Show di acqua e luce Water Light Festival
Cresce la manifestazione con 28 artisti da tutto il mondo, dal finlandese Kola al trentino Stefano Cagol. «L’arte esce dai musei, questo è l’obiettivo» A Bressanone dall’8 al 31 maggio Eventi per 24 giorni in luoghi-simbolo dell’Alto Adige con artisti in
Quella 2020 sarà per il festival dell’acqua e della luce di Bressanone un’edizione ancora più sorprendente delle precedenti. Più lunga: durerà 24 giorni, dall’8 al 31 maggio. Più estesa, con il coinvolgimento delle nuove location di Chiusa, Novacella e Fortezza. Più ricca, con ben 28 artisti di calibro internazionale. E più costosa, con un budget che sfiora i 600mila euro grazie al contributo dei Comuni coinvolti, della Provincia e del partner di primo piano che, ieri, ha ospitato la presentazione del Brixen Water Light Festival: Durst, leader mondiale nella produzione di sistemi di stampa industriali.
Il fulcro etico attorno al quale si muove l’evento sono ancora una volta i valori ecosostenibili e la promozione di una cultura del consumo consapevole della risorsa che anima la kermesse: l’acqua. Elemento
comune a tutte le opere, tesoro del territorio e nastro blu che collega, lungo il corso dell’Isarco, le quattro location illuminate dalle installazioni contemporanee su cui permane ancora il massimo riserbo. O quasi.
Dall’Abbazia di Novacella a Castel Sant’Angelo fino al Forte di Fortezza, i visitatori potranno riscoprire i simboli dell’Alto Adige in un’ottica nuova grazie alla possibilità di viverli di notte. Per facilitare gli spostamenti, e per veicolare il messaggio della mobilità alternativa, per tutto il mese di maggio verranno garantiti treni notturni fino alle 23 per collegare i comuni protagonisti del festival e ammirare in libertà le opere d’arte a cielo aperto fatte di luce e acqua e ideate da creativi provenienti da Svizzera, Germania, Austria, Francia e Portogallo, ma anche Paesi Bassi, Finlandia e Stati Uniti. «Avremo nomi che si faranno notare a livello internazionale, anche se nelle nostre scelte abbiamo privilegiato la qualità prima del nomerivela Stefanie Prieth, direttrice artistica del Water Light Festival -. Ci saranno light artists come Kari Kola, finlandese, che lavora solo ed esclusivamente con la luce e ha perfezionato un suo metodo dai risultati strepitosi. È l’unico artista ad aver illuminato Stonehenge per celebrare la Giornata mondiale dell’Unesco e l’anno prossimo a Galway illuminerà la Capitale della Cultura. Sicuramente porterà il livelllo del festival a picchi molto alti con le sue luci blu sul Forte di Fortezza e alla confluenza tra i fiumi Isarco e Rienza. La sua forza è cambiare la visione di un contesto a cui siamo abituati, spostando l’ottica tramite la luce».
Grande rilievo avranno installazioni che spingono la riflessione sui contenuti, veicolando messaggi incentrati sui cambiamenti climatici e sullo scioglimento dei ghiacciai. Dei precedenti protagonisti, però, solo uno sarà presente. «Abbiamo avuto moltissime richieste ma abbiamo accettato solo Stefano Cagol - spiega la direttrice -. La sua proposta ci ha convinti subito e il suo lavoro farà bene al festival e porterà lo sguardo oltre il convenzionale. Poi ci sarà un lavoro focalizzato sulla produzione dei vestiti, su come l’acqua venga inquinata con i colori per la tintura dei tessuti, un ambito in cui fino ad ora non ci eravamo mai addentrati. Un altro artista presenta un approccio all’acqua molto intimo».
Lavori e nomi che, come di consueto, verranno resi noti solo a maggio, pochi giorni prima dell’avvio del festival. «Lo scorso anno abbiamo superato i 90mila visitatori, il venti per cento in più dell’edizione precedente - conclude Prieth -. Vorrei portare l’arte contemporanea in strada e dialogare con un pubblico che solitamente non va nei musei e non visita le gallerie. Sono certa che qualcosa colpisce e il messaggio resta».