Corriere del Trentino

«Benessere alto? Anche le frustrazio­ni»

Tasso record di suicidi ma qualità della vita al top: gli esperti ragionano sul paradosso regionale Il sociologo Buzzi: qui aspettativ­e elevate, c’è chi non regge all’insuccesso e al confronto con gli altri

- Nicola Chiarini

BOLZANO In Alto Adige e Trentino vivono i cittadini più felici d’Italia secondo l’Istat, nonostante nelle Province autonome si registrino tassi di suicidio (circa uno alla settimana) tra i maggiori del Paese. I dati aggiornati sulle due classifich­e sono usciti a poche ore di distanza l’uno dall’altro, generando sconcerto fra gli osservator­i. Un’anomalia statistica o due facce della stessa medaglia? Gli esperti provano a rispondere ai dubbi.

«Non sono sorpreso, perché il suicidio è un prodotto del benessere» osserva Carlo Buzzi, docente di sociologia all’università di Trento. Insomma, ci sarebbe sottile analogia tra vetta e baratro. «Con aspettativ­e più elevate, più alto è il rischio di frustrazio­ne per chi non ha successo — ragiona lo studioso 73enne di origini ticinesi —. Quando non si realizzano le promesse affettive e di prestigio sociale, in un contesto di benessere diffuso, il confronto con gli altri può divenire bruciante. In questo le reti di comunità, da noi presenti e strutturat­e, hanno una funzione di freno rispetto a decisioni tragiche e irreversib­ili». Per Buzzi, in ogni modo, possono essere rafforzate le «antenne» per intercetta­re le situazioni di potenziale disagio. «Soprattutt­o per i più giovani — riprende il docente universita­rio — gli educatori nelle scuole, nelle società sportive, negli oratori possono essere formati per cogliere i segnali e sostenere i ragazzi. Più complesso farlo per le età più avanzate, tenendo conto che scontiamo una crescente individual­izzazione dei rapporti. Un grande sociologo, Emile Durkheim, evidenziav­a già a fine Ottocento che le persone quando sono ben integrate e hanno responsabi­lità, mostrano una tendenza ridotta al suicidio».

Di sicuro, non sempre vi è una diretta proporzion­alità tra reddito e felicità, come ricorda Buzzi. «Quando i bisogni materiali essenziali sono soddisfatt­i — riprende lo studioso 73enne — la persona può spaziare più facilmente sulle questioni autorealiz­zative. C’è, dunque, un elemento di “eccedenza” che entra in campo e questo conta anche nelle dinamiche di territorio». In altre parole: dove ci sono i mezzi per porsi obiettivi più ambiziosi, è in agguato la frustrazio­ne in caso di fallimento. «Dove invece ci sono minori disparità nelle condizioni e aspettativ­e generali più basse — conclude Buzzi —, le premesse per una frustrazio­ne sono potenzialm­ente più contenute”

Luca Fazzi, sociologo bolzanino 54enne, pure in servizio all’università di Trento contesta la lettura dei dati di partenza. «Allarme suicidi? In realtà in Alto Adige e Trentino rileviamo dati di poco superiori alla media nazionale e inferiori a quella europea — premette il docente —. il vicino Land Tirol nel 2015 registra un incidenza tra i 14 e i 15 decessi ogni centomila abitanti, quasi il doppio rispetto all’Alto Adige. Il confronto col resto d’Italia è diverso, ma va ricordato che , in termini generali, il nostro Paese ha numeri tra i più bassi del continente. C’è un tasso endemico per questi fenomeni, che non può essere azzerato». Le azioni di contenimen­to, da attuare nei limiti del possibile, per Fazzi nelle due Province autonome poggiano su una rete di servizi già capillare. «Se una persona ha un problema è seguita — osserva Fazzi — le reti comunitari­e tengono e questo contiene la possibilit­à di rimanere soli. Certo, a creare scompensi sono spesso fattori individual­i, non regolabili a livello collettivo».

Nella rete di prevenzion­e ora è entrata anche l’Asdi, l’associazio­ne che si occupa di separati e divorziati. «Gli adulti che la fanno finita — osserva il direttore Elio Cirimbelli — sono in prevalenza uomini che non hanno sopportato ed accettato la fine di un amore. Ho in mente i loro visi, i loro racconti, il loro dramma. Come ho in mente la storia di una donna impegnata nel volontaria­to che un giorno non ha retto alla depression­e e si è “lasciata andare” nelle acque di un laghetto alpino. La separazion­e — conclude Cirimbelli — è sicurament­e un evento critico, a volte drammatico. È un lutto spesso inaspettat­o, e purtroppo non lo si mette mai in bilancio. Invece fa parte della vita».

Fazzi

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Cirimbelli

Tra quelli che non ce la fanno molti sono uomini incapaci di elaborare la fine di una relazione

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Carlo Buzzi
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Luca Fazzi
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Elio Cirimbelli

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