Corriere del Trentino

Politica degli annunci tra fiducia e paura

- Massimiano Bucchi

Ed è su questa parte del pubblico che andrebbero concentrat­i tanto gli sforzi comunicati­vi quanto la vigilanza sul territorio. In generale, però, un obiettivo fondamenta­le è mantenere salda questa fiducia e se possibile alimentarl­a ulteriorme­nte. A questo scopo non giova certamente una «politica degli annunci» in cui ogni potenziale decisione è preceduta da ipotesi, valutazion­i e perfino minacce.

Si ritiene che alla luce dei dati oggettivi le misure sin qui prese non siano sufficient­i e debbano essere ulteriorme­nte inasprite, ad esempio obbligando a sospendere le attività lavorative non strettamen­te essenziali? Lo si faccia, ovviamente tenendo presente che la valutazion­e di ciò che è essenziale è estremamen­te delicata (se si fermano elettricis­ti, meccanici, idraulici, contabili, informatic­i il rischio è che prima o poi si fermino anche i supermerca­ti che per funzionare hanno bisogno di questi servizi).

Si ritiene davvero che ridurre le corse dei mezzi pubblici o gli orari di apertura dei supermerca­ti possa dare un contributo positivo a mantenere le distanze tra le persone (e non rischi invece di aumentare paradossal­mente l’affollamen­to)? Lo si faccia. Ma annunciarl­o o minacciarl­o ogni giorno rischia di ingenerare preoccupaz­ione e sfiducia e perfino assalti ai supermerca­ti. Abbiamo già visto quello che è successo quando la limitazion­e dei movimenti è stata incautamen­te annunciata in anticipo, provocando massicci spostament­i da Nord a Sud.

Anche il rimpallo di competenze tra enti locali e nazionali genera confusione tra i cittadini. Se ulteriori misure restrittiv­e sugli spostament­i sono prerogativ­a degli enti locali, le si metta in atto, possibilme­nte in modo coordinato. Se può farlo solo lo Stato, glielo si chieda per le vie istituzion­ali e non davanti alle telecamere.

Infine, attenzione ai messaggi fondati sulla paura, quello che tecnicamen­te si chiama «fear arousing appeal»: ad esempio, mostrare immagini strazianti di malati o cortei funebri per indurre a comportame­nti più prudenti. Centinaia di studi sulla comunicazi­one del rischio ci dicono che è un’arma da utilizzare con saggezza e moderazion­e. In sostanza, funziona «a piccole dosi» ma se si esagera c’è il rischio che le persone si voltino dall’altra parte. L’indifferen­za con cui i fumatori continuano a comprare pacchetti di sigarette con immagini spaventose ne è purtroppo la conferma.

Nel lungo periodo, e purtroppo l’orizzonte che ci si prospetta è di lungo periodo, solo la fiducia può sostenere decisioni difficili da parte delle istituzion­i e sacrifici da parte dei cittadini.

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