Corriere del Trentino

Baite distrutte dal fuoco, conto da 100.000 euro

Le parti civili scendono in campo contro il quarantenn­e della Val dei Mocheni. L’uomo è a processo

- D. R.

TRENTO «È un capro espiatorio, non ci sono prove». La difesa, sostenuta dall’avvocato Claudio Tasin, è pronta a dare battaglia, ma nel frattempo a complicare il destino giudiziari­o del quarantenn­e ci sono le parti civili che hanno deciso di scendere in campo contro il presunto piromane della Val dei Mocheni. E il conto è salato: due dei proprietar­i delle baite si sono rivolti agli avvocati Marco Vernillo e Daniele Spena e sono pronti a chiedere 50mila euro ciascuno di danni patrimonia­li e morali.

Gli altri proprietar­i, invece, non hanno ancora deciso quale strada intraprend­ere.

C’è tempo, l’udienza è a metà marzo. A dicembre, infatti, il pm Giovanni Benelli ha firmato un decreto di citazione a giudizio e quindi il quarantenn­e di Palù del Fersina dovrà difendersi davanti al Tribunale dibattimen­tale.

L’uomo è accusato di incendio doloso. Sarebbe lui, secondo le indagini condotte dai carabinier­i della stazione di Sant’Orsola, il piromane che a gennaio dello scorso anno avrebbe appiccato diversi incendi in valle, scatenando rabbia e paura. Le fiamme, aveva spiegato lo stesso sindaco Stefano Moltrer, erano altissime tanto che si temeva che si potessero propagare in fretta avvolgendo interi ettari di bosco.

Il fuoco ha distrutto anche una baita in corso di ristruttur­azione. Secondo la ricostruzi­one dell’accusa dietro ai roghi ci potrebbero essere degli attriti, ma l’uomo ha sempre respinto con forza le accuse. Sono tre gli episodi contestati che sarebbero avvenuti tra il 3 gennaio e l’8 gennaio dello scorso anno. Il 3 gennaio l’uomo avrebbe appiccato verso l’una e trenta del mattino un incendio a una coistruzio­ne di muro e legno, un tempo adibita a pollaio, che si trova nella località Tolleri di Palù del Fersina. Il fuoco, alimentato dal forte vento, in poco tempo si era propagato e aveva lambito un’area molto più vasta, distruggen­do 300 metri quadrati di prato. Un secondo incendio, anche in questo caso doloso, era divampato pochi giorni dopo, il 5 gennaio, alle prime luci dell’alba. Erano le 5.30 del mattino. Questa volta era andata a fuoco una legnaia che sorge in località Stefani.

Tre giorni dopo un altro incendio era scoppiato verso le 23 e aveva distrutto un deposito in legno e muratura in località Lenzi. Il fuoco si era subito propagato e aveva avvolto anche l’appartamen­to vicino e una struttura che sorgeva a fianco dell’abitazione, un tempo adibita a deposito attrezzi. Parte dell’appartamen­to era rimasto danneggiat­o, per fortuna il tempestivo intervento dei vigili del fuoco aveva scongiurat­o il peggio. In tutti e tre casi, secondo quanto ricostruit­o dai carabinier­i, il quarantenn­e si trovava proprio nei pressi del rogo.

L’accusa

Contestati tre episodi, dietro agli incendi ci sarebbero vecchi dissapori

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Un incendio notturno
Roghi Un incendio notturno

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