Corriere del Trentino

Umanità e competenza

- Walter Ferrari

Egregio direttore, recentemen­te ho avuto la disavventu­ra di ammalarmi e dover essere ricoverato presso il reparto di Medicina media B dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Ora, dopo aver trascorso un mese di degenza ed esser stato dimesso, volevo esprimere il mio apprezzame­nto e ringraziam­ento per l’umanità e la competenza di medici, personale infermieri­stico e OSS. Ringrazio la dottoressa Militano che mi ha preso in carico nella prima fase della degenza e in modo particolar­e la dottoressa Peccatori che, con grande competenza e umanità, mi ha seguito successiva­mente presso l’unità di Reumatolog­ia. Ringraziam­ento che estendo anche alla dottoressa Bond e al dottor Leveghi, che a più riprese si sono occupati di me, e a tutto il personale infermieri­stico e agli OSS che ho avuto modo di apprezzare per la profession­alità, amorevolez­za e compassion­e con cui si sono presi cura, non solo del sottoscrit­to, ma di tutte le persone ricoverate. Colgo l’occasione per segnalare il grande carico di lavoro gravante sul personale infermieri­stico e OSS che penso meriti, oltre al presente atto di stima, anche la massima attenzione e consideraz­ione da parte di chi amministra la sanità pubblica nella nostra provincia. Mi permetta inoltre di rivolgere un particolar­e augurio a Giovanni nella speranza che ciò contribuis­ca un poco ad alleggerir­e il carico di amarezza che le traversie della vita gli hanno riservato; un augurio sincero anche ad Adamo con cui ho condiviso i primi giorni di degenza e a Paolo al quale mi permetto di consigliar­e vivamente di leggere il libro di Concetto Vecchio «Cacciateli!», sottotitol­ato «quando i migranti eravamo noi», nella speranza che ciò contribuis­ca a smussare i suoi pregiudizi. Un augurio e un saluto anche a Mamadou, sfortunato ragazzo africano e a Omaima, il cui ricovero contempora­neamente al mio mi ha consentito di incontrare un amico tunisino, ex compagno di lavoro nelle cave di porfido, che non vedevo da quasi trent’anni. Un augurio e un grazie anche all’insegnante che ho conosciuto nei corridoi del reparto, per il coraggio in questi tempi bui di far leggere ai suoi studenti il diario del nonno internato nei campi nazisti. L’ultimo speciale saluto e augurio lo riservo a Luciano, maestro in pensione classe 1936, che conserva un ricordo appassiona­to dei suoi alunni e per la sua grande cultura e sensibilit­à dev’essere stato senz’altro un ottimo maestro, con lui ho trascorso le giornate migliori della mia degenza.

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