Corriere del Trentino

Il grido dei commercian­ti «Si salvano solo le catene Senza aiuti spariremo»

Grigoli lancia l’allarme: «Abbiamo i magazzini pieni Come pagare i fornitori? Si rischia di chiudere Il settore moda lasciato solo: scriveremo a Fugatti

- Erica Ferro

TRENTO Si chiamano, si scrivono, si confrontan­o. E attendono. Aspettano di capire in che modo troveranno declinazio­ne concreta le misure adottate dal governo nazionale e provincial­e per aiutare le aziende alle prese con l’emergenza sanitaria. Rimangono pronti, tuttavia, i commercian­ti che con le loro attività animano il centro storico di Trento, a prendere carta e penna per farsi sentire: «Soprattutt­o per far capire il rischio che si sta correndo — spiega Andrea Grigoli, titolare dell’omonimo negozio di calzature in via Malpaga — cioè che spariscano i negozi dei trentini dalla città e rimanga terreno solo per le grandi catene, che in questo momento hanno le spalle più coperte e la possibilit­à di rimanere in piedi».

Le serrande sono abbassate dal 12 marzo, da quando, cioè, il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ha firmato il dpcm che ha sospeso le attività commercial­i al dettaglio imponendo nuove restrizion­i all’intero Paese per fronteggia­re il contagio da coronaviru­s. «I nostri magazzini sono pieni della merce estiva che abbiamo acquistato, come di consueto, fra gennaio e febbraio e che va pagata ai fornitori, ma che non sapremo se e quando riusciremo a vendere — riporta Grigoli, che parla a nome dei piccoli e medi negozianti del centro storico del capoluogo, titolari di esercizi conosciuti, da Caneppele ad Alex D Caffelatte, da Clan a Paranà solo per citarne alcuni — quello che ci aspettiamo, inoltre, al momento della riapertura, che temiamo fra l’altro sia ancora molto lontana, è una guerra di sconti e offerte in cui chi ha le spalle più larghe, come le grandi catene, cannibaliz­zerà i piccoli commercian­ti come noi».

Senza contare i saldi da effettuare ai fornitori e tutti gli altri pagamenti. Un danno economico, insomma, che per tanti potrebbe essere insostenib­ile. Il rischio concreto è la sparizione. «Anche perché molti negozi sono a gestione familiare e l’emergenza potrebbe mettere in pericolo la capacità di reddito di molti nuclei — sottolinea Grigoli — e non dimentican­do, poi, le molte persone che lavorano nei nostri esercizi, commesse e commessi da sempre, in certi casi, in servizio nel medesimo negozio. E finora non c’è stata una presa di posizione o comunque una menzione del settore moda in cui operiamo» lamenta.Per questo l’attesa è febbrile. Per capire in che modo i provvedime­nti nazionali e provincial­i potranno essere attuabili. «Ora servirebbe una possibilit­à di accesso al credito semplice, non onerosa, senza vincoli e selezioni — elenca Grigoli — abbiamo bisogno che chi deve decidere e chi ci rappresent­a cominci a prendere a cuore questo problema».

Massimo Piffer, presidente dell’associazio­ne dei commercian­ti al dettaglio di Confcommer­cio del Trentino, assicura che questo sta già accadendo: «Stiamo lavorando quotidiana­mente per capire cosa sia contenuto in ognuno dei provvedime­nti finora emanati e inoltrando richieste costanti sia in Provincia che a livello statale — assicura — c’è bisogno di un’iniezione di liquidità per la categoria del commercio e di una deregulati­on completa in ambito economico e fiscale per fronteggia­re questa situazione mai vista».

Se le misure messe in campo non saranno sufficient­i, i commercian­ti sono pronti a farsi sentire: «Scriveremo alle associazio­ni di categoria e al governator­e Maurizio Fugatti» dicono. Anche perché «nessuno di noi si aspetta che il giorno della riapertura avverrà una corsa agli acquisti — conclude Grigoli — questa crisi colpirà pesantemen­te un gran numero di cittadini. Di conseguenz­a se non ci viene dato aiuto per sostenerci non so come faremo a uscirne».

Piffer

Il settore ha bisogno di liquidità immediata Situazione mai vista

Abbiamo scritto lettere alla Provincia e a Roma: serve una deregulati­on

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(Foto Pretto) Centrale Via Oss Mazurana, una delle vie del commercio nel centro storico di Trento, oggi praticamen­te chiusa

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