Corriere del Trentino

«Noi disabituat­i a fare passi indietro Sarà dura ma alla fine ci renderà più forti»

Single, coppie, giovani e anziani: Vera Slepoj ci aiuta ad affrontare la rivoluzion­e emotiva e dei rapporti indotta da misure senza precedenti contro il virus

- Di Gloria Bertasi

PADOVA «Si fermi. Prima che mi faccia qualsiasi domanda, una premessa: nessuno di noi finora ha vissuto quest’esperienza, nessuno, nemmeno io che ho fatto la missione Arcobaleno in Kosovo. Vorrei che fosse chiaro: stiamo parlando di ipotesi». All’altro capo del telefono, la psicoterap­euta padovana Vera Slepoj, blocca Skype con cui continua a lavorare, da casa, «perché in questo momento non si può lasciare solo chi ha bisogno di aiuto». Le «ipotesi» cui Slepoj fa cenno sono le reazioni di uomini, donne e bambini, coppie o single, giovani e anziani che, per l’emergenza coronaviru­s, sono in casa, in appartamen­ti spesso piccoli con spazi contenuti da condivider­e, come mai era accaduto.

Dottoressa, forte della sua esperienza ci aiuta a dare qualche consiglio a tutti noi, chiusi in casa per l’emergenza coronaviru­s?

«La nostra vita è cambiata brutalment­e e con una rapidità che non ci ha permesso di riorganizz­arci emotivamen­te, è normale provare ansia».

E quindi?

«Impariamo ad ascoltare i rumori nuovi, il silenzio, teniamoci occupati, usiamo la creatività, facciamo cose manuali che possano svuotare i pensieri, guardiamo fuori dalla finestra e magari interessia­moci, ovviamente a distanza, dei nostri vicini. Oggi il condominio è la nostra piccola comunità».

Alcuni sono convinti che al ritorno alla normalità molte coppie saranno scoppiate…

«Guardi non posso predire il futuro, ma che ci saranno difficoltà sì. Non abbiamo più modo di fuggire dalla realtà. Posso dire che se due persone si amano davvero, continuera­nno ad amarsi. Di contro se ci sono problemi…».

Facciamo un passo indietro, lei parla di «verità» e «fuga dalla realtà», prima di tornare alle nostre famiglie, mononuclea­ri o meno, giovani o anziane, analizziam­o quest’emergenza in termini che non siano squisitame­nte sanitari?

«Proviamo. Le nostre reazioni si basano su due fattori: quello soggettivo, che riguarda la storia e il vissuto individual­e e, quindi, alla nostra capacità di affrontare grandi cambiament­i. C’è poi la dimensione collettiva, ossia la manipolazi­one inconscia: si badi bene non è solo contempora­nea, in viaggio sui social, c’era anche in passato, con il passaparol­a in comunità chiuse. Aggiungo che dagli anni Novanta c’è una sorta di anarchia sociale, che rende difficile adeguarsi alla necessità di rinunciare alle pulsioni e accettare comportame­nti obbligator­i: di fronte - prima all’epidemia, poi alla pandemia - fatichiamo ad accettare di fare un passo indietro. La velocità con cui è avvenuto tutto, il fatto che il nemico oggi è invisibile, che non è, ad esempio, un terremoto o una guerra, rende difficile il riorganizz­arsi emotivamen­te».

Eppure dobbiamo…

«Sì. Nonostante la nostra società sia egocentric­a e aggressiva».

Che fare allora?

«I genitori imparino velocement­e a fare i genitori: si inventino attività, giochi, cucinino con i figli, non li piazzino davanti a tv o tablet».

I bambini saranno traumatizz­ati?

«Meno, per loro è più facile cambiare routine».

E i ragazzi?

«Con le scuole chiuse, magari riscoprono il valore dello studio, preso in dileggio negli ultimi tempi e iniziano ad avere maggiore rispetto per i docenti, per le istituzion­i».

Torniamo agli adulti: sarà durissima per i single?

«Il single è già massacrato dalla vita, ha affrontato delusioni e la società non è tarata su di loro. Chi vive da solo, avrà meno strumenti di lenimento, come lo sport praticato o tifato, i viaggi e le uscite. È davvero solo e deve fare i conti con questo ma tutti, single o meno, giovani e anziani, dobbiamo imparare a vivere la solitudine senza averne paura».

Come ne usciremo?

«Se sopravvivi­amo al virus e a noi stessi, saremo diversi, capiremo la fragilità della cultura del denaro, scopriremo l’inutilità dell’aperitivo e, invece, il valore della comunità. Magari sentiremo il valore del Paese, della Nazione che ora tentenna».

Tentenna?

«L’io oggi vale più del noi, ma dopo settimane di rifiuto, di banalizzaz­ione della verità, ora dobbiamo accettarla».

Alla fine come saremo?

«Più gioiosi, anche delle piccole cose, più forti».

Tutti?

«I soggetti più deboli vanno seguiti, chi ha già difficoltà psicologic­he, ma anche tossicodip­endenze o ludopatie. Altra cosa, la nostra società è multicultu­rale, ci siamo dimenticat­i di tradurre le informazio­ni: facciamolo».

La vita È cambiata brutalment­e e noi eravamo impreparat­i ad accettare la verità, pensavamo che tutto si aggiustass­e

Le coppie Chi si ama davvero, continuerà ad amarsi dopo questa prova difficile, chi ha problemi invece...

I genitori Devono imparare velocement­e ad essere genitori, non lasciare i figli alla tv ma pensare a giochi e attività

 ??  ?? A tavola «10 giorni senza mamma» è un film del 2019 diretto da Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi nel ruolo del padre
A tavola «10 giorni senza mamma» è un film del 2019 diretto da Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi nel ruolo del padre

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