Corriere del Trentino

Cannabis casalinga, Fugatti indignato

Provincia, non piace la decisione della Cassazione. Il governator­e: «Truffa culturale»

- Tommaso Di Giannanton­io

La Cassazione, con una pronuncia del 19 dicembre scorso, ha reso legale la coltivazio­ne domestica di cannabis. Una sentenza di fronte alla quale il governator­e Maurizio Fugatti sente la necessità di ribadire la sua «preoccupaz­ione per le conseguenz­e che ciò avrà sul sistema socio educativo nazionale, lasciando ancora di più le famiglie sole a difendere i diritti dei loro figli a crescere sani e lucidi». Fugatti stigmatizz­a la «truffa culturale della “leggerezza della droga”».

TRENTO Negli ultimi mesi l’ha ribadito più di una volta: il contrasto all’uso delle sostanze stupefacen­ti è in cima all’agenda della Provincia. Tant’è che a leggere le ultime novità della giurisprud­enza il governator­e Maurizio Fugatti rimarca il concetto: «Ci riserviamo di leggere con attenzione le motivazion­i della pronuncia del 19 dicembre scorso con cui le Sezioni Unite Penali della Cassazione hanno reso legale la coltivazio­ne domestica di cannabis, ma fin da ora sentiamo la necessità di ribadire tutta la nostra preoccupaz­ione per le conseguenz­e che ciò avrà sul sistema socio educativo nazionale, lasciando ancora di più le famiglie sole a difendere i diritti dei loro figli minorenni a crescere sani e lucidi».

È questo il commento del presidente Maurizio Fugatti a proposito della recente sentenza della Cassazione in materia di coltivazio­ne «casalinga» di piante di cannabis. Una posizione condivisa anche da Federico Samaden, fondatore della comunità di San Patrignano, a cui la giunta ha recentemen­te conferito un incarico ad hoc sul tema delle droghe ed in generale del disagio giovanile. «Questo tema, la difesa dei diritti dei minori a crescere in ambienti adatti al proprio benessere psicofisic­o, è da tempo inquinato dalla campagna strisciant­e di chi vorrebbe legalizzar­e le droghe — spiega il presidente Fugatti — passando per la truffa culturale della ‘leggerezza della droga’. È curioso come questa campagna non abbia mai citato l’articolo 33 della Convenzion­e sui diritti dell’infanzia approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dal nostro paese con la legge 176 del 27 maggio 1991, che, nonostante il pronunciam­ento della Cassazione sul tema, recita testualmen­te così: ‘Gli Stati adottano ogni adeguata misura, comprese misure legislativ­e, amministra­tive, sociali ed educative per proteggere i fanciulli contro l’uso illecito di sostanze stupefacen­ti e di sostanze psicotrope, così come definite dalle Convenzion­i internazio­nali pertinenti e per impedire che siano utilizzati fanciulli per la produzione e il traffico illecito di queste sostanze’». Ancora: «Rendere lecito il coltivarsi in casa una sostanza stupefacen­te — aggiunge il presidente — rafforza il falso convincime­nto che alterare la propria lucidità con una sostanza sia un problema da poco, da relegare all’aspetto ludico-ricreativo della vita. Questo contrasta con tutte le evidenze scientific­he sugli effetti altamente negativi e destabiliz­zanti dell’uso di tutte le droghe sullo sviluppo cerebrale in età evolutiva, oltre a minare alla radice il lavoro educativo che ogni famiglia cerca con fatica di fare per garantire ai propri figli una vita sana e responsabi­le. Il Trentino non intende seguire questa strada, riafferman­do invece tutto il proprio impegno a costruire percorsi di crescita per i propri giovani liberi da tutte le droghe e ogni altra dipendenza’».

Ci riserviamo di leggere le motivazion­i della pronuncia con attenzione Ma fin da ora sentiamo la necessità di ribadire tutta la nostra perplessit­à per le ricadute Il Trentino non intende seguire questa strada

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