Corriere del Trentino

La sfida di Rovereto

- Vincenzo Calì

Tirato un respiro di sollievo grazie alla vittoria di Bonaccini (per nulla scontata, se uno dei più acuti intellettu­ali trentini si è spinto, a ridosso del voto, a chiedermi di interceder­e per la buona causa presso i miei avi materni dell’alto appennino modenese) non è proprio il caso di dormire sugli allori.

Suggerirei, avvicinand­osi le elezioni dei sindaci di Trento e Rovereto, di non dare per scontata la vittoria del centrosini­stra. Il candidato di Trento, Franco Ianeselli, è bene che tenga presente il dettato degasperia­no, se pur rovesciato: solo un uomo di sinistra che guarda al centro può sperare di vincere oggi la partita per Trento capitale. Per Rovereto la situazione è ancor più critica, in quanto l’uomo di centro che guarda a sinistra capace di far propria l’ortodossia degasperia­na non pare apparire all’orizzonte. Peccato, in quanto Rovereto avrebbe un grande bisogno per la sua rinascita di un governo degasperia­no in senso canonico. Intendiamo­ci, non si vuole fare di Degasperi un santo, ma riferirsi al suo agire concreto, quello a cui fece riferiment­o Palmiro Togliatti, il suo principale competitor­e: «Do in sostanza un giudizio positivo di alcuni momenti della sua personalit­à, di alcune posizioni che risultano dalle sue elaborazio­ni storiche».

Rovereto non è in grado di trovare chi può interpreta­re al meglio la massima degasperia­na? L’esito sarà la vittoria di una destra dura, non paragonabi­le a brevi esperienze passate, come quella di Pino Chiocchett­i. Rovereto non merita, pensando ai suoi migliori, di ridursi a piccolo borgo di periferia. Non manca il tempo per riflettere.

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