D’Andrea segue la sosia di Greta persa nei boschi
Sangue, misteri e paura nel nuovo libro del bolzanino D’Andrea, autore best seller In Val Pusteria tra orrore e colpi di scena
Un’adolescente ecologista che assomiglia a Greta Thumberg scomparsa tra i boschi dell’Alto Adige, omicidi efferati, misteri, sangue a fiumi e un capitano dei carabinieri «dallo sguardo come filo spinato». Sono gli ingredienti del nuovo thriller, tutto ambientato in Alto Adige, dello scrittore Luca D’Andrea di Bolzano, L’animale più pericoloso (Einaudi, 219 pagine, 17,50 euro).
Fenomeno editoriale mondiale con i due thriller La sostanza del male e Lissy, tradotti in 44 Paesi, con quasi un milione di copie vendute, D’Andrea inchioda i lettori con pagine che sviscerano l’orrore e grondano di colpi di scena.
Tutto si svolge in una lussureggiante val Pusteria. L’animale più pericoloso mette in scena una caccia all’uomo che scatta dopo la scomparsa di Dora, 13enne dalla trecce bionde e dallo spirito ecologista.
Questo thriller è il quarto ambientato in Alto Adige
«Di solito il 70% di quello che scrivo proviene dalla realtà altoatesina, il 30%, quindi l’intreccio e i personaggi, è frutto di fantasia - spiega Luca D’Andrea - . In questo specifico caso, invece è un buon 90% di realtà, soprattutto negli ultimi capitoli: pura cronaca che dimostra come l’Alto Adige sia una terra ormai globalizzata, sia da un punto di vista sociale e culturale, che criminale»
Cosa collega le sue storie?
«L’unico collante è l’ambientazione, perché l’Alto Adige è la terra in cui vivo e che conosco bene. Non sono tipo da scrivere di personaggi seriali, o cose simili. Preferisco avere la libertà di scegliere di volta in volta la storia che più mi interessa»
Ultimamente vari thriller italiani di successo hanno scelto come location l’Alto Adige...
«Io ci sono nato. Conosco luci e ombre dell’Alto Adige, quindi mi viene naturale ambientarci le mie storie»
Essere nati e cresciuti in Alto Adige è indispensabile per coglierne caratteristiche e sfumature?
«La capacità di immaginazione e di osservazione sono alla base del mestiere dello scrittore. Con questi strumenti si può scrivere di qualsiasi realtà. Aggiungo anche che la capacità di fare un passo indietro, per meglio inquadrare tutto ciò che si è osservato o studiato con il giusto distacco, è fondamentale».
Anche i gialli nordici raccontano storie atroci...
«L’Alto Adige ha un passato e un presente molto cupi, se si guarda dietro all’immagine da cartolina che questa terra ama dare e che in parte è vera, per nostra fortuna. Ma non scrivo guide turistiche»
«L’animale più pericoloso» è un titolo criptico ed esplicito allo stesso tempo
«Cerco di sempre di avere titoli che siano a uno specchio per ciò che il lettore si troverà a leggere e che allo stesso tempo permettano, terminata la lettura, una comprensione maggiore di ciò che è stato raccontato».
Dora, l’ecologista protagonista è giovane, ma sembra avere le idee chiare sul mondo che vorrebbe…
«Dora è la somma dell’entusiasmo dei ragazzi che, nell’ultimo anno, sono scesi in piazza per manifestare le loro preoccupazioni riguardo alla catastrofe ambientale che stiamo vivendo. Gli adulti, purtroppo, non hanno ancora la consapevolezza che un ghiacciaio che sparisce in Tibet è acqua in meno che scorre nei nostri rubinetti, una barriera corallina che muore in Tanzania è come se morisse nel nostro salotto. Tutto è connesso. Per costruire Dora sono partito da qui e le trecce sono, appunto, un omaggio a Greta Thunberg»
Questo suo nuovo thriller nasce «a puntate», come feuilleton pubblicato da un quotidiano
«Mentre scrivevo L’animale più pericoloso a puntate, ho sempre ragionato come se stessi lavorando a un nuovo romanzo che proseguisse il mio naturale discorso autoriale. E così è stato».