Cannabis casalinga, Fugatti indignato
Provincia, non piace la decisione della Cassazione. Il governatore: «Truffa culturale»
La Cassazione, con una pronuncia del 19 dicembre scorso, ha reso legale la coltivazione domestica di cannabis. Una sentenza di fronte alla quale il governatore Maurizio Fugatti sente la necessità di ribadire la sua «preoccupazione per le conseguenze che ciò avrà sul sistema socio educativo nazionale, lasciando ancora di più le famiglie sole a difendere i diritti dei loro figli a crescere sani e lucidi». Fugatti stigmatizza la «truffa culturale della “leggerezza della droga”».
TRENTO Negli ultimi mesi l’ha ribadito più di una volta: il contrasto all’uso delle sostanze stupefacenti è in cima all’agenda della Provincia. Tant’è che a leggere le ultime novità della giurisprudenza il governatore Maurizio Fugatti rimarca il concetto: «Ci riserviamo di leggere con attenzione le motivazioni della pronuncia del 19 dicembre scorso con cui le Sezioni Unite Penali della Cassazione hanno reso legale la coltivazione domestica di cannabis, ma fin da ora sentiamo la necessità di ribadire tutta la nostra preoccupazione per le conseguenze che ciò avrà sul sistema socio educativo nazionale, lasciando ancora di più le famiglie sole a difendere i diritti dei loro figli minorenni a crescere sani e lucidi».
È questo il commento del presidente Maurizio Fugatti a proposito della recente sentenza della Cassazione in materia di coltivazione «casalinga» di piante di cannabis. Una posizione condivisa anche da Federico Samaden, fondatore della comunità di San Patrignano, a cui la giunta ha recentemente conferito un incarico ad hoc sul tema delle droghe ed in generale del disagio giovanile. «Questo tema, la difesa dei diritti dei minori a crescere in ambienti adatti al proprio benessere psicofisico, è da tempo inquinato dalla campagna strisciante di chi vorrebbe legalizzare le droghe — spiega il presidente Fugatti — passando per la truffa culturale della ‘leggerezza della droga’. È curioso come questa campagna non abbia mai citato l’articolo 33 della Convenzione sui diritti dell’infanzia approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dal nostro paese con la legge 176 del 27 maggio 1991, che, nonostante il pronunciamento della Cassazione sul tema, recita testualmente così: ‘Gli Stati adottano ogni adeguata misura, comprese misure legislative, amministrative, sociali ed educative per proteggere i fanciulli contro l’uso illecito di sostanze stupefacenti e di sostanze psicotrope, così come definite dalle Convenzioni internazionali pertinenti e per impedire che siano utilizzati fanciulli per la produzione e il traffico illecito di queste sostanze’». Ancora: «Rendere lecito il coltivarsi in casa una sostanza stupefacente — aggiunge il presidente — rafforza il falso convincimento che alterare la propria lucidità con una sostanza sia un problema da poco, da relegare all’aspetto ludico-ricreativo della vita. Questo contrasta con tutte le evidenze scientifiche sugli effetti altamente negativi e destabilizzanti dell’uso di tutte le droghe sullo sviluppo cerebrale in età evolutiva, oltre a minare alla radice il lavoro educativo che ogni famiglia cerca con fatica di fare per garantire ai propri figli una vita sana e responsabile. Il Trentino non intende seguire questa strada, riaffermando invece tutto il proprio impegno a costruire percorsi di crescita per i propri giovani liberi da tutte le droghe e ogni altra dipendenza’».
Ci riserviamo di leggere le motivazioni della pronuncia con attenzione Ma fin da ora sentiamo la necessità di ribadire tutta la nostra perplessità per le ricadute Il Trentino non intende seguire questa strada