Bonus bebè e riduzione rette dei nidi La Provincia congela un tesoretto
Sovrapposizione con incentivi statali, stop ai provvedimenti
Le misure nazionali rischiavano di sovrapporsi. È per questo che la giunta provinciale congela due misure annunciate: bonus bebè e riduzioni rette dei nidi. Otto milioni andranno quindi ricollocati altrove.
TRENTO Le risorse rientravano nel pacchetto di investimenti che la giunta provinciale aveva destinato alla famiglia nell’assestamento di bilancio, declinando un corollario di proposte per sostenere la natalità. Il governo di Giuseppe Conte ha però cambiato le prospettive e nella Finanziaria nazionale ha previsto due bonus che duplicano quanto previsto dalla giunta provinciale: il bonus bebè e un contributo per abbattere le rette degli asili nido. Tant’è che, posta la conflittualità di incentivi speculari e potenzialmente cumulabili (con il rischio che i benificiari dovessero restituirli) la Provincia ha deciso di ritirare le proprie misure. La delibera che congela i provvedimenti è pronta e si tratta solo di capire come e dove destinare gli 8 milioni di euro «risparmiati».
«Il confronto è aperto e decideremo attivando un tavolo di lavoro con le organizzazioni sindacali, che si aprirà in marzo», spiega l’assessora al welfare Stefania Segnana, che aggiunge: «Si tratta di buonsenso perché nel momento in cui si possono risparmiare risorse preziose per investirle in altro modo siamo tutti d’accordo». Questo, spiega Segnana, «è un intervento che non lede la nostra autonomia ma dimostra che è possibile gestire in maniera accorta le risorse».
Nel caso del bonus bebè il governo Conte è stato maggiormente generoso delle previsioni locali: viene concesso a tutti i nati e adottati nel 2020. Fino allo scorso anno erano escluse le famiglie con Isee oltre i 25.000 euro, requisito economico che è stato rimosso. È diventato, dunque, un contributo trasversale, variabile però in base al reddito. «Noi valuteremo però se riattivarlo nel 2021 perché la nostra misura prevedeva un contributo per i primi tre anni di vita dei bambini», incalza Segnana.
Quanto ai contributi per abbattere le rette degli asili nido, anche qui s’è deciso di sospendere la norma. Il rischio del cumulo portava al paradosso: il superamento della retta con l’Inps a chiedere la restituzione di quanto ricevuto. Resta allora quanto previsto a livello nazionale: un contributo variabile a seconda dell’Isee, l’indicatore che definisce lo status economico di una famiglia. Già presente in passato, è stato modificato con nuove fasce Isee: un massimo di 3.000 euro per i nuclei fino a 25.000 euro; fino a 2.500 euro per un indicatore compreso tra 25 e 40.000 euro. Potrà accedervi anche la platea di famiglie con Isee superiore, ricevendo però massimo di 1.500 euro.
Dopo aver presentato la delibera anche in quarta commissione, ora l’assessora Segnana ha dato il via al cantiere per stabilire come ridistribuire gli 8 milioni recuperati dai mancati bonus. L’incontro con i sindacati è in agenda il prossimo 9 marzo, ma i confederali hanno già le idee chiare: «Pretendiamo precisi impegni dalla giunta e dal presidente Fugatti — scrivono all’unisono Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) — Gli otto milioni risparmiati dovranno essere indirizzati al sostegno dell’occupazione delle donne, aumentando le deduzione per il reddito da lavoro femminile. In questo modo si mette in atto una strategia di medio-lungo termine che incentiva la nascita di nuove famiglie e l’allargamento di quelle attuali». I sindacati insistono anche sulla necessità di aprire un confronto con l’esecutivo. «Le nostre richieste sono cadute nel vuoto — incalzano — Evidentemente la giunta fino a oggi ha preferito non misurarsi con chi rappresenta gli interessi di migliaia di lavoratori e lavoratrici».