Melinda e Trentina aprono all’Alto Adige
I risultati del sodalizio tra i due marchi nato due anni fa per il commercio di ciliegie, poi delle mele Odorizzi: «Bilancio positivo in un’annata difficile». Brochetti: «Insieme si punta a nuove opportunità»
TRENTO L’unione fa la forza. Specie di questi tempi dove il mercato globale detta i tempi e dove i competitor sono sempre più aggressivi, in primis Polonia e Paesi dell’Est Europa. Anche per un settore, quello delle mele della regione, leader in Italia, con la copertura del 70% del mercato nazionale. A fronte di un primo bilancio più che positivo del sodalizio nato due anni fa tra Melinda e La Trentina sfociato in Apot (Associazione produttori ortofrutticoli trentini), contando sui complessivi 8.000 ettari coltivati a mele, sulle sinergie e ottimizzazione dei servizi compreso il marketing, ma anche sul fattore costo (-15% per Melinda e -7% per La Trentina da quando c’è il sodalizio), il Trentino apre all’Alto Adige.
Un’apertura sollecitata più volte ieri dai protagonisti dell’accordo — Ennio Magnani presidente Apot, Michele Odorizzi presidente Melinda, Rodolfo Brochetti presidente La Trentina e Paolo Gerevini direttore generale dei due consorzi — durante la presentazione alla Federazione trentina della Cooperazione dei primi risultati dell’accordo tra Melinda e la Trentina, che dal 2017 vede congiunte le due cooperative nella vendita e promozione della gamma di prodotti attraverso l’Apot.
Si è partiti ricordando il primo accordo che risale all’aprile 2017, quando Melinda, una delle principali realtà europee del mercato ortofrutticolo con 440 mila tonnellate di mele l’anno (il 20% della produzione media nazionale) e La Trentina con una produzione media di 60.000 tonnellate di mele e un fatturato di medio di 35 milioni di euro, si alleano per la commercializzazione delle ciliegie. Il risultato è talmente positivo — con una produzione che passa da 550 a 2.000 tonnellate di frutti l’anno — che si decide di proseguire con la stipula di un contratto che prevede una gestione congiunta tra le due aziende: dall’area commerciale e di marketing per la vendita alla promozione dell’intera gamma di prodotti. Questo pur mantenendo distinti i rispettivi marchi vede oggi entrambi i marchi uniti nell’associazione per mettere a valore il proprio know how e aprirsi a nuove opportunità. E il sodalizio — come confermato ieri — si è rivelato altamente funzionale a livello strategico poiché finalizzato ad un ulteriore sviluppo e rafforzamento della posizione di ciascuna sul mercato. Si prosegue su questa via dunque.
«Questo primo bilancio è decisamente positivo — ha detto il direttore generale Gerevini — ne sono derivati molteplici vantaggi per entrambe le società: dal miglioramento della gestione delle vendite e del servizio al mercato, all’ottimizzazione delle risorse interne e degli stessi acquisti, oltre ad essere stata l’occasione di una ridefinizione coordinata dell’assetto varietale che risulta in questa fase l’aspetto strategico principale sulla base del quale programmare al meglio le coltivazioni del prossimo futuro». E parlando di futuro e di strategie, Gerevini ha ricordato i nuovi competitor come la Polonia che in 5-6 anni ha incrementato la produzione da 3 a 5.000 tonnellate di mele con la logica della vendita a metro cubo, grandi quantitativi di mele smerciati in Europa ma anche in Nordafrica. Per questo serve puntare sulla qualità. Ma anche su un livello di efficacia ed efficienza della filiera determinante nella gestione aziendale, rendendo possibile una strategia unica e condivisa, come il sistema varietale, e offrire ai distributori una scelta più ampia grazie ad un portfolio di prodotti variegato. Un processo già avviato grazie all’aggregazione. Infine, l’apertura all’Alto Adige: «Nel futuro serve continuare a valorizzare marchi e prodotti, non solo mele e ciliegie, in un progetto di valorizzazione trentina aperto anche ad altri: più si è aggregasti più si ha voce in capitolo sui clienti e su consumatori».
Soddisfatto del sodalizio Rodolfo Brocchetti presidente di Trentina: «La società è animata da un rinnovato entusiasmo e voglia di crescita poiché questa sinergia ci consente di avere un’organizzazione strutturata e finalizzata con manager dedicati con competenze in ogni ruolo, dal marketing alle vendite e una visione condivisa e pianificata della strategia varietale», dicendosi fiducioso per il futuro.
Così Michele Odorizzi presidente di Melinda, che ha ricordato: «L’accordo è frutto di un percorso meditato e condiviso con le cooperative del Consorzio per ottenere una maggior sostenibilità e stabilità economica per i soci frutticoltori», garantendo «la remunerazione di 30-35 centesimi al chilo. Primo obiettivo la sostenibilità soci, quindi, la frutticultura e tutto il tessuto sociale, indotto compreso ».
«L’annata 2018/2019 non è stata una delle migliori — ha ricordato infine Ennio Magnani presidente Apot — ma le possibilità generate dalla collaborazione tra Melinda e Trentina hanno contribuito a mitigare gli effetti di una stagione molto difficile, condizionata dal record di produzione di mele in Europa. Questo progetto va però visto anche come una esperienza di collaborazione tra persone e territori e i risultati potranno contribuire ad ampliare le alleanze». E tra le collaborazioni si guarda con interesse a quella con l’Alto Adige.
Gerevini
È un progetto trentino ma aperto ad altri: più aggregati siamo e più abbiamo voce