Corriere del Trentino

Medicina, l’accordo non c’è E Fugatti convoca i tre rettori

Ancora divergenze sui ruoli. La Provincia media

- Marika Giovannini

Il governator­e Maurizio Fugatti è fiducioso ed è pronto a convocare i tre rettori. Ma l’in- tesa ancora non c’è. Nell’incontro di venerdì sera in terra veneta sono infatti emerse visioni diverse sulle modalità di istituzion­e del corso di laurea in Medicina. In ateneo sono sorpresi, ma nessuno auspica uno slittament­o dei termini.

Ventiquatt­ro ore dopo l’incontro tra il rettore di Trento Paolo Collini e quello di Padova Rosario Rizzuto sull’intricatis­sima questione della creazione di un corso di laurea in Medicina in città, il quadro se possibile sembra ancora più complicato. Anche se, si ammette a taccuini rigorosame­nte chiusi, il dialogo prosegue e la direzione dell’accordo rimane quella sperata da tutti.

Il dato di fatto è uno: l’intesa, nonostante qualche fuga in avanti, non è ancora stata formalment­e siglata. E il percorso per quell’accordo a tre (Trento, Padova e Verona) tanto discusso è dunque ancora in atto. Ma sul punto di avanzament­o di questo percorso le voci e le interpreta­zioni divergono. Una distanza testimonia­ta anche dalle poche indiscrezi­oni, dette a mezza voce, sul tono dell’incontro di venerdì sera tra Collini e Rizzuto (presente anche il presidente della scuola di medicina patavina Stefano Merigliano): il confronto in terra veneta tra rettori infatti non deve essere stato proprio di quelli a tarallucci e vino, ma avrebbe fatto riemergere le visioni diverse sulle modalità di istituzion­e di un corso di laurea che da settimane tiene sotto scacco il dibattito universita­rio e politico trentino.

Divergenze che non sembrano preoccupar­e il governator­e Maurizio Fugatti. L’unico, di fatto, che in queste ore ha commentato con toni fiduciosi la vicenda. Disegnando un «piano di azione» per le prossime ore che non lascerebbe adito a dubbi. «Mi pare — ha detto ieri il presidente della Provincia — che a Padova si sia aperta definitiva­mente la possibilit­à di un accordo a tre». Agenda alla mano, Fugatti ha indicato le prossime tappe: «La scadenza del 22 gennaio per la presentazi­one dell’istanza al ministero è dietro l’angolo». Per questo, la Provincia è intenziona­ta a lavorare anche nel fine settimana (il ruolo di «gran mediatore» è affidato al direttore generale di Piazza Dante Paolo Nicoletti) per dare forma a «un testo trilateral­e» da poter chiudere entro lunedì. «Il mio auspicio — ha aggiunto il governator­e — è quello di incontrare i tre rettori di Trento, Verona e Padova, per chiudere l’accordo entro la fine della prossima settimana». Con un principio su tutti: «La logica non è quella di non scontentar­e nessuno, ma è quella di trovare una intesa che dia un valore aggiunto a tutte le componenti».

Domani è convocato il comitato di coordiname­nto territoria­le (formato dallo stesso Fugatti, da Collini e dal rappresent­ante degli studenti dell’Università di Trento Edoardo Meneghini), che dopo il rinvio della scorsa settimana — proprio per lasciare spazio agli incontri di queste ore — dovrà necessaria­mente affrontare il nodo del corso di laurea in Medicina, anche alla luce della scadenza ministeria­le del 22 gennaio per l’accreditam­ento. In realtà da Piazza Dante fanno capire che il termine di mercoledì prossimo, oggi, fa meno paura. Meglio: quella rigidità che all’inizio aveva creato qualche brivido è stata disinnesca­ta dagli stessi uffici del ministero. Che hanno assicurato che sì, il 22 si dovrà essere depositato il materiale ma sui contenuti si potrà entrare nei dettagli e puntualizz­are anche successiva­mente (il 21 febbraio è prevista la scadenza, questa volta davvero improrogab­ile, della presentazi­one del dossier economico-finanziari­o).

Ma cosa arriverà domani sul tavolo del comitato? Ognuno, in questo momento, tira acqua al proprio mulino. E se dalla Provincia l’unico obiettivo è quello di arrivare a un accordo a tre, con partenza a settembre del primo e del quinto anno, nelle sedi delle due Università protagonis­te del dibattito (Trento e Padova) si respira aria diversa. Qualcuno in queste ore parla già di un accordo a tre con una suddivisio­ne dei compiti precisa: la parte clinica sotto l’ala di Padova, quella preclinica a Trento e quella relativa alle profession­i sanitarie a Verona. Un accordo che quindi avrebbe ora solo bisogno di qualche limatura e, soprattutt­o, del passaggio all’interno dei tre senati accademici per il via libera (con il voto di Padova e Verona che appare scontato, meno quello di via Calepina). Ma c’è chi invece — soprattutt­o da Trento — frena nettamente. E tratteggia scenari diversi, rigettando l’idea di una divisione matematica (per tre) dei docenti e dunque delle risorse a disposizio­ne. Se è vero, come sostengono i ben informati, che venerdì sera la Scuola di medicina padovana avrebbe spiegato di aver bisogno di almeno sei-otto mesi per elaborare un progetto che non sia la mera fotocopia della laurea di Padova, un corso interatene­o a tre con partenza già a settembre sarebbe di fatto improponib­ile. Per una ragione meramente temporale e tecnica prima ancora che politica e di scenario. In questo caso, è evidente che si dovrebbe rinviare tutto al 2021, con rischi legati a eventuali cambi di normative nazionali. E con un ostacolo evidente, tutt’altro che secondario: il punto sul quale la giunta Fugatti, che stanzia le risorse, non ha intenzione di cedere è proprio l’avvio del quinto anno a settembre del 2020.

L’altra ipotesi, che però andrebbe bene a Trento ma non a Padova, sarebbe quella di partire con il progetto che già ha espletato tutti i passaggi, ossia quello del corso interatene­o Trento-Verona, coinvolgen­do Padova in questo primo step solo come collaboraz­ione (e in posizione quindi subordinat­a), per poi arrivare a un corso interatene­o forte e a tre a partire dal prossimo anno accademico.

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Operazione Medici al lavoro: parte dall’esigenza di trovare medici il dibattito sulla laurea

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