La sfida di Rovereto
Tirato un respiro di sollievo grazie alla vittoria di Bonaccini (per nulla scontata, se uno dei più acuti intellettuali trentini si è spinto, a ridosso del voto, a chiedermi di intercedere per la buona causa presso i miei avi materni dell’alto appennino modenese) non è proprio il caso di dormire sugli allori.
Suggerirei, avvicinandosi le elezioni dei sindaci di Trento e Rovereto, di non dare per scontata la vittoria del centrosinistra. Il candidato di Trento, Franco Ianeselli, è bene che tenga presente il dettato degasperiano, se pur rovesciato: solo un uomo di sinistra che guarda al centro può sperare di vincere oggi la partita per Trento capitale. Per Rovereto la situazione è ancor più critica, in quanto l’uomo di centro che guarda a sinistra capace di far propria l’ortodossia degasperiana non pare apparire all’orizzonte. Peccato, in quanto Rovereto avrebbe un grande bisogno per la sua rinascita di un governo degasperiano in senso canonico. Intendiamoci, non si vuole fare di Degasperi un santo, ma riferirsi al suo agire concreto, quello a cui fece riferimento Palmiro Togliatti, il suo principale competitore: «Do in sostanza un giudizio positivo di alcuni momenti della sua personalità, di alcune posizioni che risultano dalle sue elaborazioni storiche».
Rovereto non è in grado di trovare chi può interpretare al meglio la massima degasperiana? L’esito sarà la vittoria di una destra dura, non paragonabile a brevi esperienze passate, come quella di Pino Chiocchetti. Rovereto non merita, pensando ai suoi migliori, di ridursi a piccolo borgo di periferia. Non manca il tempo per riflettere.