ALCUNE MISURE ANTI-VIRUS
L’emergenza progressiva dell’epidemia in una regione a noi remota della Cina, i primi morti di laggiù, il suo progressivo diffondersi lì, poi in paesi vicini e lontani, l’arrivo infine in Italia, al nord, la prima vittima nel nostro Paese, nel mentre che lì il numero di morti raggiunge quasi i 2500 sono la sequenza drammatica della nuova epidemia di coronavirus che stiamo seguendo con un’apprensione proporzionale al rilievo sempre crescente, ormai quasi parossistico, che i media le stanno dedicando. Adesso, col fiato sospeso, aspettiamo i primi casi in TrentinoAlto Adige. È molto probabile che arriveranno, vista la geografia della diffusione del virus, ed è importante che questo arrivo ci trovi preparati, che sappiamo discernere le informazioni davvero utili da quelle spurie, false, o addirittura dannose, quelle degli improvvisati virologi della domenica, quelle che aiutano, di fatto, l’epidemia a diffondersi.
La nostra prima arma è la conoscenza. Le informazioni scientifiche che stiamo accumulando su questo nuovo nemico, con una straordinaria velocità, ci dicono che è altamente infettivo, con un tasso di trasmissione pari a 2,2 (ogni persona ne contagia in media due), dovuto al fatto ormai quasi certo che il contagio avviene anche da parte di individui ancora asintomatici. Abbiamo un identikit chiaro delle sue manifestazioni.
La febbre è il sintomo più comune (99% dei casi), poi in ordine di frequenza senso di affaticamento, tosse secca, dolori muscolari, affanno. Rari mal di testa, capogiri, diarrea, vomito. Purtroppo, un quadro abbastanza sovrapponibile a quello dell’influenza.
Il contagio, adesso. Le misure collettive, ad esempio la chiusura di luoghi pubblici di aggregazione, sono emanate dalle autorità competenti e vanno rispettate. Di fatto la quarantena rimane il modo più efficace per contenere epidemie. Ma a noi interessano le misure individuali, e un modo per imparare rapidamente a seguirle è capirne la banale logica. Come quello delle Sars precedenti, questo virus attacca le vie respiratorie, e ad esse deve arrivare. Ci può arrivare solo in due modi: per contatto con le mucose di occhi, naso, bocca, o per aerosol, o con l’inspirazione di microgocce trasmesse entro due metri da un individuo infetto. Gli infetti non li conosciamo, e la seconda modalità è quindi difficile da gestire, ma la prima la si controlla bene, semplicemente lavando molmascherine to frequentemente, molto a fondo, le mani, perché le mani sono la nostra vera, quasi unica interfaccia fisica col mondo, sono ciò che raccoglie germi da tutte le superfici che tocchiamo e che li porta, con gesti anche inconsapevoli, a bocca, naso e occhi. In assenza di rubinetto, sapone e lavandino, un disinfettante a base di alcol compensa perfettamente. Ogni giorno, se siamo fuori, se ci spostiamo, dobbiamo costantemente interrompere la catena di trasmissione umana eliminando i germi dalle mani: quante volte ci è possibile. L’uso obbligato di fazzoletti di carta, da gettare subito dopo, quando starnutiamo, e quello di chirurgiche sono — questo forse suonerà deludente — uno strumento sì per limitare l’infezione, ma molto di più quando siamo noi gli «untori», quando siamo gli infetti.
Ma adesso il lato buono. A nostro vantaggio il fatto che le due epidemie precedenti sono state arrestate dalle misure pubbliche e da queste semplici misure individuali, le stesse che dirama l’Organizzazione mondiale della sanità. A nostro vantaggio l’incertezza che ancora abbiamo sulla percentuale di letalità del virus, che è funzione del luogo di diffusione: 2% circa in Cina, ma per ora 1% circa nei Paesi occidentali coinvolti. A nostro vantaggio la velocità con la quale si stanno sperimentando farmaci sviluppati in passato per altri virus, e con la quale si sta allestendo il vaccino. A nostro vantaggio che la storia del nuovo coronavirus, lo sappiamo, può finire solo in due possibili modi: l’estinzione, come nei due altri casi degli untimi venti anni (il punto è in quanto tempo), oppure la trasformazione in un comune virus del raffreddore (ciò che sono altri quattro coronavirus in giro, al momento). Perché il nostro nuovo nemico non sfugge alla legge darwiniana di tutti gli agenti infettanti: se vuoi diffonderti, sii lieve col tuo ospite.
Nel mentre che attendiamo
L’attesa Adesso, col fiato sospeso, aspettiamo i primi casi in TrentinoAlto Adige. È molto probabile che arriveranno, vista la geografia della diffusione del virus, ed è importante che questo arrivo ci trovi preparati
— giustamente preoccupati — l’evolversi di questa pandemia e il suo probabile arrivo in Trentino-Alto Adige, ricordiamo anche una cosa, che è bene farlo in questi giorni difficili. Durante la sesta settimana del 2020, cioè pochi giorni fa, la mortalità totale da influenza in Italia è stata, buona notizia, lievemente inferiore al dato atteso. Infatti la media giornaliera, attenzione, giornaliera, dei decessi è stata solo 217 — più di duecento persone morte ogni giorno nel nostro Paese per l’influenza — contro i 238 attesi. Molte di queste persone sarebbero ancora fra noi, se si fossero vaccinate. È quella che alcuni chiamano l’abitudine all’orrore.