In farmacia cercando la cura anti-virus
In una città spettrale le farmacie rimangono un presidio. Si chiedono mascherine e la cura per il coronavirus.
TRENTO Nella città irreale con le serrande abbassate, oltre ai supermercati e ai tabaccai con le code in entrata distanziate molto più del raccomandato metro, ci sono le farmacie: servizio più che mai essenziale. «No, niente più mascherine e nemmeno gel disinfettante, tutto finito. E non vendiamo la “cura” contro il coronavirus — concordano i farmacisti — ma come al solito le medicine contro tutte quelle malattie che anche in questi giorni continuano ad esistere».
In piazza Duomo, vuota e silenziosa, c’è la farmacia Dall’Armi. «Si sente il rumore della fontanella all’angolo di via Belenziani», fa notare incredulo un anziano che attende il suo turno per entrare. Indossa la mascherina, i guanti: «La mascherina l’ha confezionata mia moglie, ma so benissimo che non serve a nulla, è più l’effetto psicologico». Da dietro la barriera di plexiglass montata ad hoc, i farmacisti accolgono i clienti: «Clienti che hanno capito bene la situazione, sono rispettosi delle distanze, non si trattengono più del dovuto. Chiedono consigli, si fidano del nostro parere, anche quando smontiamo le bufale che girano in rete». Il lavoro è calato, meno richieste di prodotti da banco: «Sembra che la gente abbia capito che si esce solo per l’indispensabile e più che altro le richieste sono per i farmaci che necessitano della ricetta, per le cure indicate dal medico. Ma per chi volesse basta una telefonata — spiegano alla Dall’Armi — e il farmaco richiesto lo portiamo noi a domicilio».
Anche una mamma con un bimbo piccolo nel passeggino si mette in coda, la farmacista esce in strada per evitare che sia obbligata a entrare: «Approfitto per comperare le cose necessarie per mio figlio, dovevo passare in città per un appuntamento inderogabile negli uffici dell’anagrafe. Il tempo necessario e torno subito a casa in taxi».
«Affluenza calata ma servizio regolare» nella farmacia di piazza Pasi. Qui gli spazi sono più grandi, c’è chi si attarda nel chiedere consiglio: «Chiedono la vitamina C — dice una delle farmaciste — e scopro che in televisione c’è un tizio che propone addirittura di assumerne dosi fino a 9 grammi al giorno. Non un medico, ma uno che si spaccia per tale. Noi spieghiamo a tutti che contro il coronavirus ci si difende tenendo le distanze, lavandosi le mani, rimanendo a casa il più possibile, altro che vitamine».
In via Mantonva, alla farmacia Gallo, si entra pochi per volta e come altrove i clienti sono al di là della barriera di plexiglass: «Ma noi non indossiamo le mascherine — spiega una giovane farmacista — perché servono soltanto se si hanno sintomi e comunque la barriera più sicura è la distanza e questo pannello che ci separa dai clienti. Certo, c’è meno afflusso ma ancora troppo, soprattutto di persone anziane che dovrebbero rimanere a casa. I farmaci venduti sono i soliti di sempre, perché pur in presenza del coronavirus non è che siano scomparse le altre patologie».
Fuori dalla cintura del centro storico, come nel caso di Madonna Bianca, le farmacie
I dubbi Chiedono la vitamina C e scopro che in televisione c’è un tizio che propone addirittura di assumerne dosi fino a 9 grammi al giorno
di quartiere diventano luoghi di «rassicurazione»: «Molti ci chiedono informazioni sul decorso di questa epidemia, quando finirà, come finirà. Non sempre ci sono risposte ma cerchiamo di tranquillizzare i clienti, soprattutto i più anziani. C’è chi manifesta preoccupazione, ansia, chi chiede prodotti rilassanti e per quello che possiamo consigliamo qualche preparazione erboristica. Ma soprattutto diciamo a i nostri clienti di fidarsi soltanto dei canali informativi ufficiali e di non credere a tutte le fake-news che girano in questi giorni. Un prodotto miracoloso per difendersi dal virus non c’è».