COSA C’È DIETRO L’ALCOL
Ciclicamente la cronaca ci costringe a porre lo sguardo sulla realtà dell’abuso di alcol. Luigi Rainero Fossati, il chirurgo che effettuò il primo trapianto di fegato, ha ricordato, sul Corriere della sera, che gli alcolici sono la principale causa di morte tra i giovani dai 16 ai 22 anni e la seconda dai 22 ai 30. «Fino a 18/19 anni non è ancora in funzione l’enzima con cui il fegato elimina l’alcol. Quindici minuti dopo aver bevuto tutto l’etanolo è in circolo nel sangue. Ecco spiegate le stragi sulle strade».
È dunque motivata l’esigenza di adeguati interventi di prevenzione e di ulteriori campagne, oltre a quelle in atto, per diffondere informazioni efficaci sulle conseguenze dell’abuso di alcol e sui rischi di mettersi al volante dopo aver bevuto. Iniziative doverose, ma non sufficienti.
Il primo ostacolo contro cui cozzano le strategie informative è la potenza delle consuetudini locali, che gli adulti tramandano nel tempo e ribadiscono con i propri comportamenti. L’azione educativa coincide sostanzialmente con l’esempio, ma dinnanzi ai propri eccessi alcolici gli adulti sono spesso compiacenti e autoassolutori, sminuendo in tal modo l’attendibilità degli appelli pubblici. L’abuso di alcol non suscita la stessa riprovazione con cui si censura chi non rispetta i divieti di fumare.
Un secondo motivo per cui mettere in guardia non basta è che non si tratta solo di una questione di quantità e norme da rispettare.
C’è dell’altro. Perché le consuetudini alcoliche diffuse nella nostra regione hanno assunto modalità tanto esasperate? Da dove sorge il bisogno di bere e di bere in modo smodato?
Si beve per stare meglio insieme, per sentirsi allegri e fare gruppo. Si beve per celebrare ricorrenze e riti di passaggio, per fare festa e brindare alla salute dei convitati.
Si beve per allentare i freni inibitori, rischiare l’azzardo della seduzione, esporsi all’altro. Per superare la paura, trovare un po’ di coraggio, affrontare situazioni ostili e prove difficili.
Si beve per anestetizzare il dolore, per sottrarre pene e fatiche al presente e rinviarle a domani. Per placare l’ansia, alleviare i tormenti dell’animo, allentare il peso soffocante dell’abbandono.
La questione dell’alcol incrocia le sofferenze del vivere: cadute, ferite, perdite, solitudini. Al contempo dà voce al desiderio di incontro, di gioia, festa, amicizia.
Per incidere in profondità sulle pratiche alcoliche occorre far emergere bisogni e aspettative in esse celate, dare loro un nome, affinché divengano consapevoli e si trasformino in una riflessione condivisa.
Soprattutto con i giovani parlare di alcol richiede di parlare della vita e delle sue passioni.