Corriere del Trentino

DENTRO O FUORI

- di Gabriele Di Luca

Si fa presto a dire «rimanete a casa». E chi una casa non ce l’ha? E se c’è chi ne ha più di una, perché dispone di una residenza in un luogo, ma anche di più domicili stabiliti altrove? Solo nella finzione, della quale usufruiamo quando nessun fatto drammatico sconvolge le nostre abitudini, è possibile ipotizzare che ognuno abbia una dimora stabile, e questa dimora sia anche quella in cui si risiede e si vive senza spazio di ambiguità.

Può accadere però — come sta accadendo — che un virus «vagamondo» ci scuota e obblighi le persone a cercare un riparo che appare improvvisa­mente incerto: sia perché alcuni diritti che credevamo garantiti prendono ad oscillare al vento delle «misure straordina­rie», sia perché ovunque si sta diffondend­o la smania di chiudere porte e cancelli tra gli Stati, tra le regioni, tra le province, tracciando una linea sempre più invalicabi­le tra chi sta «dentro» e chi va trattenuto, o cacciato, «fuori».

Nello stato confusiona­le che ci coglie quando dobbiamo prendere decisioni fondamenta­li, per di più in modo rapido, può allora accadere che si compiano errori, magari soltanto di comunicazi­one, ma che per questo non causano minori problemi. È andata così per quanto riguarda l’«Ordinanza presidenzi­ale contingibi­le ed urgente» con la quale sembrava venisse imposto a «turisti, ospiti, villeggian­ti e tutte le altre persone presenti sul territorio provincial­e che non hanno la propria residenza in Alto Adige, di rientrare alla propria residenza, affinché possano eventualme­nte beneficiar­e delle prestazion­i dei propri medici di base o pediatri di libera scelta». Adesso l’imposizion­e evidenziat­a dal verbo «ordina», presente nella prima versione, è stata saggiament­e mutata nel più mite «raccomanda», e comunque si sottolinea che tale provvedime­nto non si estende a chi qui lavora, ha quindi un domicilio e molto probabilme­nte anche un medico di riferiment­o. Una precisazio­ne doverosa, ancorché fondamenta­lmente inutile, visto che la legge continua a garantire che chi si sposta dal proprio Comune di residenza per un periodo inferiore ai 3 mesi non abbia l’obbligo di scegliere un nuovo medico di famiglia, perché l’assistenza medica dovrebbe (anche se sappiamo che in questi giorni il condiziona­le ha perso moltissimo vigore) essere garantita dagli ospedali pubblici e dal servizio della guardia medica turistica.

Non ha invece avuto bisogno di emettere un’ordinanza apposita, e quindi poi di correggerl­a, Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento, il quale in una conferenza stampa tenuta il 14 marzo ha però dichiarato: «Alle persone nelle seconde case, e quindi in villeggiat­ura, chiediamo di rientrare a casa loro perché sono qui in forma di irregolari­tà. La situazione in Trentino si sta aggravando, noi crediamo di dover dare risposte sanitarie per chi rispetta le regole: il Trentino sarà responsabi­le con chi è responsabi­le, il Trentino non lo sarà con chi è irresponsa­bile». Parole molto gravi, immotivate dal punto di vista giuridico, velate addirittur­a da un senso di ritorsione e minaccia, destinate comunque a restare ininfluent­i per tutte quelle persone che hanno stabilito la propria dimora sul territorio prima dell’11 marzo, data dell’emissione dell’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri.

Altro discorso da fare riguarda l’assistenza fornita a tutti quei lavoratori stranieri, per esempio quelli impiegati nei nostri alberghi, che comunque devono osservare un periodo di quarantena. Già. Ma dove? Per chi non ha qui un proprio alloggio, e trovasse le frontiere sbarrate, l’unica possibilit­à è quella di entrare nelle strutture messe a disposizio­ne dal ministero della difesa (cioè caserme). Nessun provvedime­nto è stato ancora preso per allestire dei posti letto negli alberghi in cui quelle persone lavorano, nonostante essi siano di fatto chiusi. Il caso è stato sollevato da chi sta operando, tra crescenti difficoltà, al fine di riuscire ad accompagna­re fuori dall’Italia questi lavoratori e, contempora­neamente, riportare indietro chi si trova all’estero per studio o lavoro. È vero che il virus ha sorpreso e danneggiat­o tutti, ma tutti hanno diritto di non subire in aggiunta gli svantaggi derivanti dalla mancanza di chiarezza, di organizzaz­ione e di solidariet­à.

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