ARRIVA MARZO E CON LA PRIMAVERA RINASCE LA SPERANZA
Qual è la mia regola «benedettina» (il 21 è san Benedetto) per salvarsi dalla paura? Per me è rifugiarsi in quello che vedo, sento, odoro, tasto, gusto, godere della primavera e rinverdire un tempo ciclico, quello della tradizione.
Siamo a marzo, e per fare il mio mestiere cito Albino Zenatti. Nel 1889, scrive: «La sera del primo di Marzo, chi percorresse la strada che da Verona mena a Rovereto e a Trento… vedrebbe dai poggi che sovrastano ai paeselli delle due rive dell’Adige innalzarsi grandi fiammate ad illuminar di una luce fantastica le vecchie torri degli Scaligeri e dei Castelbarco, e udrebbe grida e canti e spari risvegliar gli echi del Montebaldo...». È uno dei continuatori dell’opera di Nepomuceno Bolognini, patriota garibaldino, fondatore nel 1872 della Sat (la Società degli Alpinisti del Trentino), promotore e redattore dei celebri Annuari che in breve tempo lo fecero conoscere in tutto il Trentino, non solo come scrittore e geografo, ma anche come antesignano di quella letteratura folkloristica che avrà poi un largo seguito. Passano gli anni, ma la tradizione rimane. I bagliori nella notte sono accompagnati da canti rituali e da rime e versi, richiami d’amore per «le belle del paese» che vanno sotto il nome di trato Marzo, che sta per «è entrato marzo», cioè è entrata la primavera.
«Trato marzo e marzo trato/che febraio l’è già passato» o, nella versione della Val Venosta ci si riferisce al lancio verso il cielo di ruote infuocate ad invocare il «ritorno» del sole: «Con la rima che ora ho pensataa chi sarà la ruota dedicata? Lancio questo mio disco ben ardente e le parole innamorate a Verena che ho in mente...» Tradizione del trato Marzo un tempo diffusa in tutto il Trentino e presente con varianti significative in tutto l’arco alpino (Scheibenschlagen in Tirolo, Cialandamarz nei Grigioni, Las cìdulas in Carnia, Far lume a marzo in varie località dell’Italia settentrionale ed in particolare nel Veneto) (Morelli - Poppi 2001). Tale rito si ricollega alle feste celebrate nell’antica Roma alle calende di marzo, mese che apriva l’anno romano. Citazioni, riti antichi, riti di passaggio, riti di primavera, riti di fuochi per scacciare gli orrori dell’inverno. Marzo è considerato il mese dal tempo incerto «Marzo pazzerello, un giorno piove ed uno fa bello». Sono previsti i ritorni del freddo (i famosi nodi del freddo) fra i quali a marzo cadono il giorno di San Giuseppe, il 19, il 25 (l’Annunziata) e il 29,30,31, i giorni della vecchia che si riferiscono alla leggenda che vede Marzo alle prese con una vecchia furba, che conoscendo il tempo riusciva a scansare sempre le sue piogge e le sue tempeste. Questo durò gli ultimi giorni di Marzo, che erano trenta. Il giorno dopo, oggi il 31, Marzo chiese in prestito un giorno a suo fratello Aprile e riuscì ad imbrogliare la vecchia furbacchiona che pensava di aver scampato il pericolo. Di qui il proverbio «Coda di marzo e testa d’Aprile non si sa il freddo che possa venire». E basta con i proverbi. Speriamo che questa benedetta o maledetta primavera ci porti davvero il nuovo e la speranza.