Prescrizione, Russolo attacca «Riforma demagogica, populista e a costo zero»
Netto il presidente dell’Ordine. Fedrizzi: «Illiberale»
TRENTO «Demagogica e populista, a costo zero». E ancora: «Animata dal non commendevole obiettivo di raccogliere il consenso popolare e funzionale ad aggiungere un’ulteriore foglia di fico all’inadempienza dell’organizzazione statale rispetto all’assetto dei propri uffici giudiziari, per fingere di aver assunto strumenti per assicurare la speditezza del contenzioso penale». È un giudizio tranciante sulla riforma della prescrizione quello che il presidente dell’ordine degli avvocati di Trento Michele Russolo ha pronunciato ieri. «Non è possibile accettare — ha aggiunto Russolo — che le riforme vengano fatte con occhio attento ai sondaggi, non è tollerabile che si sia perso ogni senso della dialettica, anche parlamentare, che va assolutamente recuperata». Il «fallimento» della riforma, secondo il presidente degli avvocati, è facilmente prevedibile: «Non esistono riforme salvifiche che, cambiando una regola dei processi, possano garantire un virtuoso contenimento dei tempi processuali». La soluzione al problema, avverte, non può che essere «l’investimento di risorse economiche per contrastare l’inammissibile carenza di risorse umane, strutturali e materiali, che minano la credibilità della Giustizia».
Duro anche il presidente della Camera penale di Trento e Rovereto Filippo Fedrizzi, che sulla riforma della prescrizione ha parlato di «illiberalità, inutilità, irragionevolezza e nocività»: «La nostra Regione, dove il problema della prescrizione praticamente non esiste, è il miglior esempio di come la soluzione a tale problema non la darà la riforma Bonafede, ma chi saprà fornire all’organizzazione giudiziaria gli uomini, i mezzi, le risorse e le motivazioni necessarie per gestire la Giustizia in modo rapido ed efficace». «Sconforto» ha espresso infine la presidente dell’ordine degli avvocati di Rovereto Monica Aste su «come, sulla spinta delle sempre più numerose istanze giustizialiste, nell’attuale contesto politico e sociale le garanzie paiono essere diventate orpello fastidioso e gli avvocati non più difensori di tali garanzie ma promotori di condotte processuali dilatorie».