Sulle nevi delle Viote già 5 pazienti
Centro di ecologia alpina. I «quarantenati» sono tutti tornati a casa dopo i canonici 14 giorni di isolamento, i cinesi già da tempo, l’ultimo trentino qualche giorno fa. Ora è il turno degli infetti: anche le Viote stanno entrando a pieno titolo nella strategia logistica di posti letto per contrastare l’emergenza in atto.
Gli attori in campo nella realizzazione di una struttura in grado di accogliere i futuri pazienti sono la Protezione Civile — che si occupa della parte prettamente logistica e di allestimento — l’Azienda sanitaria con l’ovvio e indispensabile coordinamento medico e i volontari della Croce Rossa che a titolo completamente gratuito mettono a disposizione tempo ed esperienza in tutto quello che può essere d’aiuto, anche le pulizie e il controllo.
Due degli edifici laterali, quelli in migliori condizioni, sono già stati allestiti con 24 posti letto, un numero che è già previsto potrebbe aumentare in caso di necessità. Semplici reti metalliche e materassi sono gli unici mobili previsti nelle sale spoglie, ed è stata installata una doccia aggiuntiva per garantire l’igiene minima dei futuri ospiti.
L’edificio principale eredita quanto già predisposto per le quarantene delle scorse settimane: 16 posti letto collocati al primo piano ideali per l’isolamento e altri pronti a essere messi in attività nel sottotetto. In totale più di 40 posti letto per altrettanti pazienti non gravi. Per le caratteristiche tecniche della struttura infatti le Viote verrà impiegata come luogo di destinazione di pazienti infetti da coronavirus con sintomi lievi e completamente autosufficienti nella respirazione che per varie ragioni — ulteriori patologie di tipo fisico o psichico, assenza della famiglia o di una rete di supporto — non possono essere messi in cura domestica.
Il cortile centrale, ora ancora fangoso per le precipitazioni degli scorsi giorni, sarà perfetta pista di atterraggio per l’elicottero nel caso in cui qualcuno dei pazienti dovesse peggiorare e aver bisogno di essere trasportato in tempi rapidi all’ospedale di Rovereto o del Santa Chiara. Per garantire la sicurezza degli operatori sanitari e impedire la diffusione della malattia oltre il confine della struttura, nell’edificio principale è stata costruita una sezione stagna nella quale gli infermieri e i medici devono transitare in entrata e in uscita, per indossare i dispositivi di protezione e farsi la doccia igienizzante. Una sorta di camera di decompressione che restituirà all’ex caserma la sua funzione difensiva e divisiva tra il mondo «fuori», possibile sede di trasmissione del virus ma sano, e l’universo controllato e certamente infetto «dentro».
Al momento in cura nella struttura ci sono già cinque persone positive ai tamponi ma in buone condizioni generali. La speranza è che gli altri letti non vegano mai occupati e che il silenzio della neve non debba mai essere interrotto dal rumore delle pale dell’elicottero.