«Benessere alto? Anche le frustrazioni»
Tasso record di suicidi ma qualità della vita al top: gli esperti ragionano sul paradosso regionale Il sociologo Buzzi: qui aspettative elevate, c’è chi non regge all’insuccesso e al confronto con gli altri
BOLZANO In Alto Adige e Trentino vivono i cittadini più felici d’Italia secondo l’Istat, nonostante nelle Province autonome si registrino tassi di suicidio (circa uno alla settimana) tra i maggiori del Paese. I dati aggiornati sulle due classifiche sono usciti a poche ore di distanza l’uno dall’altro, generando sconcerto fra gli osservatori. Un’anomalia statistica o due facce della stessa medaglia? Gli esperti provano a rispondere ai dubbi.
«Non sono sorpreso, perché il suicidio è un prodotto del benessere» osserva Carlo Buzzi, docente di sociologia all’università di Trento. Insomma, ci sarebbe sottile analogia tra vetta e baratro. «Con aspettative più elevate, più alto è il rischio di frustrazione per chi non ha successo — ragiona lo studioso 73enne di origini ticinesi —. Quando non si realizzano le promesse affettive e di prestigio sociale, in un contesto di benessere diffuso, il confronto con gli altri può divenire bruciante. In questo le reti di comunità, da noi presenti e strutturate, hanno una funzione di freno rispetto a decisioni tragiche e irreversibili». Per Buzzi, in ogni modo, possono essere rafforzate le «antenne» per intercettare le situazioni di potenziale disagio. «Soprattutto per i più giovani — riprende il docente universitario — gli educatori nelle scuole, nelle società sportive, negli oratori possono essere formati per cogliere i segnali e sostenere i ragazzi. Più complesso farlo per le età più avanzate, tenendo conto che scontiamo una crescente individualizzazione dei rapporti. Un grande sociologo, Emile Durkheim, evidenziava già a fine Ottocento che le persone quando sono ben integrate e hanno responsabilità, mostrano una tendenza ridotta al suicidio».
Di sicuro, non sempre vi è una diretta proporzionalità tra reddito e felicità, come ricorda Buzzi. «Quando i bisogni materiali essenziali sono soddisfatti — riprende lo studioso 73enne — la persona può spaziare più facilmente sulle questioni autorealizzative. C’è, dunque, un elemento di “eccedenza” che entra in campo e questo conta anche nelle dinamiche di territorio». In altre parole: dove ci sono i mezzi per porsi obiettivi più ambiziosi, è in agguato la frustrazione in caso di fallimento. «Dove invece ci sono minori disparità nelle condizioni e aspettative generali più basse — conclude Buzzi —, le premesse per una frustrazione sono potenzialmente più contenute”
Luca Fazzi, sociologo bolzanino 54enne, pure in servizio all’università di Trento contesta la lettura dei dati di partenza. «Allarme suicidi? In realtà in Alto Adige e Trentino rileviamo dati di poco superiori alla media nazionale e inferiori a quella europea — premette il docente —. il vicino Land Tirol nel 2015 registra un incidenza tra i 14 e i 15 decessi ogni centomila abitanti, quasi il doppio rispetto all’Alto Adige. Il confronto col resto d’Italia è diverso, ma va ricordato che , in termini generali, il nostro Paese ha numeri tra i più bassi del continente. C’è un tasso endemico per questi fenomeni, che non può essere azzerato». Le azioni di contenimento, da attuare nei limiti del possibile, per Fazzi nelle due Province autonome poggiano su una rete di servizi già capillare. «Se una persona ha un problema è seguita — osserva Fazzi — le reti comunitarie tengono e questo contiene la possibilità di rimanere soli. Certo, a creare scompensi sono spesso fattori individuali, non regolabili a livello collettivo».
Nella rete di prevenzione ora è entrata anche l’Asdi, l’associazione che si occupa di separati e divorziati. «Gli adulti che la fanno finita — osserva il direttore Elio Cirimbelli — sono in prevalenza uomini che non hanno sopportato ed accettato la fine di un amore. Ho in mente i loro visi, i loro racconti, il loro dramma. Come ho in mente la storia di una donna impegnata nel volontariato che un giorno non ha retto alla depressione e si è “lasciata andare” nelle acque di un laghetto alpino. La separazione — conclude Cirimbelli — è sicuramente un evento critico, a volte drammatico. È un lutto spesso inaspettato, e purtroppo non lo si mette mai in bilancio. Invece fa parte della vita».
Fazzi
Incidenza da paragonare con le regioni alpine più che con il resto d’Italia: in Austria va pure peggio
Cirimbelli
Tra quelli che non ce la fanno molti sono uomini incapaci di elaborare la fine di una relazione