Ex Artigianelli, permuta contestata danno da 4 milioni
Corte dei Conti, citata l’ex giunta Rossi. La Procura ritocca le cifre
TRENTO La Provincia ha perso un immobile di «sicuro pregio» per acquisire un ecomostro. Potrebbe essere sintetizzato in queste poche righe il pensiero del procuratore regionale della Corte dei Conti, Marcolvalerio Pozzato, che stigmatizza «l’improvvida e negligente gestione del patrimonio pubblico» da parte dell’ex giunta Rossi nell’«affare» siglato con i Pavoniani con il quale, nel 2014, è stata firmata la permuta tra il palazzo di piazza Fiera, situato al civico 4, e gli ex Artigianelli di Susà di Pergine (un gigantesco edificio di 20mila metri quadrati in stato di abbandono da anni). In fondo Piazza Dante avrebbe fatto un favore ai religiosi cedendo un immobile centralissimo a Trento in cambio di un gigantesco immobile fatiscente e da anni rifugio di disperati e vandali. La Procura della Corte dei Conti parla di «contributo a favore di un soggetto giuridicamente privato».
A distanza di tre mesi dalla firma dell’invito a dedurre a carico dell’ex giunta guidata da Ugo Rossi il procuratore contabile non cambia idea sulla permuta tra la Provincia e l’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento (Congregazione religiosa dei Figli di Maria Immacolata). La delibera numero 2360 fu firmata dal presidente Ugo Rossi, il vice Alessandro Olivi e dagli assessori Donata Borgonovo Re, Carlo Daldoss, Michele Dallapiccola, Sara Ferrari, Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini, il 22 dicembre 2014. Un’atto che era finito al centro di polemiche politiche (il consigliere provinciale di Agire, Claudio Cia e poi Filippo Degasperi dei Cinque Stelle avevano presentato alcune interrogazioni) e ora finirà sul tavolo dei giudici della Corte dei Conti. La Procura ha infatti firmato nei giorni scorsi l’atto di citazione a giudizio a carico dell’ex giunta, ma ha ricalcolato il danno erariale. In un primo momento si ipotizzava un dano di oltre 10 milioni di euro, ma adesso la Procura chiede 4 milioni e 260mila euro, ossia il valore dell’immobile di piazza Fiera. Inizialmente nel computo del presunto danno erano stati calcolati anche i costi del canone di affitto (5 milioni e 808mila euro) sostenuti da Piazza Dante per gli spazi all’interno del Palazzo Verdi di piazza Venezia dove sono stati trasferiti alcuni uffici custoditi nell’immobile acquisito dai Pavoniani. In realtà, però, come hanno spiegato le difese, la scelta di Palazzo Verdi aveva altre ragioni e rispondeva anche alla necessità di ospitare altri uffici provinciali, si parla di un migliaio di dipendenti che non potevano essere ospitati tutti nell’edificio di Piazza Fiera. Ma sulla bontà dell’operazione la Procura della Corte dei Conti continua a serbare fin troppi dubbi.
Non convince, ad avviso della Procura, la difesa dell’ex giunta che ha giustificato l’operzione con lo scopo pubblico. Per evitare il definitivo arresto dello sviluppo dell’eccellenza rappresentata dalla scuola di Arti Grafiche degli Artigianelli, secondo i legali, si sarebbero dovuti comunque cedere parte degli spazi di Piazza Fiera di proprietà della Provincia. Inoltre, sempre secondo la difesa, «l’eventuale depauperamento del patrimonio provinciale sarebbe comunque giustificato dal primario interesse pubblico dell’operazione». I valori dei due immobili, secondo le stime svolte dal Servizio Gestioni Patrimoniali della Provincia erano più o meno equivalenti. Anzi, il valore di mercato del complesso ex Artigianelli era di 5 milioni e 742mila euro, mentre quello dell’edificio di piazza Fiera era di 4 milioni 251mila euro. «Valori congrui», rivendicano ancora gli ex assessori e l’ex governatore. E c’è di più: il complesso ex Artigianelli rientra da anni nella progettualità e programmazione non solo della Provincia ma anche del Comune di Pergine che ipotizzava la realizzazione di un polo scolastico. Tesi che, però, non hanno convinto la Procura della Corte dei Conti. La permuta non aveva alcuna «correlazione con un’azione pubblica da svolgersi in tempi ragionevoli».