Corriere del Trentino

WILLY VALIER ARTISTA-GENIO E GLI AMICI DI PIAZZA WALTHER

- di Brunamaria Dal Lago Veneri

Ieri alla Galleria Civica di Bolzano si è inaugurata la mostra dedicata all’artista altoatesin­o Willy Valier, nel centenario della sua nascita. La mostra è stata curata dal Südtiroler Künstlerbu­nd insieme alla Galleria Alessandro Casciaro, in collaboraz­ione con il Comune di Bolzano. Proprio lì, sopra la Galleria, negli studi all’epoca messi a disposizio­ne degli artisti, lavorava Willy Valier. Willy Valier è stato non solo un grande artista, ma un grandissim­o amico, un compagno delle nostre esistenze, un testimone di come le tradizioni, le abitudini, le conoscenze di un periodo travagliat­o e glorioso come sono stati gli anni dalla fine del 50 al 68 ci ha segnati ed insegnato a vivere. Il primo settembre 1962 nasceva mio figlio Robert. Willy mi venne a trovare con il suo fare sempre infuriato e oserei dire invasato. Giorno fatidico, mi disse: «Io morirò alla fine di questo giorno».

Willy è morto il 2 settembre del 1968. È morto al mare, come voleva. Non lo stesso mare, certo non quello che aveva solcato nella pancia di un sommergibi­le. «Giona nella pancia della balena» diceva di sé.

Abitavamo allora in via Museo, in una casa che non esiste più. Lavoravamo, mio marito ed io, avevamo figli piccoli, ma niente, Willy alle tre di mattina si attaccava al campanello. Dovevamo aprirgli. Dovevamo parlare. Dovevamo inventarci il mondo, graffito sotto una scorza lucida e pastosa, con sprazzi di luce e di tenebre, sussulti erotici, tenerezze infinite, nostalgie come i suoi ultimi quadri. Dovevamo parlare delle nostre famiglie, di guerre, di tensioni politiche, tradurre, trasportar­e sogni, sfinimenti, avventure vere o forse solo supposte, paure, non sapere mai fino a dove l’essere testimoni cocciuti delle nostre idee fosse davvero tra-durre, portare avanti e fino dove non era tradire una borghesia della quale nolenti o volenti eravamo figli. Ci si trovava con Willy e un gruppo di amici, in piazza Walther, al caffè Duomo della Midl Delago. Gli amici erano Karl Plattner insieme a Hans Ebensperge­r, Josef Kienlechne­r, alle volte i Vallazza, Markus, Bruno, Adolf, e poi c’erano Piero Siena e poi tanti tanti altri. E in casa dei genitori di Willy, la splendida villa a Siusi, costruita dall’architetto Anton Hofer e arredata anche dalla moglie, May Hofer. Qui le nostre figlie giocavano assieme, noi giocavamo con i grandi temi di Thanatos ed Eros con la «libidinosa follia» che conquistav­a in quegli anni i temi di Willy.

Ricordi, memorie, ma penso sia impossibil­e raccontare nel passato chi nasce e si muove nel futuro. Argan ha scritto: «L’artista esiste ed esiste perché fa, non dice che cosa debba o voglia fare nel e per il mondo, sta al mondo dare un senso a quello che fa».

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