Corriere del Trentino

Raccolta differenzi­ata al top Ma imballaggi leggeri impuri

Sacco azzurro, il 25% del materiale è sbagliato. La valle di Non produce più rifiuti di tutti

- Donatello Baldo

TRENTO «In Trentino a fare la differenzi­ata abbiamo imparato bene». Lo afferma, con cognizione di causa, il dirigente del Servizio gestione impianti dell’Agenzia per la depurazion­e della Provincia di Trento Giovanni Gatti, che commenta così le rilevazion­i statistich­e sulla produzione di rifiuti dall’Istituto di statistica provincial­e: «Negli anni la quantità di indifferen­ziato è stata abbassata notevolmen­te — conferma — ora concentria­moci sulla qualità del rifiuto differenzi­ato».

Dal 2004 al 2018 la quantità totale di rifiuti prodotti in Trentino è pressoché la stessa, con oscillazio­ni tra le 260.000 e le 280.000 tonnellate. Ma se nel 2004 si differenzi­avano soltanto 99.500 tonnellate di rifiuto, nel 2016 la parte differenzi­ata ammonta a 207.000 tonnellate.

Nel 2018, secondo le rilevazion­i Ispat, in Trentino sono stati prodotti 280.008,3 tonnellate di rifiuti: 207.061,6 di differenzi­ata e 72.946,7 di indifferen­ziata. Un trend che continua da anni: «La parte più delicata è quella della frazione degli imballaggi leggeri — spiega Gatti — molti ancora non capiscono cosa ci si deve buttare nel sacco azzurro, perché c’è ancora un 25% di materiale plastico e di altra natura che con gli imballaggi leggeri non c’entra». Molto meglio le altre frazioni: «La parte dell’organico viaggia molto bene, anche se una parte di scarto è fisiologic­a, mentre ci aspettiamo di avere maggiori qualità dalle due frazioni di carta e vetro. Sono già ad alto livello — spiega il dirigente — ma si può fare di più». In sostanza, bene l’umido, ma c’è ancora un margine di migliorame­nto per la frazione secca.

Vediamo allora nel dettaglio com’è composto, per divisione merceologi­ca, il rifiuto in Trentino. Su 329,7 chilogramm­i pro-capite di rifiuto differenzi­ato per ogni abitante, 88,3 sono di frazione organica, 64,6 sono carta, 43,6 multimater­iale, 36,1 vetro, 6,1 la plastica (altre porzioni merceologi­che comprendon­o verde, metalli, legno, tessili, inerti). «Per agire al meglio — spiega Gatti — è necessaria una politica di uniformità delle frazioni. Ora abbiamo ancora piccole zone che sono difformi sulla tipologia provincial­e. Ma in prospettiv­a si arriverà ad una uniformazi­one con tutte le frazioni su tutto il territorio e a quel punto sarà possibile promuovere campagne su scala provincial­e». Campagne che in modo mirato sono già state proposte nel 2019 e che proseguira­nno nel 2020. «Stiamo organizzan­do una serie di eventi sugli imballaggi leggeri».

La pagella che esce dalle rilevazion­i dell’Ispat promuovono i cittadini trentini: la media di rifiuto pro-capite è infatti di 448,1 chilogramm­i, con un differenzi­ato di 331,3 e un indifferen­ziato di 116,7. Ci sono realtà che hanno livelli pro-capite superiori, come la Val di Non dove ogni cittadino produce 505,5 chilogramm­i all’anno di rifiuto. Ma anche realtà che di rifiuto ne producono meno, come la Valsugana: 376 chilogramm­i. «Il quantitati­vo globale è invariato — puntualizz­a però il dirigente del Servizio gestione impianti — e l’importante è la parte differenzi­ata che sempre più deve essere di buona qualità, con un’attenzione sempre più alta nel momento della differenzi­azione. I risultati raggiunti non sono una boutade, sono il risultato di un impegno nel corso degli anni che ormai è un trend storico». Un trend di differenzi­ata che ha permesso di fare a meno dell’incenerito­re. «Ora la questione non è più nemmeno tenuta in consideraz­ione sul piano teorico e la svolta c’è stata con l’aumento su tutto il territorio della raccolta differenzi­ata».

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(Foto Rensi) Consumo Alcuni contenitor­i per la raccolta differenzi­ata a Trento: il dato totale è oltre l’80%

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