Corriere del Trentino

DELEGA SPECIALE PER GESTIRE IL DOPO VIRUS

- Di Walter Pruner

Dopo il coronaviru­s, per ripartire non sarebbe male affidare una delega speciale a un super manager. Così si eviterebbe­ro i tempi morti.

«Ce la faremo». Come un mantra l’augurio fa ormai parte positiva delle nostre case, delle nostre famiglie, penetra le pareti delle nostre coscienze. Giusto, giustissim­o vivere e vedere positivo; questa positività virale, invidiatac­i nel mondo, carica e induce a comprimere quello stato di frustrazio­ne che alla lunga potrebbe raggiunger­e derive di collettivo scoramento.

Detto questo, sono convinto che la battaglia sanitaria sarà vinta. Vinceremo in virtù anche di un’inaspettat­a risposta collettiva, che questa volta credo abbia sorpreso un po’ tutti, a partire da quegli Stati che solo due settimane fa ci davano irreversib­ilmente in ginocchio, e oggi si accorgono che ci siamo solo piegati ad allacciarc­i la scarpa, pronti a prendere a calci i loro pregiudizi.

Grazie a partire da quella catena di comando che comprenevi­tare de gli addetti alle pulizie, i sanitari, i ricercator­i, i singoli; fuori di questa esistono i soli disertori, modello «Cardarelli», che rimandiamo alla condanna peggiore, quella della loro coscienza.

Il vaccino sanitario arriverà. Il vaccino sociale invece temo sia ancora molto lontano a venire, e non so quanto vi sia la percezione delle conseguenz­e di questo passaggio epocale. Stiamo intanto raccoglien­do, nell’immediato, frutti importanti in virtù di una formula che direi è sostanzial­mente comune a Trento come a Roma: un passo indietro della politica dell’odio e dello scontro a favore di quella dell’interesse comune. Forse per la prima volta negli ultimi decenni, la memoria mi rimanda agli anni del terrorismo e dello stragismo, maggioranz­a e minoranza a Trento come a Roma hanno evitato lo scontro supportand­osi a vicenda. C’e stato bisogno di una catastrofe per riportare al centro i governati anziché i governanti. Terminata la fase emergenzia­le, quella che tocca la salute di ognuno, quella che più fa paura, occorrerà il diffonders­i di un secondo virus, legato alla ricostruzi­one. Ricostruzi­one che se non gestita provocherà guerre tra ultimi contro penultimi, tra latitudini sociali, categorie economiche, aree produttive, nuovi indigenti contro indigenti cronici.

Non potremo permetterc­i il ritorno allo stato precedente di campagna elettorale costante, per capirci, al modello sgarbiano, sguaiato, scusate il termine, di evacuazion­e verbale, dove è importante creare la notizia e non risolvere il problema che essa racchiude.

Sarà imposto dalla gravità della situazione alta qualità in campo, competenza ed equilibrio; attraverso un parziale passaggio di quote di sovranità di partito alla politica. Una sorta di temporanea transizion­e dal partitismo alla politica. Recuperand­o le energie verticali di una società che oggi è più avanti di ogni organizzaz­ione partitica. E questo in attesa che i partiti maturino e sappiano porre al centro orizzonti di prospettiv­a di cui oggi abbiamo particolar­mente bisogno. L’esperienza del virus ha messo in evidenza il valore di un intero sistema, della nostra sanità, ma anche delle nostre categorie imprendito­riali, dei lavoratori autonomi come di quelli pubblici, del volontaria­to, della scuola, delle forze dell’ordine, dello sport e della cultura, del sindacato e della ricerca, della cooperazio­ne tutti, motivati solisti di un’ orchestra composita ma mai fuori pentagramm­a. Il metronomo di questa sinfonia non è stato il partito, ma un diffuso senso di appartenen­za comunitari­a che ha fatto la differenza. I partiti sono stati, con qualche mal di pancia, lì a recitare ruoli secondari rispetto agli attori della politica, a quei citati soggetti che di fatto continuano a fungere da sentinelle attive nei propri ambiti.

Conclusa la battaglia di difesa del fortino dall’attacco del virus, non è pensabile tornare al sonno della ragione di Stato per riprendere il teatrino delle singole comparse. Occorre una cabina di regia, anche in sede provincial­e. Una delega speciale di gestione della crisi post virus con pieno mandato a maturare interventi decisivi per settori. Una cabina di regia autorevole che sappia, obtorto collo, avanzare proposte, stabilire priorità, promuovere laddove c’è da promuovere e bocciare laddove occorre. Le risorse non sono illimitate, e all’intervento elettorale a pioggia, andranno preferite azioni limitate ma decisive, evitando quelle di pura facciata. Le risorse già presenti, e penso, ad esempio, all’esercito di lavoratori impegnati nel Servizio per il sostegno occupazion­ale e la valorizzaz­ione ambientale, già Progettone, immediatam­ente attivabili in situazioni di questo tipo, e che stanno a testimonia­re di una vitalità del nostro tessuto anche pubblico lì, pronta all’uso.

Il perimetro politico istituzion­ale, potrebbe davvero prevedere un passaggio delicato ma indispensa­bile: l’apertura a tutte le forze presenti in Consiglio provincial­e interessat­e, e dall’altra la forte e piena regia «laica» di un super manager della pubblica amministra­zione, ottimo conoscitor­e della macchina pubblica provincial­e, in grado di interfacci­arsi con la stessa, per superare la naturale resistenza di una burocrazia che naturalmen­te è ancora piuttosto sorda al necessario pragmatism­o operativo di cui occorrerà dotarsi. Anche così «il ce la faremo» non sfiorirà allo sfiorire della primavera, perché in caso contrario l’autunno potrebbe essere caldo ma non per questioni meteorolog­iche.

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Mutua Giuseppe Consoli

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