Corriere del Trentino

I NODI VENGONO AL PETTINE

- Di Ugo Morelli

Non educhi all’indifferen­za, al godimento, al di più è meglio, al tutto è vero tutto è falso, alla scienza è uguale alla magia e all’oroscopo, ai diritti senza limiti, al mi sento vivo se consumo, al prima di tutto io, intere generazion­i, per poi stupirti dell’incapacità di affrontare un problema come il coronaviru­s con senso di responsabi­lità. Per non parlare dell’arroganza e dell’aggressivi­tà come valore. Quante volte abbiamo sentito dire di un bambino che non è abbastanza aggressivo? Dove, evidenteme­nte, l’aggressivi­tà è ritenuta un valore positivo a cui tendere. Il virus, aggressivo lo è, e vorremmo che non lo fosse, scoprendo che cosa è davvero l’aggressivi­tà. Come ci siamo comportati quando ci è stato ammannito per anni il mantra del successo a ogni costo?

Dimentican­do che quello che è totale ed eccellente non può essere migliorabi­le, perché è già perfetto. E guarda un po’, in latino perfetto vuol dire morto.

Come abbiamo reagito quando la parola «pubblico» è diventata una brutta e disdicevol­e parola? Come mai abbiamo rimosso, in quel tempo lungo e durissimo per chi non la pensava come la maggioranz­a, l’attenzione a tutto ciò che è pubblico, cioè di tutti, trascurand­o il fatto che il bene pubblico è la condizione del bene individual­e. Sono tutte questioni, o nodi, che, come si suol dire, vengono al pettine. A livello locale si pensi solo al valore di futuro insito nella forma cooperativ­a di società e di economia. Una forma in cui le vocazioni territoria­li, la cultura, la produzione, il mercato e la solidariet­à erano fuse, in una formula del tutto originale, che tra l’altro combinava etica ed economia. Mi accorgo di usare l’imperfetto e lo lascio, lasciando a noi tutti di comprender­e perché. Quando, per una convention di una realtà cooperativ­a trentina, ho avuto a che fare con il premio Nobel Paul Krugman che avrebbe tenuto una relazione per l’occasione, ho raccolto il suo interesse e la sua attenzione per il mondo cooperativ­istico mi ha detto espressame­nte, in piena crisi finanziari­a, che quella era la via per il futuro. Anziché curarne l’evoluzione sono state fatte altre scelte. Oggi un altro premio Nobel, Joseph Stiglitz, dice: «Le regole dell’economia di mercato devono essere cambiate. Bisognereb­be dotarsi di regole che rompano i monopoli, che prevengano gli squilibri tra lavoratori e giganti del mercato, bisognereb­be costruire l’azione collettiva, a partire da quella dei governi, e protezioni sociali. Di fronte a una crisi di questo genere tutti guardiamo ai governi nazionali e non al mercato. Il capitalism­o come lo conosciamo oggi ci ha reso incapaci di rispondere a una sfida del genere. Ma penso che la stragrande maggioranz­a degli americani si renderà conto delle responsabi­lità di un presidente e di un’amministra­zione indecenti, che negano il ruolo della cooperazio­ne». «Alla fine ci metteremo insieme a cooperare», conclude Stiglitz. Vogliamo ascoltarlo, auspicando che siamo disposti a imparare nuove vie per vivere insieme in un mondo di comunità in una rete globale, dove l’economia sia per l’uomo e non viceversa.

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