Baite distrutte dal fuoco, conto da 100.000 euro
Le parti civili scendono in campo contro il quarantenne della Val dei Mocheni. L’uomo è a processo
TRENTO «È un capro espiatorio, non ci sono prove». La difesa, sostenuta dall’avvocato Claudio Tasin, è pronta a dare battaglia, ma nel frattempo a complicare il destino giudiziario del quarantenne ci sono le parti civili che hanno deciso di scendere in campo contro il presunto piromane della Val dei Mocheni. E il conto è salato: due dei proprietari delle baite si sono rivolti agli avvocati Marco Vernillo e Daniele Spena e sono pronti a chiedere 50mila euro ciascuno di danni patrimoniali e morali.
Gli altri proprietari, invece, non hanno ancora deciso quale strada intraprendere.
C’è tempo, l’udienza è a metà marzo. A dicembre, infatti, il pm Giovanni Benelli ha firmato un decreto di citazione a giudizio e quindi il quarantenne di Palù del Fersina dovrà difendersi davanti al Tribunale dibattimentale.
L’uomo è accusato di incendio doloso. Sarebbe lui, secondo le indagini condotte dai carabinieri della stazione di Sant’Orsola, il piromane che a gennaio dello scorso anno avrebbe appiccato diversi incendi in valle, scatenando rabbia e paura. Le fiamme, aveva spiegato lo stesso sindaco Stefano Moltrer, erano altissime tanto che si temeva che si potessero propagare in fretta avvolgendo interi ettari di bosco.
Il fuoco ha distrutto anche una baita in corso di ristrutturazione. Secondo la ricostruzione dell’accusa dietro ai roghi ci potrebbero essere degli attriti, ma l’uomo ha sempre respinto con forza le accuse. Sono tre gli episodi contestati che sarebbero avvenuti tra il 3 gennaio e l’8 gennaio dello scorso anno. Il 3 gennaio l’uomo avrebbe appiccato verso l’una e trenta del mattino un incendio a una coistruzione di muro e legno, un tempo adibita a pollaio, che si trova nella località Tolleri di Palù del Fersina. Il fuoco, alimentato dal forte vento, in poco tempo si era propagato e aveva lambito un’area molto più vasta, distruggendo 300 metri quadrati di prato. Un secondo incendio, anche in questo caso doloso, era divampato pochi giorni dopo, il 5 gennaio, alle prime luci dell’alba. Erano le 5.30 del mattino. Questa volta era andata a fuoco una legnaia che sorge in località Stefani.
Tre giorni dopo un altro incendio era scoppiato verso le 23 e aveva distrutto un deposito in legno e muratura in località Lenzi. Il fuoco si era subito propagato e aveva avvolto anche l’appartamento vicino e una struttura che sorgeva a fianco dell’abitazione, un tempo adibita a deposito attrezzi. Parte dell’appartamento era rimasto danneggiato, per fortuna il tempestivo intervento dei vigili del fuoco aveva scongiurato il peggio. In tutti e tre casi, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il quarantenne si trovava proprio nei pressi del rogo.
L’accusa
Contestati tre episodi, dietro agli incendi ci sarebbero vecchi dissapori