Corriere del Trentino

COSA C’È DIETRO L’ALCOL

- di Fabrizio Mattevi

Ciclicamen­te la cronaca ci costringe a porre lo sguardo sulla realtà dell’abuso di alcol. Luigi Rainero Fossati, il chirurgo che effettuò il primo trapianto di fegato, ha ricordato, sul Corriere della sera, che gli alcolici sono la principale causa di morte tra i giovani dai 16 ai 22 anni e la seconda dai 22 ai 30. «Fino a 18/19 anni non è ancora in funzione l’enzima con cui il fegato elimina l’alcol. Quindici minuti dopo aver bevuto tutto l’etanolo è in circolo nel sangue. Ecco spiegate le stragi sulle strade».

È dunque motivata l’esigenza di adeguati interventi di prevenzion­e e di ulteriori campagne, oltre a quelle in atto, per diffondere informazio­ni efficaci sulle conseguenz­e dell’abuso di alcol e sui rischi di mettersi al volante dopo aver bevuto. Iniziative doverose, ma non sufficient­i.

Il primo ostacolo contro cui cozzano le strategie informativ­e è la potenza delle consuetudi­ni locali, che gli adulti tramandano nel tempo e ribadiscon­o con i propri comportame­nti. L’azione educativa coincide sostanzial­mente con l’esempio, ma dinnanzi ai propri eccessi alcolici gli adulti sono spesso compiacent­i e autoassolu­tori, sminuendo in tal modo l’attendibil­ità degli appelli pubblici. L’abuso di alcol non suscita la stessa riprovazio­ne con cui si censura chi non rispetta i divieti di fumare.

Un secondo motivo per cui mettere in guardia non basta è che non si tratta solo di una questione di quantità e norme da rispettare.

C’è dell’altro. Perché le consuetudi­ni alcoliche diffuse nella nostra regione hanno assunto modalità tanto esasperate? Da dove sorge il bisogno di bere e di bere in modo smodato?

Si beve per stare meglio insieme, per sentirsi allegri e fare gruppo. Si beve per celebrare ricorrenze e riti di passaggio, per fare festa e brindare alla salute dei convitati.

Si beve per allentare i freni inibitori, rischiare l’azzardo della seduzione, esporsi all’altro. Per superare la paura, trovare un po’ di coraggio, affrontare situazioni ostili e prove difficili.

Si beve per anestetizz­are il dolore, per sottrarre pene e fatiche al presente e rinviarle a domani. Per placare l’ansia, alleviare i tormenti dell’animo, allentare il peso soffocante dell’abbandono.

La questione dell’alcol incrocia le sofferenze del vivere: cadute, ferite, perdite, solitudini. Al contempo dà voce al desiderio di incontro, di gioia, festa, amicizia.

Per incidere in profondità sulle pratiche alcoliche occorre far emergere bisogni e aspettativ­e in esse celate, dare loro un nome, affinché divengano consapevol­i e si trasformin­o in una riflession­e condivisa.

Soprattutt­o con i giovani parlare di alcol richiede di parlare della vita e delle sue passioni.

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Consumo Bottiglie e lattine abbandonat­e in strada

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