Solidarietà internazionale Raffaelli rincara la dose Esuberi, nodo da risolvere
Dopo l’addio ecco il j’accuse: tagli intollerabili e nessuna risposta
TRENTO Un lungo applauso e più di una paio di occhi lucidi. Così ieri mattina una numerosa platea ha accolto il discorso di commiato di Mario Raffaelli nel lasciare la presidenza del Centro per la Cooperazione Internazionale. La notizia è di venerdì, un terremoto che ha scosso l’intera società trentina per la diretta critica che Raffaelli ha mosso a Piazza Dante: la Provincia è ostile al Centro. «Do le dimissioni per lanciare un messaggio chiaro e richiamare la Provincia alle sue responsabilità» ha dichiarato.
Nel corso del suo ultimo saluto — «come presidente, ma rimarrò come amico» — Raffaelli ha restituito una lunga e particolareggiata cronistoria dei rapporti con Piazza Dante e con l’assessore Achille Spinelli, dai primi tentativi di instaurare rapporti con la nuova giunta alle comunicazioni informali e telefoniche in luogo di documenti ufficiali, passando per lettere lungamente attese e incontri ripetutamente sollecitati.
«Non abbiamo ricevuto riscontri nemmeno quando abbiamo consegnato il dossier elaborato sulla base di incontri con le Ong, la Fondazione Bruno Kessler, gli imprenditori e il sistema di credito per suggerire alcune innovazioni da inserire nella nuova legislazione sulla cooperazione internazionale». Ma la mancanza più grave rimane la questione finanziaria, che ha visto il budget del Centro tagliato a 1 milione di euro per 2019 e la prospettiva di una futura triennalità a scalare, con 750mila euro per il 2020, 500mila per il 2021 e 350mila per il 2022, a cui si è accompagnata la decisione di ritirare cinque funzionari provinciali, tra cui la direttrice del Centro, con una consistente riduzione di personale oltre che di risorse.
Dal punto di vista pratico questi tagli congiunti si traducono nella necessità di licenziare 12 dipendenti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il rifiuto della richiesta di 50mila euro necessari per sanare il bilancio 2020. «Un comportamento intollerabile — ha tuonato Raffaelli — La Provincia è il principale finanziatore del Centro, e ridurre i contributi in modo così drastico senza prevedere un piano di ricerca di altre fonti è un comportamento irresponsabile. Parlando di spreco di risorse, i fondi previsti per il prossimo triennio sono insufficienti per portare avanti le attività del Centro, ma tantissimi se vengono investiti senza una visione. Inoltre fin dalla nascita nel 2017 il nostro budget era già parzialmente coperto da altri finanziatori in maniera progressivamente crescente fino al 35% del 2019. Lascio con un invito: che la Provincia assegni il mio posto da consigliere a qualcuno di suo gradimento e inizi a essere responsabile, sedendosi a un tavolo di discussione».
Resta in sospeso un ulteriore problema di grave praticità: l’annunciato licenziamento di 12 dei 36 dipendenti del Centro. «La situazione che stiamo vivendo è completamente irrituale — conferma Stefano Picchetti della Uiltucs — Al momento non è stata attivata alcuna procedura, abbiamo ricevuto comunicazione informale che 12 teste devono saltare ma non sappiamo altro. Finché non sarà firmata la procedura non si conoscono i criteri secondo i quali le persone verranno selezionate, e di conseguenza ignoriamo l’identità di chi perderà il lavoro. Possiamo solo aspettare che un nuovo presidente o un facente veci sblocchi la situazione e poi studiare dei percorsi per ogni caso».
L’amarezza del sindacalista è acuita da una considerazione: «I lavoratori si sono dimostrati proattivi e disposti a collaborare con la Provincia per creare dei nuovi percorsi in grado di venire incontro alle esigenze di tutti: progetti con la Camera di Commercio, reti tra profit e no profit, creazione di banche dati da mettere a disposizione di privati su tutto il territorio. Ma anche questa disponibilità è stata disattesa».
A commento della situazione l’Unione per il Trentino che sostiene la scelta di Raffaelli. Una decisione, spiega l’Upt, che «ha evidenziato questa regressione culturale e politica. Pezzo dopo pezzo si smantella il Trentino».