Scuola, un rientro senza scossoni Ateneo, limitati i posti nelle aule
Viaggio negli istituti, fra battute e ironia Primo giorno, le presenze superano il 95% Già distribuiti 1.350 litri di igienizzante
Le assenze sono state pochissime: il 95% degli studenti del Trentino ieri è tornato in classe, fra ironia e tanta voglia di normalità. Idem all’ateneo, che però mantiene attive le misure prudenziali. Limitati i posti nelle aule studio.
TRENTO La Protezione Civile è arrivata anche al liceo Leonardo da Vinci di Trento prima del suono della campanella per distribuire i flaconi di soluzione igienizzante, dispenser che sono stati predisposti su tutti i piani perché studenti e insegnanti potessero disinfettarsi le mani all’entrata e all’uscita delle aule. Per il resto, il rientro a scuola dopo la sospensione dovuta al pericolo del contagio da coronavirus è stato all’insegna della normalità: «Nessun allarmismo — rassicura un’insegnante — i ragazzi hanno mostrato grande maturità. Anche se le battute si sono sprecate».
Il burlone che ha starnutito e tossito durante la lezione c’è ovviamente stato: «Io sono uno di questi — ammette ridendo uno studente di terza, Marzio — ma l’ho fatto per sdrammatizzare, e rideva pure l’insegnante. Noi studenti non siamo preoccupati, non ho visto nessuno girare con la mascherina, nessuno che teneva le distanze per paura di essere infettato: è tutto come prima. Abbiamo rispettato tutte le nuove disposizioni, lavandoci le mani, evitando gli assembramenti all’interno e spostando in cortile la ricreazione».
La «vacanza» imposta della scorsa settimana, per il giovane studente è stata comune messa a frutto: «Ne ho approfittato per lavorare. Di solito nel week-end faccio il cameriere per arrotondare la paghetta. Ero libero dalla scuola e quindi ho lavorato anche durante la settimana».
Michelle frequenta invece la quinta, l’anno della maturità. «Più che del coronavirus siamo preoccupati per gli esami. Perdere una settimana di lezioni non è poco e sono contenta che la chiusura della scuola sia stata revocata. Gli insegnanti — spiega Michelle — ci hanno dato i compiti a casa, cercando di non interrompere il programma».
Da ieri tutto torna alla normalità: «A parte la novità di alcune misure igieniche come l’obbligo di arieggiare l’aula tra un’ora e l’altra e la ricreazione all’esterno, l’altra novità è che il coronavirus è diventato materia di studio perché su epidemie e pandemie ora faremo delle ricerche». Anche Emmanuel è in quinta, ma meno preoccupato di Michelle: «Il primo giorno a scuola dopo la chiusura? Battute e ironia a go go, per forza. E per la mia classe è ancora più facile, perché uno dei nostri compagni è cinese». Ma nessun intento discriminatorio: «Assolutamente no, tutto all’insegna della simpatia. Ma davvero – dice convinto – io non ho avvertito nessun allarmismo».
Carina e Alessia sono invece in quarta. Vocabolario sotto il braccio, escono dall’edificio soddisfatte di aver convinto gli insegnanti a spostare le verifiche programmate: «Gli insegnanti sono stati comprensivi, tutto rinviato per permetterci di recuperare le lezioni. Per il resto, tutto uguale a prima, nessun allarmismo, nessuna isteria». E niente mascherine: «Nemmeno sull’autobus. Questa mattina – spiega una delle ragazze – ero convinta di trovare poca gente a bordo dei mezzi e invece la solita ressa, l’autobus pieno come sempre». Per le due studentesse «la decisione di chiudere le scuole è stata un po’ troppo eccessiva»: «In Trentino non ci sono stati casi di infezione da corinavirus, se non di importazione. Va bene intervenire con misure drastiche nelle zone di contagio, ma qui non ha molto senso».
Ieri, prima dell’inizio delle lezioni, la preside ha convocato tutti i rappresentanti di classe per spiegare le nuove regole, perché fossero loro a farsi portavoce delle novità: «A noi insegnanti – spiega invece Angela Pettinella, che al Da Vinci insegna storia e filosofia – è stata recapitata una mail. I ragazzi hanno mostrato maturità, anche se qualcuno ha manifestato qualche perplessità sulla necessità di chiudere le scuole. Ne abbiamo parlato in classe». Anche la docente crede che non ci sia nessun pericolo, «ma è stato deciso così quando ancora non c’era un quadro chiaro della situazione e nel dubbio credo sia stato meglio procedere con la chiusura». Ora è passata una settimana: «Anche se in realtà soltanto quattro giorni, perché il rientro dopo le festività del carnevale era previsto mercoledì. In questi giorni i miei studenti si sono preparati a casa, perché sapevano che avrei dovuto interrogare già dal primo giorno di rientro. Ho due quinte e il programma ha ritmi serrati in vista dell’esame». Più che la preoccupazione per il contagio, tra gli studenti è emerso il dispiacere per aver perso la possibilità di fare il viaggio di istruzione: «Una mia quinta classe ha dovuto annullare il viaggio a Ginevra, al Cern – afferma Pettinella – e una terza nemmeno è potuta andare alle Viote».
«Complessivamente non si sono evidenziati particolari problemi». Lo comunica anche una nota della Provincia di Trento: «Le presenze di alunni e personale si aggirano mediamente attorno al 95%, in alcuni casi la percentuale è inferiore ma rispetta l’andamento del periodo, specialmente riguardo alle scuole dell’infanzia». Scuole in cui qualche bambino è però stato rimandato a casa perché febbricitante: «Ma si tratta di ordinaria amministrazione — chiarisce però il dirigente generale del Dipartimento alla Conoscenza Roberto Ceccato — succede spesso in periodo di influenze, non c’entra il coronavirus». Nel comunicato viene riportato anche il totale dei litri di sapone disinfettante distribuito negli istituti: «Su un totale di 340 plessi scolastici sono stati consegnati oggi a 270 scuole 1.350 litri di prodotto: si prevede di terminare la consegna entro martedì».