«I soci sono importanti, si sono mobilitati nella crisi La politica? È lontana»
Santuliana: «Siamo concentrati sulla nostra mission»
Otto filiali, tutte con vendite superiori al milione, 16.721 soci registrati nel 2018 e quasi 33 milioni di fatturato (+12,7% rispetto al 2015): i numeri della Coop Consumatori Alto Garda la collocano al vertice del sistema delle Famiglie cooperative trentine. Ed è forse proprio qui, tra le pieghe di bilanci così sostanziosi, che meglio si comprende la difficoltà di mantenere quello che il direttore Rudi Manfrini definisce «l’equilibrio precario tra la conservazione dei valori cooperativi e l’efficienza di una spa». Ed è analizzando le peculiarità di questo contesto che si scopre come la Federazione e tutto ciò che di «politico» le ruoti attorno venga percepito come un universo «lontano». «In questi anni difficili stiamo cercando di fare commercio, il resto ci interessa poco» ammette Paolo Santuliana, alla guida della cooperativa da giugno.
Presidente, la crisi che nel 2017 aveva provocato il commissariamento è superata?
«A quei tempi le perdite ammontavano per più anni anche al milione. Le criticità riguardavano i costi, esagerati. Quelli per il personale, allora 160 dipendenti, raggiungevano i 5 milioni ma per fortuna nessuno è stato licenziato. Si sono concordate uscite volontarie, alcuni hanno dato le dimissioni: in tre anni siamo scesi a 146 persone e alcune posizioni sono state riviste. Dodici mesi dopo l’utile ante imposte arrivava a 300.000 euro, cifra che nel 2019 verrà ripetuta. A mettere in crisi l’azienda è stato anche il prestito sociale che oggi abbiamo praticamente dimezzato».
È cambiato il rapporto con i soci?
«Più grande è la cooperativa, meno l’impatto dei soci è forte. Esiste tuttavia un nucleo storico, circa mille persone, che alla cooperativa tiene moltissimo: una parte l’ha fondata nel 1975. All’assemblea di maggio, ad esempio, erano presenti in 800 contro un centinaio di media: c’era molto interesse nel far riprendere alla cooperativa la giusta strada. Stare vicini al territorio e al mondo dell’associazionismo è nel nostro Dna».
In che modo?
«Abbiamo realizzato, ad esempio, i corpetti per i ragazzi che vanno a scuola a piedi. Siamo stati l’unico supermercato ad aderire all’iniziativa del “pane sospeso”. Sei soci volontari, nel comune di Arco, una volta alla settimana portano la spesa a casa di chi è in difficoltà. C’è comunque una precisazione da fare».
Quale?
«I nostri punti vendita si trovano in zone a forte vocazione turistica e ciò contribuisce a differenziarci da tutte le altre Famiglie cooperative. Il nostro volume d’affari raddoppia o triplica nei mesi estivi, per questo nel nostro lavoro quotidiano dobbiamo rivolgerci ai clienti in toto. La presenza e l’attenzione dei soci è più forte nei paesi che serviamo. Rimane il fatto che a ogni cda siamo chiamati a deliberare almeno una ventina di nuove adesioni».
Cosa pensa di quanto successo in Federazione?
«Ci sembra tutto lontano. Siamo distanti, ci dobbiamo occupare di cose più importanti che riguardano la nostra cooperativa. È vero che facciamo parte del movimento, ma siamo commercianti: dobbiamo fornire ai nostri clienti la merce migliore al prezzo più equo, questa è la priorità».
Il direttore Manfrini Il vero problema di oggi è mantenere l’equilibrio precario tra la conservazione dei valori cooperativi e l’efficienza di una spa