Seconde case, interviene Roma
Fugatti: «L’ha promesso il ministro Boccia, altrimenti faremo da soli». Kompatscher: «C’è preoccupazione»
Il governo potrebbe intervenire nella regolamentazione della presenza nelle seconde case. Lo ha spiegato ieri il governatore Maurizio Fugatti. E da Roma i segnali sono incoraggianti. Ma tra i sindaci e a livello politico la polemica non si placa.
TRENTO Lo sguardo è rivolto verso Roma: «Il ministro Francesco Boccia ha annunciato di voler intervenire in settimana». Al termine di un’altra giornata in apnea, è stato ieri il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti a voler tornare sulla questione — dibattutissima — delle seconde case. E della presenza in regione di persone non residenti. «Ne abbiamo discusso anche stamattina (ieri, ndr) nel briefing tecnico con la protezione civile nazionale — ha aggiunto il governatore — e ci hanno detto che un’azione è allo studio. Ce la aspettiamo: per motivi di villeggiatura non ci si può muovere». Parole forti, che hanno confermato una posizione già espressa nei giorni scorsi. E sfociata anche in prese di posizione — più o meno dure — dei sindaci a livello regionale. «Se il governo nazionale interverrà bene, altrimenti lo faremo noi, ben sapendo che i margini di azione sono limitati» ha chiarito Fugatti. Da Roma arrivano comunque segnali incoraggianti: «Stiamo seguendo la questione» ammettono gli uffici del ministero. La leva su cui agire, di fatto, è quella del domicilio, che non potrà essere indicata quale giustificazione di movimento da una regione all’altra (se non per comprovati motivi di lavoro).
«Qui — ha aggiunto sullo stesso tema il Landeshauptmann Arno Kompatscher, durante la quotidiana videoconferenza sul coronavirus, annunciando puntualizzazioni in una nuova ordinanza — non si caccia nessuno». Il problema, ha ricordato il governatore, è un altro: «Fin dall’inizio — ha ricostruito la vicenda il presidente della Provincia di Bolzano — abbiamo espresso una forte raccomandazione rivolta a chi si trova sul nostro territorio. Noi, in sostanza, abbiamo consigliato subito alle persone che non si trovano qui per lavoro, ma per una mera frequentazione della nostra provincia, di mettersi nella condizione di avere la propria assistenza medica». Detto in altri termini: di tornare nel comune di residenza, dove possono disporre del proprio medico, senza gravare sulla sanità trentina e altoatesina già messe a dura prova dall’emergenza in corso.
Ma i sindaci incalzano. Ieri, a ribadire la posizione davanti a Fugatti sono stati molti amministratori locali trentini, nella videoconferenza andata in scena nella sede del Consorzio dei Comuni. «Si tratta — ha sintetizzato a fine riunione il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena — di un tema che avevamo già affrontato con il presidente nei giorni scorsi. Sappiamo che i due presidenti, trentino e altoatesino, hanno investito il governo di questa vicenda. E sappiamo che non sono stati i soli». A chiedere al governo una regolamentazione del problema infatti sono stati anche altri governatori. Consapevoli che «se non interverrà il governo dovremo intervenire a livello locale» ha ammesso Gianmoena. Il quale ha voluto ringraziare sindaci, presidenti di Comunità e operatori che garantiscono i servizi essenziali. E che, sulle seconde case, si è confrontato con i colleghi altoatesini per capire come muoversi in modo unitario.
E proprio in Alto Adige la polemica rimane accesa. Da una parte i rappresentanti di Süd-Tiroler Freiheit incitano i sindaci di Valdaora e della Valle Aurina a seguire l’esempio dei colleghi di San Candido, Sesto Pusteria e Selva Gardena e Vipiteno, nell’intimare un abbandono delle rispettive abitazioni ai non residenti e dall’altra Alessandro Urzì di Alto Adige nel cuore-Fratelli d’Italia ribadisce che la Costituzione italiana stabilisce che ogni cittadino può soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio italiano e denuncia come gravi e illegittimi i comportamenti di taluni sindaci. In Alta Pusteria e anche in Val Gardena, le forze dell’ordine confermano le sollecitazioni pervenute da diverse amministrazioni comunali per la verifica dell’ordinanza di Kompatscher, sottolineando altresì che, secondo le leggi vigenti, i cittadini regolarmente domiciliati hanno l’unico obbligo di rispettare alla lettera i comportamenti del decreto Conte. Un cittadino, interessato dal decreto Kompatscher e che preferisce rimanere anonimo, motiva anche il suo diritto a non lasciare il territorio altoatesino: «Secondo le disposizioni, in caso di sintomatologie di qualsiasi tipo, devo contattare il mio medico di base via telefono. Risulta anche capziosa, quindi, la giustificazione per cui dovrei andarmene essendo privo dell’assistenza di base. Telefonare al mio medico a Bolzano o a Milano non cambierebbe la mia diagnosi e dovendo eventualmente fare ricorso al 112, ricordo che il servizio sanitario è nazionale». A Brunico, il sindaco Roland Griessmair si schiera con l’amministrazione provinciale, anche se puntualizza: «Il problema delle seconde case qui è marginale e dai nostri controlli sono pochissimi i casi di persone che le occupano. Finora abbiamo dovuto invitare tre persone a raggiungere la loro residenza».
Trentino
Abbiamo sollevato la questione durante il briefing tecnico nazionale Ora ci aspettiamo che Roma agisca: non ci si può muovere per villeggiatura
Alto Adige
Non vogliamo cacciare nessuno ma consigliamo a chi è qui per mera permanenz a sul territorio di mettersi nelle condizioni di avere una assistenza sanitaria