SCUOLA La nuova frontiera degli insegnanti «Temevamo, ma la comunità c’è»
La riorganizzazione Lezioni online, s’intensifica il rapporto con gli alunni Bertoni: cerchiamo di colmare il vuoto della distanza Gli ostacoli più grandi si registrano alle elementari
re il tema dell’epidemia durante le lezioni: «Negli scorsi giorni stavo affrontando il mito della caverna di Platone, raccontando di questo uomo immerso nei pregiudizi, incapace di vedere la realtà così com’è. E la realtà che irrompe oggi è quella del coronavirus, carica anch’essa di pregiudizi: fino a qualche settimana fa si additavano i cinesi come fossero gli untori. Il mito della caverna ai giorni nostri — spiega il docente — con la stesso valore, quello che insegna che solo attraverso la conoscenza riusciamo a capire davvero la realtà».
Una realtà che si è imposta di punto in bianco, che ha obbligato tutti a modificare la propria quotidianità. Emanuele Pulvirenti insegna italiano al liceo Prati e loda la risposta «proattiva» dell’intera comunità scolastica: «La cosa che colpisce è la continuità di relazione tra studenti e docenti, a prescindere dall’aspetto meramente didattico. Le famiglie ci stanno dimostrando il loro apprezzamento, gli studenti sono coinvolti e noi facciamo quello che possiamo al meglio delle nostre capacità». Pulvirenti cerca di tranquillizzare chi fosse preoccupato di un rallentamento sulla tabella di marcia dettata dai programmi ministeriali: «Per chi dovrà affrontare l’esame di maturità, farà fede la valutazione del consiglio di classe e per le altre classi le scadenze non sono la priorità. L’importante è continuare a sentirsi parte di un gruppo che assieme affronta anche questa sfida».
Una sfida un po’ più complicata nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, quelle che un tempo si chiamavano elementari e medie. Paola Pasquali, dirigente scolastica Istituto comprensivo Trento 6, spiega che soprattutto con i bambini delle primarie non si fanno le lezioni frontali: «Stiamo sperimentando cose diverse, perché più di tutto i bambini hanno bisogno di relazione». Ma il contatto più importante è quello con le famiglie: «Abbiamo però casi di bambini con bisogni speciali, con contesti socio-ambientali disagiati. Stiamo dando supporto, ma rischiamo di perderli. Stiamo facendo il possibile, rimanendo anche intere ore al telefono con i genitori. Ma c’è chi al telefono non risponde, chi non legge le e-mail: per fortuna — sottolinea la dirigente — sono casi isolati».
Ma dell’Istituto comprensivo Trento 6 fanno parte anche i ragazzi e le ragazze della secondaria di primo grado, preadolescenti che si sentono già «grandi» per l’affetto dell’insegnante: «E invece questa situazione ha aumentato il lato umano. Non a caso — sottolinea Paola Pasquali — chiedo ai miei insegnanti di lavorare sulla relazione: anche quella domanda quotidiana, il “come stai?” detto singolarmente a ciascuno degli studenti nelle relazioni online è diventato più vero, più profondo. E se ne sono accorti, ne sono sicura».