A Fai si cerca la normalità, turisti in paese e sulle piste «Ci spaventa più il ritorno»
Chiuso per ferie il Moby Dick. E gli albergatori si scoraggiano
FAI DI PAGANELLA «Chiuso per ferie dal 24/02 al 7/03». Il proprietario del pub Moby Dick da cui sono transitati i tre turisti lombardi affetti da coronavirus alla fine ha deciso di mettere anche la sua attività in quarantena. Fai di Paganella continua in quella che è la sua quotidianità. Poche persone per strada, complice forse la giornata grigia, ma di mascherine o precauzioni particolari non se ne vedono. Nemmeno al punto vendita di Conad a cinquanta metri dal pub, dove il proprietario Pasquale Aceto racconta di come la quotidianità non sia stata intaccata, mentre entrano ed escono clienti alla ricerca di qualcosa da stuzzicare. «Lunedì ho accolto i miei clienti con una mascherina artigianale — spiega — per dimostrare che siamo attenti. Ma nessuno ha dato segni di preoccupazione e non siamo stati presi d’assalto».
«L’unica paura concreta e giustificata è quella di noi albergatori, che rischiamo di chiudere la stagione con un mese d’anticipo — racconta Rodolfo Mottes, proprietario dell’Hotel&residence Montana —. Questa notte (ieri, ndr) ci saranno in struttura 12 persone, rispetto alle 60 che possiamo ospitare. E il 90% delle prenotazioni che avevo per il prossimo mese mi è stato disdetto. Sto seriamente valutando di chiudere in anticipo», commenta sconsolato. L’unico rimedio, per Mottes, sarebbe una campagna di controinformazione fatta da istituzioni e media. «Non ci serve che il presidente Fugatti venga a farsi una fotografia qui, serve che la Provincia faccia capire come a Fai di Paganella non c’è nessun rischio per i turisti». La preoccupazione per le conseguenze economiche si allarga anche al servizio di noleggio di attrezzature sciistiche. «Durante questi giorni di vacanza non abbiamo registrato un calo nel numero dei noleggi, né un anomalo flusso di restituzioni anticipate — spiega Antonello Seppi di Sportlifee, catena che ha un punto di noleggio di fronte all’impianto di risalita di Fai della Paganella—. Ma nei prossimi trenta giorni ho in sospeso una ventina di prenotazioni di gruppi, tra studenti e turisti stranieri. In totale salterebbero più di mille noleggi — chiarisce —, la ricaduta economica sarebbe importante».
L’umore di chi le piste ha scelto di frequentarle comunque, però, è positivo. «Preoccupato? Sì, ma per il ritorno a casa, perché abito nella zona di Varese e sono “circondato”», racconta ridendo Ivan Sandri, mentre si sfila gli scarponi dopo aver finito di sciare. «Sono qui da venerdì — continua — e non ho avuto nessun problema. Presto solo un po’ più di attenzione, come tutti». Una visione che viene condivisa da tutti quelli che si tolgono gli sci.
Come Luca Ghidini di Lumezzane, che riaccompagna i figli alla macchina dopo la mattinata passata sulla neve. «Siamo partiti domenica mattina, ancora all’oscuro dei casi trovati qui a Fai. L’avessimo saputo forse non saremmo partiti, però non abbiamo avuto problemi né sulle piste né nel bed and breakfast in cui abbiamo alloggiato». O come Francesca e Cristiano, una coppia veronese che alla Paganella è arrivata per trascorrere la giornata sulle piste. «Ce ne stiamo andando già a pranzo solo perché c’è troppa nebbia in cima, non per il coronavirus — spiegano —. L’unica precauzione che abbiamo preso è esserci portati il pranzo al sacco, per evitare di entrare nei locali pubblici».
Qualche sciatore proveniente dall’estero lo si trova. «È il terzo giorno che passo qui e rimarrò fino a sabato — racconta Thomas, dalla Repubblica Ceca —. Sono tranquillo». E poi c’è Mitro, quarantenne ucraino al secondo e ultimo giorno di vacanza in zona. «Non c’è niente di cui avere troppa paura — spiega —. E poi ho 40 anni, devo essere coraggioso».
Rinunce Un albergo ha ricevuto il 90% di disdette. Oltre mille noleggi sono in sospeso