Corriere del Trentino

Fare lezione a distanza non vuol dire innovare

- Di Pietro Di Fiore * * Segretario Uil Scuola

Leggiamo sui giornali che un istituto scolastico si sarebbe attrezzato per le lezioni a distanza. Tutto ciò sarebbe accaduto a seguito della ben nota sospension­e delle lezioni decretata dalla Provincia di Trento. In verità, ci risulta che a distanza sia rimasta la scuola: quella vera.

Prima di avanzare rilievi di ordine sindacale e, più in generale, di rispetto della normativa vigente, vogliamo dare spazio ad alcune osservazio­ni di natura pedagogica — docenti siamo — agli studenti e alle famiglie. Poniamoci alcune domande: come si costruisce la conoscenza, come si raggiunge la competenza, qual è il modello di scuola della qualità?

Le scienze della formazione ci dicono che la conoscenza si costruisce insieme: si parla di «co-costruzion­e della conoscenza». «Discutendo si impara», «la Scuola si è rotta», «la scuola che verrà», «l’apprendime­nto cooperativ­o» sono alcune delle tantissime sollecitaz­ioni scientific­he, di vera ricerca pedagogica, che ci ricordano come insegnamen­to e apprendime­nto siano reciprocam­ente vincolati, in una relazione che trova nella socializza­zione tra pari e tra docente/discente il motore che spinge verso la qualità. Il motore che offre a ogni allievo la via per giungere ai piani alti della scuola della competenza: quelli abitati dalla ricerca e dalla scoperta. Quelli dove le singole discipline si fondono nell’interdisci­plinarità verso la transdisci­plinarità.

Un consiglio, quindi, a ragazzi e famiglie: attenzione a non confondere la tecnologia con la tecnica, l’innovazion­e con il mero utilizzo di qualche strumento digitale. Altro che «scuola 2.0»: se la nostra scuola si basasse sulle lezioni a distanza saremmo alla «scuola -1». Pensiamoci un attimo: la scuola delle lezioni trasmesse in video davanti a un computer è la scuola della cattedra, è la scuola della lezione frontale, è la scuola che riempie le teste. Non le forma.

Cari ragazzi, cari genitori: la scuola dell’innovazion­e non passa dalla novità degli strumenti che si utilizzano, ma dalla capacità di raggiunger­e le competenze per la vita, prima fra tutte quella dell’imparare a imparare. Gli strumenti servono, eccome, se utilizzati bene. E in effetti, in molte scuole, senza tanto clamore né ricerca di onori della ribalta, dirigenti e docenti hanno utilizzato il loro tempo a tenere contatti con i loro alunni, a ricercare soluzioni per garantire possibilit­à di ripasso e studio di quanto già proposto. «Nelle nostre scuole abbiamo creato le condizioni perché i docenti si potessero incontrare spontaneam­ente, che potessero lavorare assieme, cercando soluzioni per garantire continuità alla didattica». Queste sono parole che mi ha scritto un nostro dirigente scolastico.

Molti docenti, seguendo le indicazion­i dei dirigenti, hanno pensato di utilizzare le due giornate cercando di frequentar­e «a distanza» il corso obbligator­io sulla privacy: purtroppo sono incappati nel malfunzion­amento della piattaform­a digitale. Iprase è in difficoltà a gestire un certo numero di accessi. Anche questo accade.

Un ultimo rilievo lo vogliamo indirizzar­e a quei dirigenti, di dipartimen­to o scolastici, che non vogliono sentir parlare di comunità scolastica, di condivisio­ne, di collegiali­tà. Dirigenti che ammettono di essersi spinti a trasgredir­e le norme perché «sono sempre più lente». Un bell’esempio da offrire a ragazzi e genitori.

Per nostra parte, coltiviamo l’ottocentes­ca convinzion­e che la vera scuola è quella che ha rispetto delle norme e rispetto dei contratti di lavoro. Il segretario generale nazionale della Uil scuola, Pino Turi, ha ricordato che «il coronaviru­s non sospende la democrazia. La gestione del personale si esercita nell’ambito delle leggi e nel rispetto dei contratti collettivi di lavoro che determinan­o i diritti e le regole».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy