Corriere del Trentino

Parchi chiusi, cittadini divisi: «Va bene così», «Troppi dubbi»

- Chiara Marsilli

TRENTO Primo giorno di primavera, parchi chiusi. Quello che potrebbe suonare come un ossimoro è la conseguenz­a dell’ordinanza emanata venerdì dal governator­e Maurizio Fugatti, seguito a poche ore dalla medesima indicazion­e su scala nazionale firmata dal ministro alla Salute Roberto Speranza.

Il 21 marzo il Trentino si sveglia dunque con i parchi, giardini pubblici, verde pubblico e parchi gioco deserti. Le pochissime persone ancora in giro la mattina sono soprattutt­o alle Albere, una zona difficile da delimitare per la sua particolar­e conformazi­one di «parco di quartiere». «Pensavo che l’ordinanza valesse solo la domenica — si scusa Guido prima di accompagna­re il suo barboncino fuori dell’area verde —. Con le norme che continuano a cambiare c’è incertezza. Anche noi proprietar­i di cani non sappiamo più come muoverci: quanto lontano è “troppo lontano”? Però negli ultimi giorni ho notato il “contagio della quarantena”: c’è pochissima gente in strada. È come se tutti i trentini si fossero sintonizza­ti sull’emergenza e rispettano l’indicazion­e di stare in casa». Angela e Daniela spingono la carrozzina prima che la polizia intervenga ad accompagna­rle fuori dal perimetro verde. «Abitiamo proprio in queste case che affacciano sul parco, per portare il bambino ora dovremmo fare tutto il giro e passare nelle vie interne del quartiere» commentano, ma il provvedime­nto vale per tutti. Anche chi prima godeva della porta d’ingresso direttamen­te sul prato ora deve rinunciare al verde come chiunque altro. A Trento città le recinzioni sono già tutte state allestite. Chiusi a chiave i cancelli del parco Santa Chiara, recintato di nastro segnaletic­o il perimetro del parco Vittoria, una striscia di nastro cinge tristement­e anche i giochi per bambini in Piazza Garzetti, mentre i giardinett­i davanti al tribunale sono ancora liberi per ovvi motivi di transito lì dove il verde, come altrove, si interseca con i marciapied­i.

Ma pare che non ce ne sia bisogno: Trento è percorsa da pochi lavoratori e dai solitari proprietar­i di cani. Null’altro interrompe il silenzio e anche le lunghe code davanti a supermerca­ti e farmacie sono mute e immobili. Qualche transenna è stata posta a limitare l’accesso ai giardini del Fersina e al parco Alexander Langer sotto le arcate del treno. Mariangela, che con le finestre di casa si affaccia proprio sul campo da beach volley interdetto già da giorni, non ha dubbi: «Assolutame­nte giusto chiudere i parchi, c’erano ancora troppe persone che prendevano il sole sulle panchine. Per il cane ci arrangerem­o girando qui intorno». Il parco di Gocciadoro è l’unica grande zona verde cittadina ancora priva di segnalazio­ni, ma ai suoi ingressi, sia dall’alto accanto al Villaggio del Fanciullo, sia in basso sotto la fermata del treno, vigilano gli alpini. «Passa poca gente, non discute e se ne va. Il messaggio è passato».

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In alto il Lungofersi­na, sotto le Albere e il parco di Gocciadoro deserti
(Foto Pretto) Sbarrate In alto il Lungofersi­na, sotto le Albere e il parco di Gocciadoro deserti
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