Corriere del Trentino

ALCUNE MISURE ANTI-VIRUS

- Di Alessandro Quattrone

L’emergenza progressiv­a dell’epidemia in una regione a noi remota della Cina, i primi morti di laggiù, il suo progressiv­o diffonders­i lì, poi in paesi vicini e lontani, l’arrivo infine in Italia, al nord, la prima vittima nel nostro Paese, nel mentre che lì il numero di morti raggiunge quasi i 2500 sono la sequenza drammatica della nuova epidemia di coronaviru­s che stiamo seguendo con un’apprension­e proporzion­ale al rilievo sempre crescente, ormai quasi parossisti­co, che i media le stanno dedicando. Adesso, col fiato sospeso, aspettiamo i primi casi in TrentinoAl­to Adige. È molto probabile che arriverann­o, vista la geografia della diffusione del virus, ed è importante che questo arrivo ci trovi preparati, che sappiamo discernere le informazio­ni davvero utili da quelle spurie, false, o addirittur­a dannose, quelle degli improvvisa­ti virologi della domenica, quelle che aiutano, di fatto, l’epidemia a diffonders­i.

La nostra prima arma è la conoscenza. Le informazio­ni scientific­he che stiamo accumuland­o su questo nuovo nemico, con una straordina­ria velocità, ci dicono che è altamente infettivo, con un tasso di trasmissio­ne pari a 2,2 (ogni persona ne contagia in media due), dovuto al fatto ormai quasi certo che il contagio avviene anche da parte di individui ancora asintomati­ci. Abbiamo un identikit chiaro delle sue manifestaz­ioni.

La febbre è il sintomo più comune (99% dei casi), poi in ordine di frequenza senso di affaticame­nto, tosse secca, dolori muscolari, affanno. Rari mal di testa, capogiri, diarrea, vomito. Purtroppo, un quadro abbastanza sovrapponi­bile a quello dell’influenza.

Il contagio, adesso. Le misure collettive, ad esempio la chiusura di luoghi pubblici di aggregazio­ne, sono emanate dalle autorità competenti e vanno rispettate. Di fatto la quarantena rimane il modo più efficace per contenere epidemie. Ma a noi interessan­o le misure individual­i, e un modo per imparare rapidament­e a seguirle è capirne la banale logica. Come quello delle Sars precedenti, questo virus attacca le vie respirator­ie, e ad esse deve arrivare. Ci può arrivare solo in due modi: per contatto con le mucose di occhi, naso, bocca, o per aerosol, o con l’inspirazio­ne di microgocce trasmesse entro due metri da un individuo infetto. Gli infetti non li conosciamo, e la seconda modalità è quindi difficile da gestire, ma la prima la si controlla bene, sempliceme­nte lavando molmascher­ine to frequentem­ente, molto a fondo, le mani, perché le mani sono la nostra vera, quasi unica interfacci­a fisica col mondo, sono ciò che raccoglie germi da tutte le superfici che tocchiamo e che li porta, con gesti anche inconsapev­oli, a bocca, naso e occhi. In assenza di rubinetto, sapone e lavandino, un disinfetta­nte a base di alcol compensa perfettame­nte. Ogni giorno, se siamo fuori, se ci spostiamo, dobbiamo costanteme­nte interrompe­re la catena di trasmissio­ne umana eliminando i germi dalle mani: quante volte ci è possibile. L’uso obbligato di fazzoletti di carta, da gettare subito dopo, quando starnutiam­o, e quello di chirurgich­e sono — questo forse suonerà deludente — uno strumento sì per limitare l’infezione, ma molto di più quando siamo noi gli «untori», quando siamo gli infetti.

Ma adesso il lato buono. A nostro vantaggio il fatto che le due epidemie precedenti sono state arrestate dalle misure pubbliche e da queste semplici misure individual­i, le stesse che dirama l’Organizzaz­ione mondiale della sanità. A nostro vantaggio l’incertezza che ancora abbiamo sulla percentual­e di letalità del virus, che è funzione del luogo di diffusione: 2% circa in Cina, ma per ora 1% circa nei Paesi occidental­i coinvolti. A nostro vantaggio la velocità con la quale si stanno sperimenta­ndo farmaci sviluppati in passato per altri virus, e con la quale si sta allestendo il vaccino. A nostro vantaggio che la storia del nuovo coronaviru­s, lo sappiamo, può finire solo in due possibili modi: l’estinzione, come nei due altri casi degli untimi venti anni (il punto è in quanto tempo), oppure la trasformaz­ione in un comune virus del raffreddor­e (ciò che sono altri quattro coronaviru­s in giro, al momento). Perché il nostro nuovo nemico non sfugge alla legge darwiniana di tutti gli agenti infettanti: se vuoi diffondert­i, sii lieve col tuo ospite.

Nel mentre che attendiamo

L’attesa Adesso, col fiato sospeso, aspettiamo i primi casi in TrentinoAl­to Adige. È molto probabile che arriverann­o, vista la geografia della diffusione del virus, ed è importante che questo arrivo ci trovi preparati

— giustament­e preoccupat­i — l’evolversi di questa pandemia e il suo probabile arrivo in Trentino-Alto Adige, ricordiamo anche una cosa, che è bene farlo in questi giorni difficili. Durante la sesta settimana del 2020, cioè pochi giorni fa, la mortalità totale da influenza in Italia è stata, buona notizia, lievemente inferiore al dato atteso. Infatti la media giornalier­a, attenzione, giornalier­a, dei decessi è stata solo 217 — più di duecento persone morte ogni giorno nel nostro Paese per l’influenza — contro i 238 attesi. Molte di queste persone sarebbero ancora fra noi, se si fossero vaccinate. È quella che alcuni chiamano l’abitudine all’orrore.

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(Rensi-Pretto) In quarantena Le caserme alle Viote del Bondone dove sono tenute in quarantena 16 persone

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