«Gli spazi dentro casa, strutturare una routine»
Ansia, rabbia, noia, stress. Sono questi i sentimenti che più di altri emergono in questi giorni di domiciliazione forzata, scanditi da nuove ordinanze restrittive e dal computo quotidiano dei contagi e dei decessi. Gianluigi Carta, psicoterapeuta, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi del Trentino, consiglia di «ristrutturare in positivo la percezione di quello che sta succedendo».
Un’operazione non facile.
«La preoccupazione è giusta, così come è normale che la risposta sia quella dell’ansia. Ma perché non prenda il sopravvento devono essere seguite alcune accortezze. È giusto informarsi, ma non farsi fagocitare dalle informazioni».
E come fare per «volgere in positivo» quanto sta avvenendo?
«Ci viene chiesto di fare uno sforzo enorme, di rinunciare alla quotidianità, al contatto con gli altri. È di fatto una limitazione, una cosa negativa. Ma c’è anche un lato positivo da far emergere, quello di sentirsi parte di una comunità che assieme cerca di superare un momento drammatico».
Certe persone potrebbero farsi prendere dal panico.
«Quando si sente che le emozioni prendono il sopravvento non si deve avere paura di chiedere aiuto. La paura spesso si sconfigge anche verbalizzandola, parlandone con chi ci è vicini. Ma è possibile anche rivolgersi allo psicologo o ad altri operatori del benessere».
Molte persone, da un giorno all’altro, si sono trovate a dover fare i conti con la convivenza forzata. Sentimenti di insofferenza possono crearsi anche all’interno del contesto familiare. Cosa fare per limitarli?
«Ogni famiglia ha elaborato nel tempo un proprio modo di abitare gli spazi, equilibri delicati, regole implicite che ora sono saltate di punto in bianco. Per recuperare un contesto funzionale e vivibile dobbiamo strutturare la nostra giornata, mantenere la regolarità nelle attività che si svolgono. E poi è necessario inserire all’interno della giornata momenti personali».
Come spiegare ai bambini la situazione?
«I bambini sono molto esposti alle sollecitazioni del mondo adulto, spesso senza nemmeno che gli adulti se ne accorgano. Non si devono liquidare le loro domande dicendo che va tutto bene e che non sta succedendo nulla, perché è proprio da una non risposta che possono nascere le fantasie paurose. Prima regola, i bambini non possono essere lasciati da soli davanti a un tg, è necessaria sempre la mediazione di un adulto».
Anche per gli adolescenti è dura rimanere in casa.
«Per gli adolescenti il gruppo dei pari definisce la loro identità. In questi giorni non possiamo chiedere ai ragazzi di rinunciare ai social perché sono il loro unico tramite con la realtà. Chiediamo però loro di sentirsi responsabili».
Ai bambini non bisogna negare il problema. Agli adolescenti dobbiamo concedere i social: il gruppo dei pari definisce la loro identità