Daniele Spini e l’Haydn «La musica non si ferma»
Il direttore artistico dell’orchestra regionale dal suo ritiro forzato di Fiesole: «Non è facile per i musicisti non suonare dal vivo. Torneremo presto»
Anche l’orchestra Haydn è stata costretta ormai da giorni a fermarsi per l’emergenza coronavirus.
I concerti dell’Orchestra diretti da Michele Mariotti dovrebbero riprendere il 7 aprile a Bolzano e l’8 a Trento. Con Mariotti e la Haydn, ci sarà la pianista, Varvara Nepomnyashchaya. In programma, musiche di Brahms, Mozart e Schumann.
Ma ancora nulla è confermato.
Intanto, anche per Daniele Spini, direttore artistico dell’orchestra Haydn dal febbraio 2013, giornalista specializzato e per anni docente nei conservatori, è tempo di fermarsi e di stare a casa. E dalla sua dimora di Fiesole, affollata di libri e partiture musicali, racconta come sta trascorrendo questi giorni di emergenza.
Professor Spini, sta cambiando le sue abitudini casalinghe?
«Sono le stesse: l’unico cambiamento è che non esco di casa».
La musica, per lei grande passione. Che cosa sta ascoltando in questo periodo?
«In questi giorni preferisco la musica più interiore e astratta: in testa a tutti il Quintetto op. 163 di Schubert, che è uno dei pezzi di musica più belli e profondi che siano mai stati scritti. Arthur Rubinstein una volta disse che avrebbe voluto morire ascoltando l’Adagio. Io penso che valga la pena di ascoltarlo e riascoltarlo anche e soprattutto in un momento nel quale invece facciamo il possibile per continuare a vivere. La musica fa bene a tutte le ore».
E le sue letture?
«I grandi classici, direi: ci ricordano che il mondo esiste da tanto tempo e per tanto tempo continuerà a esistere, superando guerre e pandemie. Il Decameron di Boccaccio - il cui sfondo è comunemente identificato
con la campagna vicino a casa mia, in riva al Mugnone ci insegna come sopravvivere in queste situazioni».
Guarda la televisione?
«Ovviamente in questo momento guardo soprattutto i telegiornali. Evito - e consiglio di evitare - il profluvio di chiacchiere che angustia da tempo la tivù, e che adesso è specialmente ripetitivo»
Ha qualche hobby?
«Non ho hobby: ma quando ho tempo riordino i libri: ne ho la casa piena»
Lei viaggia spesso e non solo con l’orchestra Haydn. Ora con quale stato d’animo affronta questo stop obbligatorio?
«Fiducioso, ovviamente. Ma anche consapevole che il conto dei danni a cose fatte sarà terribile, e che ci vorrà tantissimo tempo per recuperare. Proprio per questo appena sarà possibile dovremo rimboccarci le maniche e non perdere un istante».
Che segnali sta ricevendo in questi giorni dalla sua orchestra Haydn?
«Non è facile per un artista fermarsi. Noi stiamo lavorando anche da casa, a distanza, anche grazie ai mezzi di cui oggi possiamo disporre. L’orchestra invece, i musicisti sono costretti a segnare il passo. E so che ai musicisti questo costa molto. Poi naturalmente ci sono le preoccupazioni per il futuro immediato, che sono pesanti per loro come per tutti. E chi lavora nel mondo dello spettacolo dal vivo, già sta avendo gravi ripercussioni professionali e economiche».