«Gli infermieri danno il massimo e continueremo a farlo ancora»
Pedrotti (Ordine) al fianco di Upipa: rientrare? Giusto se in sicurezza
Seppur filtrati da lenti protettive, i loro occhi sono l’unico contatto umano di cui dispongono i pazienti. Li guardano e affidano loro paure e messaggi. Per gli infermieri il carico professionale ed emotivo è pesante. «Ma abbiamo attivato un servizio di supporto psicologico» ricorda il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, Daniel Pedrotti che aggiunge: «Stiamo dando il massimo e continueremo a farlo perché questo è il nostro mandato». Ma l’abnegazione si accompagna con delle richieste ineludibili: sicurezza. «Per consentirci di continuare a prestare assistenza».
Presidente, nelle case di riposo oltre al contenimento dei contagi c’è un forte problema di organici: esistono professionisti che possono subentrare?
«La situazione è difficile e in particolare nelle case di riposo dove ci sono focolai attivi con molti ospiti contagiati e moti operatori in quarantena. Penso a Dro, Arco alla Fondazione Comunità, Ledro, Riva del Garda, Pergine Valsugana. Come infermieri stiamo dando il massimo e cerchiamo di collaborare con Upipa. Gli infermieri sono una risorsa preziosissima e una competenza difficile da reperire in questo momento, ma abbiamo suggerito delle strade».
Quali?
«In primo luogo si può chiedere collaborazione a chi è di recente andato in pensione, lo prevede il decreto che si attivino contratti fino a sei mesi. Ma è chiaro che i pensionati sono persone che vanno messe in totale sicurezza, quindi dotate di dispositivi di protezione individuale (Dpi) uniti a maggiori controlli: i tamponi vanno estesi al personale sanitario. Su questo tema l’Azienda sanitaria ci ha assicurato che entreremo a regime con mille test al giorno. Anche sui Dpi il direttore Paolo Bordon ci ha assicurato che stanno facendo il possibile e che arriveranno dei rifornimenti ingenti».
Quindi le singole strutture possono contattare il personale di recente andato in pensione. E sarà sufficiente?
«Oltre a questa prima strategia abbiamo suggerito degli avvisi per raccogliere candidature. Ed è stato fatto, quindi ne abbiamo dato diffusione attraverso i nostri canali. A ciò si aggiunge una terza strada: la settimana prossima, il 30 e 31 marzo, sono previste le discussioni di tesi del corso di laurea di Verona del polo sanitario. Come Ordine e insieme all’Azienda abbiamo chiesto all’ateneo di Verona la possibilità di anticipare in via straordinaria i diplomi, inizialmente previsti ad aprile. L’università, in spirito di piena collaborazione, ha accolto questa istanza e orientativamente saranno una quarantina i laureati. Questo sicuramente darà una iniezione agli organici. Ciò detto sono neolaureati ed è importante che siano a supporto del personale strutturato».
Si prevede anche il rientro dalla quarantene se il tampone è negativo. Siete d’accordo?
«Tutto il comparto della sanità sta dando il massimo e lasciatemi dire una cosa».
Prego.
«Gli infermieri sono messi a dura prova. Penso a chi è a contatto con positivi: oltre a fare prolungamenti di turni ci sono mamme che si sono staccate dalle famiglie. È una situazione di emergenza e fa parte del nostro lavoro, continueremo a farlo. Come Ordine abbiamo chiesto, unitamente ai dispositivi di protezione, di aumentare gli organici nei reparti Covid perché assistere i pazienti comporta procedure complesse. Ci sono infermieri che restano in stanza anche cinque ore di fila vestiti, con un forte peso psicologico perché i pazienti muoiono soli vedendo solo gli infermieri protetti dagli occhiali. Sono situazioni di forte impatto emotivo e, insieme all’Azienda, è stato attivato un servizio psicologico. In una tale situazione complessa la quarantena è dovuto ma a fronte di tamponi negativi, quando la sicurezza garantita, è giusto il rientro per rinforzare l’assistenza».
Carico inedito Siamo messi a dura prova, i malati muoiono soli vedendo solo gli infermieri