Fusione Lavis-Trento, il blitz dei soci contrari: «Si annulli il voto»
Ieri l’incontro con Tonina e Mattarei e la raccolta firme
«Risposte forti e verità veloci». Ecco cosa si attendono i soci contrari alla fusione tra la Cassa rurale Lavis Mezzocorona Valle di Cembra e quella di Trento dai vertici di Provincia e Federazione. Ma soprattutto «l’annullamento dell’assemblea del 22 novembre scorso e la richiesta di dimissioni al presidente della banca Ermanno Villotti» come riporta uno dei cinque rappresentanti dei soci dell’istituto di credito che ieri mattina hanno incontrato la presidente della Federazione trentina della cooperazione Marina Mattarei e l’assessore alla cooperazione, nonché vicepresidente della Provincia, Mario Tonina.
I rappresentanti dei soci contrari nel corso dell’incontro tenutosi nella mattinata di ieri hanno dato evidenza ai loro interlocutori di quelle che secondo loro sono state delle palesi violazioni nello svolgimento della contestata assemblea straordinaria di tre settimane fa: in particolare la questione riguardante la registrazione dei soci che hanno espresso il voto contrario alla fusione e che si sono dovuti mettere in coda per ore, carta d’identità alla mano, per poter vedere messa nero su bianco la loro posizione. Ma anche la questione della chiusura dei parcheggi alle 24 e la partenza, alla stessa ora, dei pulmini che riportavano i soci in valle: elementi che hanno costretto giocoforza i soci ad allontanarsi e a vedersi di conseguenza iscritti nel registro dei favorevoli. Contestato, infine, anche il sistema di calcolo delle deleghe e le modalità del loro rilascio.
Ma i soci hanno chiesto un incontro ai vertici provinciali e cooperativi anche per preannunciare loro (ma anche al governatore Maurizio Fugatti e ai vertici della Banca d’Italia) l’arrivo di un’informativa spedita via pec da parte dello studio legale Onida Randazzo e associati di Milano al quale i soci si sono rivolti per farsi rappresentare in questo percorso. Nella missiva sono contenute tutte le presunte violazioni rilevate dai soci e dai loro avvocati e pure la richiesta di annullamento del voto del PalaRotari. «L’obiettivo è sollecitare un sussulto di dignità e di autoregolamentazione da parte delle autorità tutorie nei confronti di una cooperativa che è impazzita
— dicono i soci contrari — perché quello che è successo nella notte del 22 novembre non può essere ascrivibile a un mondo democratico quale dice di essere la cooperazione».
«Nel corso dell’incontro mi sono limitato ad ascoltare — riferisce il vicepresidente Tonina — finché non ho dei documenti in mano da leggere e capire, e che mi dicano anche se la Provincia abbia spazi o elementi per intervenire, non ho motivi per dire se i soci abbiano ragione o meno, anche perché non eravamo invitati all’assemblea. Ho detto ai presenti che faremo le nostre valutazioni con senso di responsabilità, certo è che se la situazione si palesasse come è stata presentata non si tratta certo di una bella pagina».
Nel frattempo i soci contrari alla fusione hanno dato ieri appuntamento a tutti i sostenitori della causa alla sala don Valentino dell’oratorio di Mezzocorona per depositare la propria firma alla presenza di un avvocato, necessaria per ricorrere contro il verbale dell’assemblea che ha dato il via libera alla fusione tra i due istituti di credito. Per presentare il ricorso servono almeno 300 firme. Sempre ieri sera si è tenuto un incontro analogo anche a Faver, sempre alla presenza di un avvocato del territorio che è stato prescelto per assistere i soci su questo fronte. Oggi invece l’appuntamento è a Lavis. I rappresentanti dei soci contrari alla fusione non si fermano, dunque, forti dell’appoggio di un nutrito gruppo di altri soci, compresi alcuni che hanno votato sì alla fusione ma non hanno condiviso il modo in cui l’assemblea si è svolta.