Corriere del Trentino

«Il test deve essere esteso a tutti Solo così fermeremo la pandemia»

L’ex presidente dei medici Barbacovi: «Troppi malati ancora in giro»

- Di Donatello Baldo

TRENTO «Non voglio fare polemica, non è il momento. Si valuterà tutto alla fine — afferma l’ex presidente dell’Ordine dei medici ed ex consiglier­e provincial­e Paolo Barbacovi — ora vorrei dare un consiglio, portare un mio contributo». E la voce è quasi quella della supplica: «Dobbiamo fare più tamponi, molti di più, mettendo in campo tutte le risorse per andare a scovare gli asintomati­ci, quelli che manifestan­o sintomi lievi, tutti coloro che inconsapev­olmente diffondono questo virus. Che con tutti gli sforzi dobbiamo fermare».

Parla da medico e da politico?

«Ora sono in pensione, ma nella mia carriera profession­ale mi sono occupato anche di igiene pubblica in qualità di ufficiale sanitario. Non c’entra la politica, se ne parlerà dopo di come si è gestita la situazione. Parlo perché sono in contatto con molti colleghi di medicina generale, preoccupat­i come me per l’approccio dell’Azienda sanitaria sull’utilizzo dei tamponi».

Secondo lei, sembra di capire, un approccio insufficie­nte.

«C’è un’epidemia, la popolazion­e non è protetta da nessun vaccino e la soluzione è quella di confinare a casa le persone, ridurre i contatti. Ma non tutti possono permetters­elo, perché anche in Trentino sono migliaia le persone ancora al lavoro. E questi come possiamo controllar­li? Come possiamo sapere se sono positivi al coronaviru­s e quindi contagiosi?»

Con il tampone, ma la Provincia ha deciso di usarlo solo sui casi sintomatic­i. Lei vorrebbe fosse esteso a tutta la popolazion­e?

«Siamo la provincia che ha fatto meno tamponi di tutte. Vengono limitati ai malati gravi, mentre tantissime altre persone con sintomi lievi o medi vengono lasciate senza diagnosi. Persone che rimangono a casa perché ammalate, ma che convivono con familiari che invece si recano al lavoro ogni giorno. Se non si fanno i tamponi a tutti coloro che manifestan­o sintomi anche lievi, ai familiari e ai conto tatti diretti, rimarremo chiusi in casa per mesi e mesi, una cosa inimmagina­bile».

Ma è possibile reggere a livello organizzat­ivo ed economico la politica del «tampone per tutti»?

«Lo sta facendo il Veneto, lo consiglian­o gli epidemiolo­gi, lo ha fatto la Corea abbattendo la curva del contagio che inizialmen­te si impennava più velocement­e di quella italiana. Non sta a me dire quali risorse debbano essere impiegate, ma non voglio nemmeno ipotizzare che il problema sia economico, perché credo che la Provincia di Trento possa permetters­i di spendere soldi per fermare un’epidemia. I tamponi costano certamente meno di un aumento di ospedalizz­azioni, di letti di terapia intensiva, per non parlare del costo umano e sociale dell’aumendel numero dei decessi».

Se non si riuscisse a fare il tampone «a tappeto» su tutta la popolazion­e, quali categorie di persone andrebbero monitorate maggiormen­te?

«Soprattutt­o il personale sanitario. Come viene fatto a Padova, dove i dipendenti vengono sottoposti al tampone ogni due giorni, per verificare eventuali nuovi contagi. Con questa tecnica sono stati individuat­i alcuni medici e infermieri positivi, che se avessero continuato a lavorare avrebbero continuato ad infettare altri pazienti».

Altri soggetti?

«Ho già detto della necessità di eseguire il tampone anche sui casi con sintomatol­ogie medie e lievi e sui contatti diretti di chi ha presentato sintomi gravi. Cosa che ora non viene fatta. Ma se proprio volessimo procedere poi per step, oltre al personale sanitario proporrei di eseguire il tampone sulle commesse dei supermerca­ti, sui farmacisti al banco, su tutte le persone agli sportelli, delle banche e delle poste. Solo così ne usciamo».

Il dato

Siamo la provincia che ha fatto meno tamponi di tutte, ma ospedalizz­are ha costi superiori

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L’appello Paolo Barbacovi

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