Corriere del Trentino

SULLE BORSE DI STUDIO URGENTE UNA VERIFICA

- Di Walter Alotti * * Segretario generale Uil del Trentino

Sotto le ceneri giacevano tizzoni ardenti. Il nostro intervento sulle borse di studio universita­rie — o meglio, sui piani di accumulo — ha stimolato le interessan­ti e convinte risposte di chi questo strumento lo ha studiato e disegnato (FBK e Professor Schizzerot­to) e di chi poi lo ha introdotto (lex assessora all’università, Sara Ferrari), bene. I dati, lo sappiamo bene, si possono leggere e interpreta­re in modo diverso a seconda del punto di osservazio­ne e dei riferiment­i con cui si relazionan­o, ma sull’esiguità delle famiglie che hanno utilizzato questo strumento credo non ci siano dubbi. Il professor Schizzerot­to parla di soli 130 studenti beneficiar­i al 17 di febbraio di quest’anno, dato reso pubblico dalla Provincia. Si tratta quindi di 130 famiglie aderenti (dal 2017, quando la proposta è stata effettivam­ente attivata) che, rapportate alle 5.790 matricole dell’Ateneo di Trento — e non sappiamo quanti altri trentini siano distribuit­i sulle altre università italiane ed estere — non sembrano rappresent­are un dato entusiasma­nte.

Il piano di accumulo sarà pure, come afferma la consiglier­a Sara Ferrari, uno strumento frutto di una scelta «lungimiran­te» e i dati del professor Schizzerot­to e del ricercator­e

FBK Vergolini potranno pure dargli un lustro in termini d’intelligen­za ed efficacia, ma per un osservator­e semplice concreto — magari un po’ malizioso — come lo scrivente sindacalis­ta diplomato ragioniere, è faticoso riconoscer­e nei numeri assoluti emersi la realizzazi­one di un successo. Oltre all’esiguità di chi ha aderito alla proposta, implementa­ta da quasi un quadrienni­o, riuscendo a goderne per tutto il percorso universita­rio — consideran­do anche che è pure legata all’indice Isee — traspare anche la scarsezza dell’importo medio del beneficio. Metà degli studenti interessat­i riceverà meno di 1000 euro, un incentivo insufficie­nte ad aiutare i nostri giovanissi­mi meno abbienti ad affrontare quella spesa, tanto più impegnativ­a per i fuori sede.

Nel complesso per la Provincia, passata dall’investimen­to milionario delle borse di studio del bando 5b (Fondo Giovani) e del Prestito d’Onore — di cui noi in Uil abbiamo ancora nostalgia — a una spesa per i piani d’accumulo di poche centinaia di migliaia di euro, si tratta di un bel risparmio. Numeri alla mano, sulla destinazio­ne di risorse così scarse da parte della Provincia alla domanda locale d’istruzione terziaria, sembriamo — pur con posizioni diverse — non avere grandi divergenze con i proponenti di questo strumento. Un’altra consideraz­ione che abbiamo in comune, e mi riferisco in particolar­e alle affermazio­ni dei tecnici al riguardo, concerne la completa assenza di qualsiasi attività di monitoragg­io della misura del piano d’accumulo e la debolissim­a (per non dire inconsiste­nte) azione di promozione fra le famiglie, priva di qualsiasi orientamen­to ponderato dei ragazzi alla scelta di un percorso futuro.

In ultimo, quindi, la doverosa richiesta al «silente» assessore all’istruzione e all’università Mirko Bisesti: mettere velocement­e a disposizio­ne dei tecnici e dell’opinione pubblica tutti i dati aggiornati risultanti all’amministra­zione dall’attivazion­e dei piani di accumulo, allo scopo di verificarn­e l’effettiva efficacia. Un’efficacia sulla quale anche la consiglier­a Ferrari, nella sua replica al nostro intervento, pare esprimere qualche dubbio quando dichiara che la sua stima di aumento delle immatricol­azioni e dei laureati in Trentino manca proprio di quei dati di lettura del fenomeno.

Bisesti si esprima poi sulle eventuali altre opzioni che pensa di attuare per aumentare il tasso di immatricol­azione all’università dei giovani trentini, dando senso e corpo a una delega — quella sull’università, oggi unita a quella dell’istruzione — così centrale per il migliorame­nto del sistema trentino della formazione e dell’innovazion­e.

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