UN TAVOLO COMUNE PER GESTIRE LA CRISI
sul territorio.
Dall’inizio dell’emergenza non è stato possibile avere un tavolo di confronto con i vertici provinciali sulle misure di ordine sanitario e organizzative dei comparti Autonomie locali, Sanità e Ricerca per le tante questioni su modalità di accesso agli sportelli, disponibilità effettive di dispositivi sanitari e di protezione (pannelli plexiglas) per utenti e addetti, adeguatezza degli organici e pianificazione di turni (soprattutto nel sistema sanitario e nelle Apsp), sino alla complessa gestione delle assenze causate dal blocco delle attività nelle scuole che interessa tutti, lavoratori pubblici, privati, autonomi, professionisti.
Dopo diverse sollecitazioni, l’incontro con le Autonomie locali avvenuto solo l’altra sera si è rilevato parzialissimo nelle risposte e nell’approccio: unico punto di discussione ammesso è stato lo smart working, peraltro già previsto dalle disposizioni in atto. Indisponibilità assoluta invece a discutere di qualsiasi altro tema, per riferite indicazioni «politiche». Inevasa, dunque, la richiesta di informazioni sulle misure di prevenzione e protezione di dipendenti e utenti, misure organizzative, potenziamento degli accessi on line, valutazione aggiornata dei rischi, auspicabile individuazione di servizi pubblici essenziali non riducibili.
Sul versante sanità, siamo intervenuti per stigmatizzare i primi episodi di contagio che hanno colpito gli operatori, manifestando estrema preoccupazione per la tenuta del sistema che già conta su numeri risicati e rischia ulteriori riduzioni per possibili altri contagi e quarantene. In questo contesto di prima linea, alle difficoltà degli aumentati carichi di lavoro si aggiungono quelle delle esigenze di cura e tutela dei figli a casa per le chiusure scolastiche. Qui servono soluzioni specifiche ed immediate — anche di supporto economico — nella malaugurata ma possibile ipotesi di un protrarsi ed allargarsi del contagio sul territorio e, dunque, nella necessità dei professionisti di presenziare le strutture sanitarie.
Nel settore della Case di riposo abbiamo condiviso e sostenuto la decisione di vietare l’accesso ai familiari, e non abbiamo compreso l’orientamento della giunta provinciale: tensioni di cui davvero non c’è bisogno. Abbiamo tuttavia l’esigenza di un maggiore coinvolgimento anche in questo settore, per far fronte alle tante richieste accorate che ci pervengono da Oss, infermieri e personale ausiliario e amministrativo.
Il repentino cambio di prospettiva prodotto dal provvedimento del governo che estende in tutto il Paese le norme restrittive ci affida una maggiore ed ulteriore responsabilità nei confronti dei nostri rappresentati: confidiamo in una presa d’atto che consenta di superare le difficoltà sinora riscontrate, per consentirci di svolgere correttamente il ruolo di informazione e tutela dei lavoratori, che continuano a rivolgersi al sindacato per preoccupazioni, dubbi, richieste di aiuto in relazione a problemi oggettivamente inediti che stanno emergendo sui posti di lavoro. Va bene il confronto ed il coinvolgimento delle categorie economiche da parte della giunta provinciale, così come avvenuto in queste settimane ma risulta davvero miope — oltre che irrispettoso nei confronti delle migliaia di dipendenti dei servizi pubblici — non istituire tavoli, a questo punto di vera e propria crisi, per un percorso comune che affronti e individui soluzioni per servizi e addetti. A tutti i lavoratori in prima linea, un sostegno non di circostanza.