La pandemia debutta a teatro: pièce profetica
Allo Zandonai martedì lo spettacolo scritto e diretto da Carolina De La Calle Appuntamento contingentato per 240 spettatori, a fronte dei 550 della capienza «Humana» porta in scena virus e governo, cure e morte: scenario distopico ma attuale Una coinciden
Una coincidenza dal grande significato simbolico. Il debutto a Rovereto di una spettacolo teatrale che parla di malattie e governo, cure e morte, proprio mentre in tutto il mondo il coronavirus porta le popolazioni e i capi di Stato ad affrontare un’epidemia inaspettata e al momento ancora senza soluzione.
Humana è la nuova produzione della compagnia di Rovereto Elementare Teatro, scritto e diretto da Carolina De La Calle Casanova, con protagonisti Federico Vivaldi e Marco Ottolini, che debutterà martedì (alle 20.30) al Teatro Zandonai. La capienza del teatro è stata limitata a poco meno di 240 spettatori (a fronte dei circa 550 disponibili) proprio a causa delle disposizioni di sicurezza previste nei luoghi pubblici come prevenzione per il coronavirus.
Uno spettacolo distopico che descrive un futuro ipotetico. «Humana è il nome del governo di una società occidentale ambientata in un futuro non lontano da noi in cui è stato abolito il diritto alla cura - spiega Carolina Casanova -. Gli essere umani vengono controllati per capire se sono sani. I malati, portatori di patologie non ammesse dal governo, sono costretti a sacrificare la propria vita per donarla al governo. Una realtà dove si narra una società che non è per niente empatica, per niente Humana». La pièce spinge a interrogarsi sulle conseguenze che la salute ha sulla vita privata e pubblica, sull’importanza della sanità pubblica, sul ruolo del governo nelle situazioni di emergenza e di prevenzione del rischio. «Ho deciso di portare allo stremo una situazione odierna - chiarisce Casanova -. In alcune società contemporanee ammalarsi può diventare un problema per i cittadini che non hanno la possibilità di contribuire economicamente alle spese necessarie per curarsi. Questo comporta anche una difficoltà nel vivere e nel condividere la propria malattia con gli altri. Ci sono ancora tanti tabù rispetto alla malattia, alla cura e soprattutto alla morte. Sono molte le riflessioni, i pensieri e le situazioni che abbracciano sia la tematica che la realtà portata sul palco. L’ispirazione deriva da un fatto personale: mia madre, spagnola, è guarita da una forma di cancro molto aggressiva grazie a un programma sperimentale gratuito ma che alla sanità spagnola è costato 170mila euro».
Un’esperienza di grande impatto emotivo che dimostra ancora una volta come, quando si parla di arte, la vita privata e l’ispirazione creativa siano strettamente collegate. Il legame con il presente non ha quindi un nesso diretto con il coronavirus, ma più in generale con l’atteggiamento che i paesi nei quali la cura è un diritto e non una spesa devono avere nei confronti del tema della malattia. «La casualità è totale, ho iniziato a scrivere questo spettacolo un anno fa, quando il coronavirus non esisteva nemmeno. Certamente sul palco ci sono molti echi di quello che sta accadendo oggi: tra tutti il confine tra pubblico e privato quando il tuo corpo, sano o malato che sia, non è più solo tuo, ma qualcosa che riguarda il bene e la salute dell’intera collettività».
Ancora una volta il teatro si offre come spazio di riflessione sui temi del presente e come luogo in cui far incontrare alcune eccellenze nazionali.
Humana è infatti una coproduzione con la compagnia milanese Campoverde-Ottolini, le coreografie ed i movimenti su palco sono stati curati dalla coreografa Lara Guidetti della compagnia lombarda Sanapié e i contributi audio e video sono con l’attrice Maura Pettorruso l’attore Stefano Detassis, professionisti conosciuti e apprezzati.