Crescita dell’occupazione, per tre quarti da fuori provincia
BOLZANO Dal 1998 a oggi il numero medio annuo di lavoratori dipendenti in Alto Adige è aumentato di 70.000 persone, crescendo in media dell’ 1,9% l’anno. Considerata la struttura demografica della popolazione, tale crescita non sarebbe stata possibile chiudendosi alla manodopera proveniente da fuori provincia, che ha contribuito per tre quarti alla crescita dell’occupazione dipendente. Infatti, nello stesso periodo, l’intera popolazione residente è cresciuta di 80.000 persone, ma metà di questa crescita è stata possibile solo grazie al saldo migratorio positivo. Questi dati sono evidenziati dall’ultimo numero del bollettino «Mercato del lavoro news» pubblicato dall’Osservatorio del mercato del lavoro.
Inoltre, la fetta di popolazione che interessa maggiormente il mercato del lavoro è cresciuta molto di meno, in quanto registra solo +25.000 persone, e se non fosse stato per i flussi migratori che hanno apportato quasi 35.000 residenti nella fascia di età 2060 anni, la popolazione in tale fascia di età sarebbe persino calata di 5-10.000 unità. «Il saldo occupazionale di +70.000 è stato possibile solo grazie a 40.000 lavoratori e lavoratrici venuti da fuori provincia, sia italiani che stranieri — evidenzia il direttore della Ripartizione lavoro Stefan Luther — di questi, oltre la metà ha nel frattempo trasferito la residenza, spesso assieme alla propria famiglia».
Un ulteriore +20.000 del saldo va a carico delle donne già nel 1998 residenti in Alto Adige. Il saldo stesso si scompone in due parti di segno contrapposto, in quanto al
-20.000 a tempo pieno si affianca un saldo di +40.000 con part-time. Gli uomini italiani che già nel 1998 erano residenti in provincia, invece, sono cresciuti numericamente
di meno di 5.000 unità. «Se le donne lavorassero tutte a tempo pieno, quali ripercussioni ci sarebbero sul reclutamento di forza lavoro da fuori provincia? — si chiede Luther
— in riferimento al 2019 il mercato del lavoro provinciale potrebbe disporre di circa 14.000 lavoratrici a tempo pieno equivalenti in più. Ma anche in questo caso si tratterebbe di meno della metà della forza lavoro necessaria all’economia provinciale».
«Il mercato del lavoro altoatesino, considerato nel suo complesso, esercita una forte forza d’attrazione — ammette l’assessore provinciale Philipp Achammer — dobbiamo però, da un lato, adottare misure per migliorare la conciliazione tra lavoro e famiglia, dall’altro attivare il potenziale di forza lavoro provinciale costituito da disoccupati e giovani. Si deve integrare meglio questi gruppi nel mercato del lavoro locale».