Architettura, super Südtirol: Trento arranca
Winterle: «A Bolzano un comune sentire. A Trento manca unità d’intenti»
Il tema è affrontato nella rivista Turris Babel. L’esito, spiegato dall’architetto Alberto Winterle, è presto detto: l’Alto Adige è un’avanguardia mentre in Trentino «manca l’unitarietà di intenti».
BOLZANO Il Rifugio Sasso Nero, a 3.000 metri di quota; l’Hotel Pfösl, a Nova Ponente; la distilleria Puni, a Glorenza; la Fondazione Antonio Dalle Nogare e L’Atelier Harry Thaler a Bolzano; il NOI Techpark, quartiere bolzanino rigenerato. Sono sei eccezioni della produzione architettonica altoatesina contemporanea. Edifici singolari, i cui stili, pur guardando alle Alpi, ereditano tratti dai diversi orizzonti culturali dei rispettivi progettisti. Eppure, questi percorsi autonomi sono capaci di affermare una sintesi. Tratteggiando così il virtuosismo dell’architettura contemporanea in Alto Adige. La rivista Turris Babel riassume tutto questo in una parola: SuperSüdtirol.
Un titolo scelto con «ironia ma senza presunzione», spiega il direttore e architetto Alberto Winterle, per caratterizzare l’ultimo numero della pubblicazione trimestrale della Fondazione architettura Alto Adige. Un numero che si scosta dallo sguardo monografico ordinario per descrivere lo straordinario della produzione architettonica südtirolese.
SuperSüdtirol osserva sei edifici che «superano i normali limiti della progettazione», e avvia un ragionamento sul senso dell’architettura contemporanea in Alto Adige.
La tradizione architettonica altoatesina si modernizza nel rispetto del paesaggio. «Il nuovo reinterpreta la tradizione, dichiarando ciò che siamo oggi, nel 2020 — illustra Winterle — Senza per forza cadere nel falso storico di un finto fienile, o nella forzatura di un tetto piatto e di un edificio dirompente. La buona architettura del modello Südtirol materializza il moderno in forme più legate al contesto alpino».
«Anche se non si può parlare di una vera e propria scuola architettonica nata in provincia, vista anche l’assenza di una Facoltà, nel tempo si è evoluto un linguaggio guidato dal comune sentire», continua il direttore di Turris Babel. E non solo quando si tratta di edifici Super. «Nella progettazione di scuole, caserme dei vigili del fuoco, o residenze prevale la tendenza a seguire una strada condivisa, puntando sulla sperimentazione e sull’arte contemporanea». È così che una «questione urbanistica, tecnica, si trasforma in operazione culturale, trasmettendo un messaggio società».
Winterle parla di «modello altoatesino» in antitesi ai progetti urbanistici di altre aree del paese.
Non va troppo lontano per spiegare perché l’Alto Adige è un’avanguardia dal punto di vista dell’architettura contemporanea. «Prendiamo ad esempio il Trentino. Qui manca l’unitarietà di intenti tra progettisti — nota — Manca un linguaggio architettonico comune, che non sia in contraddizione con il contesto. Esistono ancora percorsi molto individuali, incapaci di incidere su una ricerca collettiva. E, forse, una delle ragioni risiede nella carenza di stimolo da parte dell’ente pubblico».
A determinare il virtuosismo della Provincia di Bolzano, al contrario, è stato proprio un «fattore di contesto».
Ovvero il ruolo che il governo locale ha avuto «nell’assegnare, nel corso degli ultimi quarant’anni, gli incarichi di progettazione per le opere pubbliche attraverso concorsi, percorrendo una strada che ha spinto i colleghi architetti a migliorarsi e a far convergere i linguaggi. Un metodo, quello dell’esperienza altoatesina, che può essere d’esempio anche a Trento».
Il raffronto
In Alto Adige l’ente pubblico è stato uno stimolo. In Trentino percorsi individuali»