zurigo.
Wächtler, che è anche scrittore, lavora con una varietà di materiali e tecniche: bronzo e ceramica, testi, disegni e video. Ma è il racconto stesso a costituire il suo materiale prediletto: le sue opere evocano spesso una narrazione che vede figure umane o animali in stati particolari di animazione, impegnati nell’uso e nell’adattamento di elementi di finzione, folklore e cultura popolare.
«Il suo lavoro si nutre tanto delle suggestioni che gli vengono dall’esterno quanto delle sue ossessioni - spiega il curatore -. Questo aspetto ci ha fatto pensare che un suo progetto, peraltro il primo in Italia, potesse essere una bella sfida per lui, per la Fondazione e per il territorio».
Nasce così l’invito da parte dell’ente a pensare a un ambizioso progetto site-specific per gli spazi, per il contesto della città di Bolzano e della provincia altoatesina.
Wächtler ha realizzato così un progetto in via Rafenstein composto di opere scultoree, fotografiche, pittoriche e video-produzioni in cui il giovane e poliedrico artista mette in evidenza alcuni aspetti caratteristici della sua opera: l’interesse per tecniche artistiche tradizionali e artigianali, la necessità di una costruzione narrativa simile a quella di un racconto e la capacità di muoversi liberamente tra diversi mezzi espressivi.
«Mezzi che diventano tappe di un racconto nel quale il personale si mescola all’impersonale, il soggettivo all’oggettivo, il reale al surreale o all’irreale», prosegue il curatore. «Up the Heavies», letteralmente «sollevare i pesi», è quasi un ossimoro che gioca con l’idea degli opposti. Una mostra che apparentemente non ha collegamenti lineari tra le varie opere, ma gioca con ognuna di esse su relazioni opposte di velocità e lentezza, pesantezza e leggerezza, grandezza e piccolezza, narrazione e rappresentazione.
«Vorrei che rimanesse negli occhi dei visitatori la poesia, la delicatezza e a volte la rudezza delle opere di Peter. Oltre all’aspetto emotivo, però, vorrei che rimanessero anche le immagini, perché più di ogni altra cosa Wächtler è un costruttore di immagini. Non quelle a cui siamo tutti abituati navigando con i nostri smartphone, ma le immagini che abbiamo dentro: memorie, passioni, paure e fascinazioni».