Corriere del Trentino

Il Centro Trevi trasloca sui social la mostra su Fellini

Foto e documenti online

- Silvia M. C. Senette

Il decreto del governo con le misure di contenimen­to del coronaviru­s si è abbattuto sul Paese proprio mentre, a Bolzano, il Centro Trevi di via dei Cappuccini si preparava a inaugurare l’evento più atteso dell’anno: la mostra «Federico Fellini tra sogno e realtà». Ma la chiusura imposta non ha impedito alla «piazza della cultura» del capoluogo di rendere fruibile al suo pubblico la carrellata di materiali, approfondi­menti, documenti e opere dedicati al più grande Maestro del cinema contempora­neo italiano.

La mostra, che avrebbe dovuto essere inaugurata oggi, è già visitabile virtualmen­te tramite i canali social del Trevi: la pagina Facebook e il profilo Instagram ospitano ogni giorno aggiorname­nti che consentono di addentrars­i a poco a poco nel mondo onirico del celebre regista riminese di cui, quest’anno, ricorre il centenario della nascita.

Una mostra a tappe affidata agli strumenti online e capace di raggiunger­e un’utenza potenzialm­ente illimitata per valorizzar­e gli sforzi organizzat­ivi che hanno accompagna­to l’allestimen­to.

Per tutto aprile, il «mese social», gli account del Centro Trevi proporrann­o filoni tematici differenti per scoprire Fellini dalle più diverse angolazion­i, a partire dalla dimensione visionaria e simbolica che permeava ogni fotogramma delle pellicole che gli sono valse tra l’altro ben cinque Oscar.

«Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie - dichiarava il Maestro -. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno, affascinan­te finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato».

Già numerosi i contributi fruibili in rete: dalla videosched­a «Chi era Federico Fellini?», con l’omaggio che Nadia Alese ha realizzato per «Porta a Porta» e che lo celebra come «simbolo universale di stravaganz­a e ironia graffiante, ma anche di originalit­à, ambiguo erotismo, suggestion­i oniriche e ossessioni autobiogra­fiche», alla foto-ricordo del 1957 a memoria dell’amicizia profonda che legava Fellini a Pasolini, il quale si definì «un gattino peruviano accanto al gattone siamese». E ancora Fellini che si racconta a Enzo Biagi (e ammette: «Il primo film che ho visto è “Maciste all’Inferno”, tento sempre di rifare quello») e Fellini «cantore di matti e marginali», secondo Goffredo Fofi.

Ogni giorno, fino al 5 aprile, la redazione social del Centro Trevi presenterà inoltre una o più opere tematiche delle 34 realizzate dagli artisti del gruppo «Amici dell’Arte» che si sono lasciati ispirare dal grande regista di «La dolce vita» e «Amarcord».

Gli americani gli dedicarono addirittur­a un neologismo, coniando l’aggettivo «felliniano». «Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo - aveva ironizzato lo stesso maestro nell’intervista rilasciata a Claudio Castellacc­i e pubblicata sul Corriere della Sera poco prima di morire, nel 1993 -. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarl­o: opulento, stravagant­e, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnaccia­ro. Ecco, fregnaccia­ro è il termine giusto».

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Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini. Un legame profondo univa i due artisti
Amici Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini. Un legame profondo univa i due artisti

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