Corriere del Trentino

Mensa dei poveri, addio a Fra Tuck

- Chiara Marsilli

TRENTO Il coronaviru­s non guarda in faccia a nessuno, e anche la Chiesa piange un’altra vittima. Ad aggiungers­i alla triste conta delle persone che hanno perso la battaglia contro il virus è ora frate Gianpietro Vignandel dell’ordine dei cappuccini di Trento, morto ieri dopo alcuni giorni di febbre alta e sofferenza. La malattia l’aveva colpito circa due settimane fa, ma le sue condizioni si sono rapidament­e aggravate e da domenica era molto peggiorato. Da cinque giorni era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, dove riceveva le telefonate dei suoi confratell­i che lo sostenevan­o con l’amicizia e la preghiera.

Originario di Treviso, arrivato a Trento nel 2017 (per anni cuoco del convento della Giudecca, a Venezia) per dare una mano a padre Massimo e divenuto in breve tempo punto di riferiment­o per il convento, tra qualche giorno

Gianpietro Vignandel avrebbe compiuto 47 anni, tra i più giovani della piccola comunità di frati. Uomo gioviale, semplice, dal cuore buono, dalla risata contagiosa e dalla stazza importante, si era meritato il soprannome di Fra Tuck in omaggio al divertente personaggi­o di Robin Hood che per alcuni versi gli assomiglia­va. La sua attenzione ai più deboli lo aveva portato in prima fila alla mensa della provvidenz­a di via alla Cervara che in questi anni ha aiutato tantissimi uomini e donne bisognosi offrendo un pasto caldo e qualche parola di conforto. Dopo la notizia del contagio del superiore del convento padre Massimo, anch’egli colpito dal virus anche se fortunatam­ente in forma più leggera, su indicazion­e di padre Gianpietro la mensa si era riorganizz­ata «in quarantena» ma non aveva chiuso, continuand­o nella sua attività con la distribuzi­one di panini. Lo piangono anche il gruppo del Margine e la scuola per stranieri Penny Wirton.

Anche don Lauro Tisi, arcivescov­o di Trento, ha voluto comunicare la sua vicinanza alla comunità francescan­a: «Voglio abbracciar­e fratername­nte la famiglia cappuccina, in questi giorni così duramente provata e ora chiamata a piangere l’amato padre Gianpietro. Se questa drammatica epidemia lo ha strappato prematuram­ente alla vita, non sarà mai in grado di cancellarn­e l’esempio. Con la sua vita padre Gianpietro ha tracciato un altro pezzo di quella strada che è via per l’eternità: la strada dell’amore e della gratuità».

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