Gpi, asse con la ricerca per migliorare il robot «Riedl»
TRENTO Posta una necessità contingente, la richiesta partita dagli uffici della divisione Automation di Gpi è stata spedita all’indirizzo della ricerca trentina poco meno di quattro mesi fa. Obiettivo: trovare una soluzione tecnica. E trovarla insieme. La risposta (positiva) è arrivata, per poi tradursi in un contratto di collaborazione che irretisce le connessioni fra sistema scientifico e sistema industriale. È più o meno questo il canovaccio dell’intesa vidimata da Gpi, Fbk, ateneo e Hit. L’azienda specializzata in tecnologie per la sanità ha investito 400.000 euro in un contratto di 20 mesi. Quale il problema da risolvere? Un team trasversale di ricercatori dovrà velocizzare le performance di Riedl Phasys, l’armadio-robot prodotto da Gpi e utilizzato per la logistica del farmaco.
È uno dei prodotti di punta di Gpi e mentre i partner dell’accordo raccontano il senso della nuova collaborazione lavora alle loro spalle, silenziosamente e in modo autonomo. Riedl Phasys è un sistema che serve agli ospedali per organizzare in modo robotizzato la logistica del farmaco. Duecento, ad oggi, gli impianti utilizzati in tutto il mondo (Europa, America, Cina, Medio Oriente) e altri duecento realizzati da terzi assemblando componenti fornite da Gpi. Nella pratica la pinza che si muove alla velocità di 5 metri al secondo prende e sposta blister. Mediamente
duecento pezzi all’ora. Molti, ma il mercato non si ferma e per essere competitivi l’asticella si deve alzare.
«Il mercato ci sta chiedendo di evolverci tecnologicamente — premette Massimiliano Rossi, direttore della divisione Automation di Gpi — La necessità è dare più autonomia a questi sistemi logistici, in modo che gli operatori sanitari abbiano più tempo da dedicare ad attività nobili, vale a dire la cura di pazienti e clienti». Tant’è che Gpi ha posto il tema al mondo della ricerca. E in particolare all’ateneo di Trento, Fbk e Hit. «Ora il nostro obiettivo è fare in modo che la macchina possa essere più veloce nella fase di carico — prosegue Rossi — e passi dalle duecento confezioni l’ora a 300-360».
Con un bilancio consolidato relativo al 2018 di 8,6 milioni, la divisione di Gpi che si occupa di automazione è in continua crescita. Una parabola che segue il mercato, segnato dall’exploit delle nuove tecnologie. Un segmento, quello della robotica, che coincide anche con le specializzazioni scientifiche del Trentino. «Per questo siamo felici — dice Alessandro Cimatti, a capo dell’unità di ricerca Embedded Systems nel Centro Ict della Fondazione Bruno Kessler — Anziché rivolgerci oltre oceano possiamo trasferire qui le nostre ricerche e le nostre tecnologie».
A unire le parti, seguendo la sua missione costitutiva, è Hit che nel 2020 intende inanellare cinquanta incontri in azienda per avvicinare la ricerca al tessuto produttivo. «La collaborazione tra Gpi e il mondo della ricerca trentina — spiega Andrea Sartori, executive manager di Hit — nasce da un’attività continua di scouting, volta a favorire l’incontro tra la necessità delle imprese di inserire nuove tecnologie nei propri processi produttivi e le soluzioni più all’avanguardia sviluppate dall’Università e dai centri di ricerca».
L’interesse, dunque, è reciproco. «E l’università di Trento ha mostrato la sua ampia disponibilità ad accompagnare le imprese nelle sfide tecnologiche», rimarca il prorettore vicario Flavio Deflorian che fa sintesi del concetto: «Le interazioni di grande valore fra ricerca e innovazione industriale possano maturare a vantaggio di tutti gli attori coinvolti».