Le imprese fanno i conti con i blocchi
TechnoAlpin e Leitner: «Niente trasferta in Asia». Zobele: «Perdite per ora contenute»
TRENTO Come nel resto d’Italia dove sono 2.000 le aziende che operano in Cina,anche in regione tra le società impegnate nel Paese del dragone regna un senso di incertezza e preoccupazione per eventuali perdite a causa del dilagare del coronavirus che condiziona i mercati di tutto il mondo. Trentino Alto Adige compreso.
Se lo slittamento di una settimana delle ferie per il Capodanno cinese, fino al 10 febbraio, per cercare di arginare la diffusione del virus e lo stop forzato di tutte le operazioni commerciali viene visto con moderato timore dalle imprese, un ulteriore procrastinarsi dei tempi porterebbe ad una apprensione maggiore. E a perdite preoccupanti. Come spiega, raccogliendo il pensiero di tutti Enrico Zobele, produttore leader nei profumatori d’ambiente e insetticida con il Gruppo Zobele, 8 fabbriche e cinquemila dipendenti in 8 Paesi diversi, tra cui 2.000 a Shenzhen Provincia del Guangdong, dove c’è lo stabilimento, a mille chilometri a sud di Wuhan, città da dove è partito il virus.
«Aspettiamo di vedere giorno dopo giorno cosa succede, sperando si risolva tutto al più presto», commenta preoccupato il presidente del gruppo che ha fatturato nel 2019 oltre 400 milioni di euro. «Ho già vissuto l’emergenza della Sars nel 2002 quando stavamo costruendo lo stabilimento in Cina — prosegue — ma non c’erano tutte queste restrizioni, c’è una certa preoccupazione, anche se non bisogna creare il panico». E per le perdite dall’inattività dice: «Una settimana non ha nulla di tragico, un mese diventa più pesante».
Lo scambio commerciale del Trentino Alto Adige è importante e in aumento costante negli ultimi anni. Dai dati dell’Ire (l’Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano), nel 2018 l’Alto Adige ha esportato merci per 73,8 milioni di euro (erano 70,4 milioni nel 2017), pari al 2% del suo totale di export.
Il Trentino, nello stesso anno, è passato dai 69,2 milioni del 2017 a un export verso il mercato cinese pari a 91,1 milioni di euro. Mentre sono più di 124 milioni i prodotti importati dalla Cina. Dati che confermano, per entrambe le province, l’importanza del mercato cinese.
Ad essere in apprensione, in Alto Adige, impegnate nelle Olimpiadi 2022 sono la TechnoAlpin, azienda bolzanina che realizza impianti di innevamento con 25 milioni di euro di fatturato l’anno, e la Leitner ropeways. L’azienda di Vipiteno di impianti a fune è presente in Cina con i marchi Prinoth (battipista e cingolati) e Demaclenko (impianti per l’innevamento tecnico). Entrambe le aziende avrebbero dovuto partecipare, tra le 50 prescelte, alla «Fiera Alpitec»
di Pechino di metà febbraio dedicata al settore della tecnologia alpina cancellata a causa dell’epidemia del coronavirus. «Attualmente il mercato cinese rappresenta per la TechnoAlpin uno degli sbocchi principali, anche con le commesse legate ai Giochi olimpici invernali del 2022», ha spiegato Michael Mayr, manager responsabile per le vendite in Asia della TechnoAlpin. «Per il momento è tutto fermo — spiegano dall’azienda — c’erano le ferie in Cina, e sono state prolungate. Per il momento resta tutto fermo fino al 10 gennaio». Ma c’è un altro problema: «I comprensori turistici sono chiusi e sono state cancellate le gare prova — proseguono dalla TenchoAlpin che ha innevato tutte le piste — il nostro impianto è pronto ma per il mercato cinese non avere quelle gare è una mancata è pubblicità». Si attende. La stagione di vendita inizia in primavera e gli impianti vengono installati in estate. «Per ora non abbiamo grandi problemi, ci preme la salute dei nostri colleghi in Cina, l’aspetto più importante, 50 dipendenti di orgine cinese che operano nella filiale di Pechino, per ora stanno tutti bene».
Nella stessa situazione si trova anche la Leitner ropeways (61 filiali, 123 punti vendita e assistenza con 3.500 dipendenti e un fatturato di 1,02 miliardi di euro nel 2018) con Prinoth fornitore ufficiale per battipista di Pechino 2020-2022. A Pechino la Leitner è presente con uno stabilimento principale come gruppo, con cento dipendenti tutti cinesi. «Gli istruttori non sono partiti e neppure gli altri dipendenti che dovevano recarsi in Cina per le Olimpiadi — spiegano dall’azienda altoatesina — lo stato attuale è quello di una fase per ora con moderate ripercussioni, di stand-by, bisogna capire come procede. Di sicuro quello cinese è un mercato importante per noi, per tecnologie invernali, funivie battipista e innevamento per gli impianti di funivie turistiche. Speriamo si sblocchi la situazione».